La suora respinta e la laicità alla francese

In Francia un’anziana suora, che aveva fatto domanda per essere ospitata in una casa di riposo, si è vista respinta dai dirigenti dell’istituto a causa del suo abito religioso e dell’”ostentazione” di segni religiosi.

La vicenda è avvenuta a Vesoul, nel dipartimento dell’Alta Saona, e ha spinto il sindaco della cittadina a scusarsi pubblicamente con la suora e a offrirle aiuto per trovare un alloggio popolare.

Secondo i responsabili della casa di riposo le leggi vietano agli ospiti di indossare abiti religiosi in una struttura finanziata da fondi pubblici. Di qui le scuse del sindaco, Alain Chrétien, secondo il quale si è trattato di un “deplorevole errore di valutazione”, un “grosso errore” commesso dai responsabili della casa di riposo, condizionati, come spesso succede nel caso di impiegati statali, da una interpretazione in senso restrittivo della legge sulla laicità.

La suora, della quale non è stato reso noto il nome, ha più di settant’anni e tempo fa decise, proprio perché anziana e bisognosa di assistenza, di lasciare il suo convento nel sud-ovest della Francia e di chiedere di essere accolta nella casa di riposo statale di Vesoul, a nord-est di Digione. Fece domanda per un appartamento indipendente, con zona pranzo in comune con altri ospiti, e l’istituto accettò, a patto però, precisarono i responsabili, che la religiosa, in base alla legge del 1905 sulla laicità, non indossasse il suo abito e il velo.

La suora, che ha rifiutato di risiedere nella casa a quelle condizioni, è stata poi aiutata dalla parrocchia locale a trovare un appartamento in affitto.

In una lettera alla religiosa la casa di riposo ha dichiarato: “All’interno delle nostre case, i residenti possono avere preferenze e credenze, e queste sono rispettate, ma, al fine di garantire la tranquillità di tutti, nessun segno di appartenenza a una comunità religiosa può essere accettato. La religione è una questione privata e deve rimanere tale”. Unica concessione: indossare una croce, purché in modo “discreto”.

Il parroco locale, Florent Belin, ha parlato di un atteggiamento “anticristiano” e di “paure gestite male” che determinano situazioni inaccettabili.

In Francia la legge di separazione tra Stato e Chiese, considerata uno dei pilastri della République, è da tempo al centro di dibattito e ipotesi di riforma, specie per quanto riguarda il modo di affrontare il fenomeno dell’Islam radicale. Le polemiche sono frequenti e riguardano spesso l’uso del velo da parte delle donne musulmane.

Lo stesso Osservatoire de laïcité, organo voluto da Jacques Chirac e istituito nel 2013 da François Hollande allo scopo di aiutare il governo ad applicare la legge, si trova coinvolto di frequente in infuoicate discussioni.

Secondo il responsabile dell’osservatorio, Nicolas Cadène, le regole sull’abbigliamento religioso dovrebbero essere applicate solo agli impiegati statali e ai dipendenti pubblici durante l’orario di lavoro e il trattamento riservato alla suora è stato un esempio di “interpretazione errata della laicità”. Sempre secondo Cadène, i dibattiti sulla presenza musulmana nella vita francese hanno creato confusione e portato a una forma eccessivamente rigida di secolarismo, che prende di mira tutte le religioni in modo indiscriminato.

A.M.V.

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