Su don Minutella e il seme da salvare

Cari amici di Duc in altum, il fatto che io abbia dato notizia, nel blog, della preghiera di riparazione promossa da don Minutella a Roma ha provocato  moltissimi commenti. Al netto di certe intemperanze, che lasciano il tempo che trovano, devo rilevare, rispetto a qualche tempo fa, una crescente adesione alle posizioni di don Minutella.

Quanto a me (scusate se ne accenno, ma qui è inevitabile), non sono diventato minutelliano (anche perché non so che cosa significhi esserlo), tuttavia ribadisco che l’idea della preghiera di riparazione (lanciata anche dal sottoscritto all’indomani della sacrilega cerimonia nei giardini vaticani) l’ho trovata molto opportuna e riconosco a don Minutella di essersi mosso con prontezza ed efficacia, mentre da tante altre parti è arrivato solo silenzio.

“Ma don Minutella – dicono molti –  è un settario e la Messa da lui celebrata è invalida perché non riconosce Francesco”.

Può essere. Ma il punto, per me, non è questo. Io osservo soltanto che don Minutella è stato prontissimo a proporre la cosa più cattolica da fare in questi casi: pregare per riparare.

Tra le moltissime critiche che ho ricevuto, ce n’è una che voglio proporvi. Arriva da un religioso che purtroppo preferisce non firmarsi (lo chiamerò padre X) ma che, ve l’assicuro, esiste. Troverete anche le mie brevi risposte.

Padre X – Caro signor Valli, ho appena letto il suo odierno post a sostegno della preghiera di riparazione promossa da don Minutella. Che lei sia cattolico e lo voglia rimanere non ne dubito. Ma se lei va alla Messa celebrata da don Minutella (o invita a farlo) mi sembra che lei faccia un passo in più del necessario. Un passo che a mio modesto giudizio non “unisce le forze contro il nemico comune”. Nelle varie tipologie di reazione verso “il problema Francesco”, don Minutella non rappresenta quella più produttiva, sempre dal mio punto di vista. Infatti molti sono quelli che fanno sentire la loro voce con chiarezza, ma senza negare che il vescovo di Roma è quello regnante, al contrario di quanto fa don Minutella. Neppure la Fraternità San Pio X su questo punto pensa come don Minutella. C’è dunque da riflettere. Perdoni se mi sono permesso, lo prenda come un gesto di premura amichevole, come effettivamente è!

AMV – Grazie caro padre X. Immaginavo che questa fosse la sua posizione. Io comunque mi pongo su un altro piano. Don Minutella, promuovendo una preghiera di riparazione, si è comportato da autentico pastore cattolico. Parlo da ignorante quale sono, ma mi chiedo: noi poveri fedeli di chi ci dobbiamo fidare? Di chi sta in silenzio o sussurra qualcosa a mezza bocca o di chi si fa avanti a viso aperto, da autentico testimone cattolico? Mi metto nei panni di tanta gente semplice e chiedo una risposta. Non le sembra che a forza di sottilizzare si vada incontro al disastro?

