Cinque scenari per “Querida Amazonia”

L’esortazione post-sinodale Querida Amazonia di papa Francesco sarà presentata mercoledì prossimo, 12 febbraio, alle ore 13 nell’aula Giovanni Paolo II della sala stampa della Santa Sede. Frutto dell’assemblea speciale del sinodo dei vescovi per la regione panamazzonica (Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale) verrà illustrata alla stampa dal cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del sinodo dei vescovi; dal cardinale Michael Czerny, sotto-segretario della sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale; da padre Adelson Araújo dos Santos, teologo e docente di Spiritualità alla Pontificia Università Gregoriana; da suor Augusta de Oliveira, vicaria generale delle Serve di Maria Riparatrici, e dal professor Carlos Nobre, Premio Nobel 2007. Con un contributo video interverrà anche monsignor David Martínez de Aguirre Guinea, vescovo del Vicariato di Puerto Maldonado e segretario speciale del sinodo.

Ma la domanda è: che cosa dirà il documento del papa a proposito del celibato sacerdotale? Davvero attraverso Querida Amazonia (Amata Amazzonia) Francesco apporterà una modifica storica alla regola obbligatoria del celibato per i sacerdoti cattolici di rito latino?

Come ricorda Edward Pentin sul National Catholic Register, la maggior parte dei padri sinodali ha votato a favore di un’eccezione per consentire l’ordinazione di diaconi permanenti sposati, così da far fronte alla carenza di accesso ai sacramenti nelle remote regioni amazzoniche. Ma i critici avvertono che un tale provvedimento, se portato avanti, equivarrebbe all’abolizione, o per lo meno all’indebolimento, della disciplina del celibato sacerdotale, perché la Chiesa nei paesi alle prese  con la crisi vocazionale (come la Germania, i cui vescovi stanno sostenendo tale cambiamento) potrebbe invocare lo stesso principio.

Nelle ultime settimane sono circolate voci con diverse ipotesi sul contenuto dell’esortazione. Quel che si sa è che il documento è stato consegnato al papa il 27 dicembre e da allora non ha subito alcun cambiamento nei contenuti a parte gli adattamenti resi necessari dalle traduzioni nelle diverse lingue. Il testo definitivo è stato completato il 2 febbraio.

A questo punto, secondo Pentin, sono cinque gli scenari possibili.

Il primo potrebbe essere che l’esortazione apostolica post-sinodale in realtà non contiene alcun riferimento ai viri probati, e quindi il documento non presenta alcun pericolo per la regola sul celibato. Anche l’intervento del papa emerito Benedetto XVI a difesa del celibato, nel libro scritto con il cardinale Sarah, potrebbe consigliare questa linea. Alcuni però dicono: perché aprire un vaso di Pandora mettendo in discussione il celibato e poi lasciare tutto com’è? Sembra poco plausibile.

Il secondo scenario è che il documento riafferma la disciplina della Chiesa consentendo però un’eccezione per l’Amazzonia. In tal caso i difensori del celibato avrebbero buon gioco a dimostrare che se l’eccezione viene consentita una volta, nulla vieta di consentirla altre volte. Esistono numerosi esempi postconciliari di eccezioni diventate la regola, come l’uso del volgare, la Comunione sulla mano, l’ampio uso di ministri straordinari. Per tali critici, l’eccezione sarebbe quindi equivalente a una subdola abolizione della regola.

Un terzo scenario è che il documento non contiene riferimenti ai viri probati e la regola del celibato sembra essere conservata. Ma in realtà, piuttosto che essere accantonata, la questione verrebbe trasferita alla nuova costituzione per la curia romana e alle conferenze episcopali. Ciò sarebbe possibile dato il progetto di cambiamento della costituzione rivelato l’anno scorso, che ha conferito maggiore autorità alle conferenze episcopali, in linea con i piani di papa Francesco delineati nella sua prima esortazione apostolica Evangelii gaudium. Quindi, piuttosto che decidere autonomamente sulla questione, Francesco delegherebbe la responsabilità ai vescovi, i quali potrebbero decidere in base alle situazioni locali.

Una possibile ragione a favore di questo terzo scenario, dice Pentin, potrebbe essere data dal fatto che il cambiamento della regola del celibato sacerdotale costituirebbe un onere costoso per le finanze diocesane, a causa dell’assistenza materiale aggiuntiva che le diocesi dovrebbero provvedere alle famiglie dei sacerdoti, e così Francesco potrebbe passare la responsabilità di decidere ai vescovi, in base allo stato di salute delle casse diocesane.

Un quarto scenario è che il papa afferma che l’esortazione deve essere letta alla luce del documento finale, consentendogli di non fare alcun riferimento alla questione dei viri probati e quindi di evitare l’accusa che egli stesso abbia causato l’abolizione del celibato. Il cambiamento, tuttavia, verrebbe comunque attuato, basandosi sulla costituzione apostolica di papa Francesco Episcopalis Communio, secondo la quale il documento finale, se è espressamente approvato dal romano pontefice, partecipa al magistero ordinario del successore di Pietro. Potremmo avere dunque una situazione analoga a quella di Amoris laetitia, dove una nota a piè di pagina permette ad alcuni divorziati cattolici risposati di ricevere la Santa Comunione sebbene il testo principale possa essere letto anche in modo diverso.

Una quinta possibilità è che non si faccia riferimento ai viri probati e che tutto sia rinviato a una modifica alla regola sul celibato sacerdotale. La questione sarebbe dunque affrontata in una commissione di studio o magari nel prossimo sinodo dei vescovi, che probabilmente sarà sulla sinodalità. Quel sinodo potrebbe benissimo creare un nuovo quadro istituzionale e canonico, prefigurando un “sinodo permanente” analogo a una rivoluzione permanente. Ciò potrebbe andare in due possibili direzioni: o come esperimento sinodale a livello locale, simile all’attuale percorso sinodale in Germania, oppure, proprio come “sinodo permanente”, potrebbe essere istituito a livello universale, diventando una sorta di “parlamento sinodale” in cui i vescovi sarebbero in grado di garantire sempre più eccezioni.

Staremo a vedere.

A.M.V.

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