Viva il cane! Sì, però…

Dunque domani, 26 agosto, sarà la Giornata internazionale del cane (da non confondere con la Giornata internazionale del cane in ufficio, che si tiene, se non sbaglio, a giugno).

Confesso che non ero a conoscenza della Giornata di domani, ma d’altra parte è difficile stare dietro alle Giornate mondiali e internazionali. L’Onu, l’Unesco, l’Unione europea e via dicendo sono piene di persone fantasiose che inventano Giornate a raffica e ormai ce n’è una ogni giorno. In un mondo secolarizzato, dimentichiamo i santi ma abbiamo le laicissime Giornate, che onoriamo con un’attenzione e uno scrupolo senza pari.

Dirò subito che i cani mi piacciono e ne vorrei uno. Se non ce l’ho (e mi devo accontentare di due gatti) è perché Santa Subito dice che io parlo parlo ma lei sa come va a finire e poi toccherebbe a lei, poveretta, occuparsene e non ne ha nessunissima intenzione. Non sto a fare polemiche.

Non potendo avere un cane adesso, mi accontento dei ricordi. Quando ero piccolo i miei nonni avevano una barboncina nera che si chiamava Titti e quando c’era il temporale si nascondeva, chissà perché, sotto il tavolino del televisore. Il nonno Giovanni la portava fuori due volte al giorno e anche se sono passati quasi sessant’anni me la rivedo mentre trotterella accanto al suo padrone, vestito di tutto punto, con cappello, giacca, cravatta e scarpe lucidissime. Perché una volta i nonni erano così.

Poi da ragazzo ho avuto come grandi amici due pastori tedeschi, che sono la mia passione. Uno si chiamava Tom, amava giocare con la palla, era bellissimo, sapeva sorridere e purtroppo morì troppo giovane. L’altro si chiamava Fromm, non era bellissimo, aveva sempre l’aria da cane bastonato (forse perché in una precedente vita, purtroppo, lo fu)  e faceva la guardia nella ditta in cui lavorava mio padre. Quando la ditta chiuse, Fromm (notare il nome da filosofo pensoso) mise su uno sguardo languido, da cane non solo mezzo bastonato ma anche mezzo abbandonato, e  mio padre, che ama i cani come e forse più di me, se lo portò a casa. E Santa Subito se lo ricorda bene perché quando eravamo fidanzati la costringevo a viaggiare sulla mia minuscola utilitaria con l’enorme Fromm che le alitava alle spalle, seduto sul sedile posteriore, un’esperienza che lei avrebbe volentieri evitato ma alla quale si sottopose, sostiene, per insensato amore.

Insomma, tutto questo preambolo per dire che non ho nulla contro i cani, anzi. Quando però ho saputo della Giornata internazionale non ho potuto evitare un moto di sconcerto. Specie dopo aver letto un testo, che mi è arrivato da un editore che pubblica libri sui cani.

In questo testo trovo scritto: «Il 26 agosto è la giornata internazionale del cane. I nostri migliori amici, i nostri confidenti, i nostri compagni di vita… e l’elenco potrebbe continuare all’infinito. Loro ci confortano quando siamo giù di morale, ci stanno accanto nei momenti difficili, gioiscono con noi quando siamo felici, portano il buon umore nelle nostre vite, ci aiutano con le faccende domestiche, fanno da baby sitter ai nostri figli e salvano vite. Non sono motivi sufficienti per festeggiarli? I cani sono i nostri migliori amici e la loro compagnia cambia il nostro umore. Noi tutti dobbiamo loro tanto. Loro, i cani, fedeli compagni di avventure, non ci tradiscono mai. E il modo migliore per far vedere il nostro affetto nei loro confronti è rispettarli e dar loro il nostro amore incondizionato. Quando rientrate a casa dopo una giornata di lavoro non vi dimenticate di fare una carezza al vostro cane e di giocare un po’ con lui. Uscite spesso con lui a passeggiare perché lo farete felice. Non comprategli giocattoli costosi, hanno più bisogno della vostra presenza. Assicuratevi sempre che abbiano una ciotola piena d’acqua fresca e un’altra con del buon cibo. Loro non possono chiedervelo, non sanno parlare e dovete essere voi a preoccuparvi. Li festeggiamo per la loro lealtà, per il loro coraggio, per la loro determinazione nel rimanerci accanto nei momenti belli e in quelli brutti. Li festeggiamo perché sono speciali, perché sono unici e perché sanno amarci come nessun altro. Li festeggiamo perché senza di loro il mondo non sarebbe più lo stesso. La Giornata internazionale del cane esiste per ricordarci che dobbiamo loro del rispetto e che dobbiamo sempre aiutarli quando sono in difficoltà. Allora facciamo i nostri auguri a questi angeli a quattro zampe e abbracciamoli!».

Ora io capisco l’affetto per i cani, e capisco anche che chi pubblica libri sui cani abbia bisogno, per dire così, di alimentare un po’ il business. Però non vi sembra che sia tutto un po’ esagerato? Angeli a quattro zampe? Confidenti? Mah…

Proviamo a fare un gioco. Sostituiamo la parola «cane» con la parola «bambino», o anche con le parole «marito» o «moglie». Direi che, a parte la faccenda della ciotola piena d’acqua, il discorso più o meno filerebbe. Solo che non lo fa più nessuno.

Ripeto: ho grandissima simpatia per i cani e specialmente per i pastori tedeschi, ma credo che ognuno debba restare al suo posto. I cani facciano i cani e gli umani facciano gli umani. Altrimenti qualcosa non torna. Queste sperticate dichiarazioni d’amore per i cani mi inquietano: sembrano dettate da umani senza speranza. Siccome non credono più nell’uomo, riversano tutta l’attenzione e l’amore verso il cane.

Le frasi celebri sui cani (o meglio, sul rapporto uomo-cane) sono tantissime e quasi tutte condivisibili. Si va da Daniel Pennac («Uno crede di portare fuori il cane a fare pipì mezzogiorno e sera. Grave errore: sono i cani che ci invitano due volte al giorno alla meditazione») a Mark Twain («In Paradiso si entra per favoritismo. Se si entrasse per merito, tu resteresti fuori ed il tuo cane entrerebbe al posto tuo»); da Antoine Bernheim («La riconoscenza è una malattia del cane non trasmissibile all’uomo») a Dave Barry («Puoi dire qualsiasi stupidaggine a un cane, e lui ti restituirà uno sguardo che dice: “Mio Dio, hai ragione! Io non ci sarei mai arrivato”»), fino ad  Arthur Schopenhauer: «Chi non ha avuto un cane non sa cosa significhi essere amato». Tutto bello, tutto giusto, ma quando c’è un processo di sostituzione bisogna preoccuparsi. E oggigiorno vedo troppi cani considerati come umani da umani che hanno perso la bussola.

Scrivere un libro sul cane? Qualcuno me l’ha chiesto. Purtroppo temo di averne già scritti alcuni… da cane.

Aldo Maria Valli
 

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