Padre X – Nel caso specifico di don Minutella la questione, se sono bene informato, è riconducibile al suo rifiuto di professare obbedienza al papa, a questo papa, mentre io penso che non ci dovrebbero essere difficoltà a professare obbedienza anche a questo romano pontefice. Personalmente, non ho mai detto di non voler obbedire a questo papa, semplicemente perché questo papa a me o ad altri non ha chiesto formalmente nulla, in base alla sua autorità apostolica. La sua metodica, per quanto ho capito, è piuttosto quella della deregulation, ovvero del “fate voi”, e si muove nel campo pastorale, il più opinabile. Bergoglio non ha comandato di dare la comunione agli adulteri, ha dato il permesso; non ha detto che l’omosessualità è lecita, ma ha creato i presupposti perché essa lo sia; probabilmente non dirà che bisogna ordinare i viri probati, ma creerà le condizioni perché chi lo vuole lo faccia, e via dicendo. Lui apre porte e chi vuole può varcarle, ma chi non vuole non le varca e non è tenuto a farlo. Questo crea una tremenda confusione e fa enormi danni. Tuttavia io posso restare al mio posto e, senza disobbedire (visto che non c’è un insegnamento “da tenere”) seguo la mia coscienza di cattolico e l’insegnamento tradizionale. Senza tralasciare di mettere in evidenza all’occorrenza le contraddizioni che questa “prassi” mostra rispetto alla dottrina fino ad ora mai smentita formalmente. Bergoglio si basa sull’ambiguità, non su affermazioni chiare. Se da un lato questo fa dei danni incredibili, dall’altra non obbliga nessuno in coscienza. Lui permette riti pagani in vaticano? E noi diciamo che il sincretismo è illecito, senza essere reprensibili. Lui afferma che le diverse religioni sono volute da Dio? E noi (come monsignor Schneider) facciamo notare che questo è in contraddizione col primo comandamento e così via. Per questo penso che non sia “necessario” solidarizzare con don Minutella, la cui scelta può essere stata forse inevitabile per lui (ne dubito), ma sicuramente non lo è per me né per altri. La situazione potrà farsi più difficile, anche a breve, non sappiamo. Cammin facendo cercheremo di capire. Ma dovranno essere “loro” a prendersi la responsabilità di portare agli estremi la tensione attraverso le vie traverse della prassi sganciata dalla teologia, non noi! Aggiungo che non dipende da noi porre rimedio al “disastro”, come lei lo chiama, o fermarlo, data l’entità delle questioni in gioco e l’anomalia con cui si configura (il garante che non garantisce). Possiamo e dobbiamo fare la nostra parte, additando, mostrando, argomentando, denunciando anche, ma la vittoria o la soluzione non verrà da tutto questo. Tutto questo è “necessario”, ma non sufficiente. In questo bailamme il Cristo Crocifisso da qualche parte ha qualche suo santo associato alla sua Passione per tutto ciò. È attraverso queste persone che la Grazia continuerà ad affluire al Corpo ecclesiale e gli permetterà di non perire, nonostante le apparenze contrarie. Tutte le nostre proteste sono periferiche rispetto a questo mistero. Gesù si fa strada così, sempre. Questo dobbiamo ricordarcelo a vicenda per non fare mosse disperate o avventate, e mantenere quella calma che è tipica di chi crede incrollabilmente. Siamo tutti in una situazione di tentazione e di prova. Ed è facile e comprensibile “reagire” in modo impulsivo. Forse don Minutella ha agito in modo impulsivo (è un siciliano, non dimentichiamolo). Dobbiamo, penso, cercare di essere attenti ai trabocchetti che si aprono anche nel voler fare il bene e nel difendere la verità. Scismatici ed eretici avevano spesso molte ragioni da accampare. Non dico con questo che tutto sia risolto. Si sente che lo spazio per mantenersi fedeli si sta facendo più stretto… ma c’è ancora. E chi, nei paesi comunisti, veniva tradito dai propri superiori religiosi ed ecclesiastici non si trovava in situazioni migliori. Mi suso per la lunghezza.

AMV – La sua argomentazione offre molti spunti di riflessione. Mi limito ad alcuni. Tornando al motivo per cui ho dato la notizia della preghiera di riparazione promossa don Minutella, preciso che io non ho “solidarizzato” con lui, anche perché nessuno mi ha chiesto di farlo. Ho semplicemente rilevato che, nella tradizione cattolica, di fronte a un sacrilegio, a una bestemmia, a un culto aberrante, si ricorre automaticamente alla preghiera di riparazione. Si ripara, si aggiusta, si ricuce l’alleanza infranta. Non farlo significa che ci va bene così. E don Minutella è stato l’unico che ha sentito il bisogno di riparare pubblicamente con le armi di sempre: Rosario e eucaristia. Gli va riconosciuto. O no? Oppure, siccome è don Minutella e non un don Chichì à la page (don Chichì, lo ricordo, è il giovane prete politicamente corretto e socialmente impegnato mandato dal vescovo a “rieducare” don Camillo in un racconto di Guareschi) dobbiamo dargli sempre e comunque l’ostracismo?

