A proposito di cenere. Un gesto coraggioso e un ricordo di papa Benedetto XVI

La scelta di Carol

 

È andata in chiesa, ha ricevuto le ceneri e poi si è recata al lavoro così, con la sua bella croce fatta di cenere tracciata sulla fonte.

Parliamo di una signora scozzese, di Glasgow,  quarantacinque anni, cattolica, sposata, tre figli, laureata in fisica del laser. Il fatto è che la signora in questione, Carol Monaghan, non è una persona qualsiasi. È infatti una deputata dello Scottish National Party, portavoce del suo partito per il settore servizi pubblici e istruzione alla Camera dei Comuni.

E così la sua scelta non è passata certamente inosservata. Tanto più che Carol, con la sua croce in fronte, è apparsa anche in televisione, davanti alle telecamere della Bbc.

Le cose sono andate così. Nel Mercoledì delle ceneri Carol, come tanti altri fedeli, ha ricevuto la cenere sulla fronte, in segno di penitenza, ma il prete non si è limitato a mettere un pochino di cenere: ha tracciato infatti una bella croce, e la signora, finita la cerimonia, non l’ha strofinata via.

Ovviamente i colleghi le hanno chiesto spiegazioni e lei non ha avuto problemi a illustrarne il significato. Non solo: è stata anche intervistata dalla tv, dove ha spiegato la sua scelta e ha detto di non essersi sentita per nulla imbarazzata.

Racconta Carol: «Quando sono arrivata in commissione, uno dei membri mi ha chiesto che cosa avessi sulla fronte. Ho detto: è la croce che mi è stata tracciata nel Mercoledì delle ceneri. Hanno replicato: ma tu stai per andare in onda! Ho risposto: e allora? I colleghi forse temevano che io potessi sentirmi in imbarazzo, ma in realtà non ho mai avuto intenzione di strofinare via la cenere».

Carol ha osservato che molte religioni mostrano i propri segni distintivi, con l’uso di simboli o anche con l’abbigliamento. Dunque perché i cattolici dovrebbero sentirsi in imbarazzo per una croce sulla fronte?

Prima di diventare deputata dello Scottish National Party nel 2015,  Carol Monaghan è stata insegnante di fisica in una scuola statale. Proprio questa esperienza, sostiene, le ha fatto capire quanto sia importante che le persone spieghino bene il significato dei simboli religiosi. «Quando mi chiedono il perché della croce, sono felice di rispondere alle domande. Per me è un’opportunità educativa».

Ho letto da qualche parte che la croce sulla fronte anticamente era prerogativa delle donne, mentre agli uomini la cenere veniva posta solo sul capo. Non so se le cose andassero proprio così. Sta di fatto che ai nostri tempi, mentre ci preoccupiamo di conoscere e rispettare simboli e usanze delle altre fedi (cosa giustissima), sappiamo poco dei simboli e delle usanze cristiane. Così, anche una croce tracciata con la cenere sulla fronte può diventare motivo di riflessione, specie in un tempo «forte» come quello della quaresima, il periodo penitenziale in preparazione della Pasqua.

La fede vive anche di segni, di simboli. Che hanno, fra le altre, la funzione di annunciare un messaggio, un credo.

Quando Ratzinger si cosparse il capo di cenere

A proposito di ceneri, per un’associazione di idee mi è tornata alla mente la lettera che il papa Benedetto XVI sentì il bisogno di scrivere ai vescovi di tutto il mondo nella quaresima di otto anni fa, il 10 marzo 2009, in un momento sotto molti aspetti drammatico per la Chiesa cattolica.

In quel caso fu veramente come se papa Ratzinger si fosse cosparso il capo di cenere.

Non so se vi ricordate, ma la sua decisione di rimettere la scomunica ai quattro vescovi consacrati nel 1988 dall’arcivescovo Marcel Lefebvre, un gesto che voleva essere una mano tesa e un segno di riconciliazione, scatenò un putiferio, con polemiche aspre e sotto molti aspetti inedite. Molti  misero in discussione l’opportunità del provvedimento papale, altri parlarono di ingiustificabile passo indietro rispetto al Vaticano II.

Oltretutto uno dei quattro vescovi tradizionalisti, monsignor Williamson, proprio in quel periodo, in un’intervista, fece dichiarazioni negazioniste, ovviamente prese molto male dagli ebrei. Il papa si vide quindi costretto a scrivere una lettera ai pastori per chiarire il significato della sua decisione e, ammettendo gli errori suoi e della curia (non essersi accorti delle dichiarazioni di Williamson, disponibili attraverso una semplice ricerca in internet), parlò di «disavventura» e disse che un altro sbaglio, fonte di profondo rammarico, fu di non aver spiegato a sufficienza portata e limiti della remissione della scomunica.

Il papa teologo, da molti dipinto come duro e intransigente, in quei frangenti apparve in tutta la sua umiltà e, direi, nella sua fragilità, e davvero quella lettera ai vescovi ebbe l’aspetto e il tono di una sorta di atto penitenziale, come il proverbiale cospargersi il capo di cenere.

Tuttavia Benedetto non rinunciò a ribadire con chiarezza cristallina gli obiettivi della sua missione e scrisse: «Condurre gli uomini verso Dio, verso il Dio che parla nella Bibbia: questa è la priorità suprema e fondamentale della Chiesa e del Successore di Pietro in questo tempo. Da qui deriva come logica conseguenza che dobbiamo avere a cuore l’unità dei credenti. La loro discordia, infatti, la loro contrapposizione interna mette in dubbio la credibilità del loro parlare di Dio».

Poi citò Paolo (Gal 5, 13 – 15): «Che la libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso. Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!». Parole di grande attualità.

Che la cenere ci sia stata messa sul capo o sulla fronte, in questa quaresima 2017 cerchiamo di non strofinarla via subito!

Aldo Maria Valli

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