Aggiungo un pensiero. Lei dice, caro padre X, che il papa non ci sta ordinando nulla. Vero, ma solo in parte. Intanto è il papa e quindi ogni sua formulazione, anche se non è sotto forma di ordine, ha una grande influenza. E poi con questa sua deregulation sta impoverendo, sminuendo, immiserendo (non riesco a trovare il verbo giusto) la figura papale, la sua potestas, lasciando i fedeli privi di quella forma di carità, la più importante, che consiste nell’insegnare la verità. Hai voglia di parlare di misericordia, ma se non mostri chiaramente la via della verità non sei misericordioso, sei dannoso. Il “sì, ma anche no” tipico del gesuitismo più deteriore porta le anime nelle braccia del Nemico. L’ambiguità eretta a sistema, e ammantata di amicizia per il mondo, è forse ancora più insidiosa della menzogna manifesta. È il contrario del “sì sì, no no” evangelico. L’esatto contrario di ciò che dovrebbe fare il supremo pastore chiamato a confermare i fratelli nella fede. Il buon pastore va a cercare la pecorella smarrita, ma le altre non le lascia allo sbando.  E comunque qui mi sembra che non ci sia neanche la ricerca della pecorella smarrita, perché c’è solo un progressivo cedimento al mondo. E non è questo un attacco decisivo alla Chiesa e alla fede? E, se lo è, come si fa a mantenere la calma e restare imperturbabili, mentre il pastore, dimentico dei suoi doveri, distrugge e piccona tutto, a partire dalla stessa figura di Pietro?

Padre X – Lei ha ragione, caro Valli. Ha ragione quando dice che a don Minutella va riconosciuto di aver promosso ciò che ogni cattolico dovrebbe fare dinnanzi al sacrilegio, ovvero la preghiera di riparazione, e ha ragione quando denuncia l’ambiguità dell’attuale papa. Infatti non nego i danni alla Chiesa cattolica e la confusione e la deformazione dell’esercizio concreto del ministero petrino. Ma per “calma” intendo soprattutto la lucidità e i nervi saldi. Questo non significa non combattere. Ed è comprensibile che talvolta i toni si accendano o che ci si scaldi. Tuttavia: “Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell’abbandono confidente sta la vostra forza” (Is 30,15). Inoltre risuona frequente nella Bibbia l’invito a “Non temere”. Anche in situazioni insostenibili. Fa parte della fede credere che Gesù Cristo ha già vinto. Il quando e il come non lo sappiamo.

AMV – Caro padre X, non mi ha convinto, ma grazie per questa chiacchierata. E visto che prima ho citato Guareschi, mi lasci concludere con una pagina del creatore di Peppone e don Camillo. La ricordo sempre quando gli amici mi chiedono: di fronte alla presente situazione, che cosa dobbiamo fare?

Dice il Crocifisso rivolto a don Camillo, spaventato dal “vento di pazzia” che sembra travolgere il mondo e la Chiesa stessa: dobbiamo fare “ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, la terra riemergerà e il sole l’asciugherà. […] Bisogna salvare il seme: la fede. Don Camillo, bisogna aiutare chi possiede ancora la fede a mantenerla intatta. Il deserto spirituale si estende ogni giorno di più; ogni giorno nuove anime inaridiscono perché abbandonate dalla fede. Ogni giorno di più uomini di molte parole e di nessuna fede distruggono il patrimonio spirituale e la fede degli altri”. Restiamo uniti nella preghiera.

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