Le stazioni della Via Crucis sulle pareti delle nostre case

Cari amici di Duc in altum, vi propongo qui il mio intervento per la rubrica La trave e la pagliuzza in Radio Roma Libera.

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Credo si possa dire che tra le poche conseguenze buone innescate dalla pandemia c’è la riscoperta della preghiera da parte di tante persone che ne erano un po’ lontane o che pregavano in modo saltuario.

I messaggi che ricevo dai lettori del blog Duc in altum dicono che in molti casi la clausura forzata ha portato con sé una maggiore disponibilità nei confronti dell’ascolto della Parola e del dialogo con Dio. Una lettrice, in particolare, mi ha scritto: “Io prima di questa situazione ero una tipica cattolica della domenica e non pregavo molto. Ora però seguo tutti i giorni via streaming la Messa celebrata dal mio parroco. Mi sono procurata un Messale e così posso tornare sulle pagine dell’Antico e del Nuovo testamento, per rifletterci sopra. Ho scoperto anche la bellezza dei salmi, che prima recitavo in modo distratto”.

Anche i dati di ascolto relativi alle Messe e alle altre celebrazioni religiose trasmesse dalle televisioni dicono che si può forse parlare di una riscoperta della preghiera. Meno pressate dagli impegni, molte persone si rendono più disponibili e scoprono che volgere lo sguardo verso il Cielo, in un rapporto diretto con il Padre, è ancora possibile ed è qualcosa che regala una serenità ben più profonda di quella promessa dalle cose del mondo.

Inutile nasconderlo. La presente situazione ci costringe a guardare di nuovo negli occhi la morte, a fare i conti con il senso del limite. Di qui il desiderio di andare oltre il contingente.

Un padre di famiglia mi raccontava qualche giorno fa: “L’appuntamento quotidiano con la Messa in streaming è diventato per noi il più bello della giornata. A dispetto della distanza fisica, ci sentiamo veramente in unione con il celebrante e gli altri fedeli. Inoltre, la nostra partecipazione è più convinta, meno distratta di quanto accadeva un tempo. C’è più intimità. Ogni giorno recitiamo la coroncina a Gesù misericordioso per i malati e il rosario per chiedere l’intercessione di Maria. Non tutti i mali vengono per nuocere”.

Ora, sappiamo bene che in tutto ciò ci sono molti rischi, primo fra tutti quello di abituarci alle liturgie in forma virtuale, a distanza, e di preferirle a quelle che richiedono la nostra presenza fisica in chiesa. Di questi rischi dobbiamo essere consapevoli e occorre sempre ricordarli a noi stessi. Tuttavia, mi sembra che non sia azzardato dire che la clausura forzata ha portato con sé una certa rinascita della vita spirituale, i cui frutti vedremo forse più avanti ma già si possono intuire attraverso molte testimonianze.

Nel suo messaggio rivolto ai fedeli nella domenica di Pasqua il cardinale Raymond Leo Burke raccomanda di ricordare l’esempio del venerabile cardinale Wyszyński, che rimase saldo nella fede in un periodo buio della storia.

Ricordo ai più giovani che il cardinale Stefan Wyszyński, primate della Polonia dal 1948 fino alla morte avvenuta a Varsavia nel 1981, restò sempre accanto al suo popolo cattolico perseguitato da nazismo e comunismo e tenne accesa la fiammella della fede di fronte a tutti i tentativi di spegnerla brutalmente.

Durante tre anni di isolamento (dal 1953 al 1956) a cui fu sottoposto da parte delle autorità comuniste dopo l’arresto, il cardinale tenne un diario nel quale racconta: “Oggi ho fatto la Via Crucis, scrivendo con una matita i nomi delle stazioni della Passione del Signore sul muro e segnandole con una croce”.

Ecco, questa inventiva della fede, questo desiderio forte di non cedere alle forze del male, mi ricorda sotto molti aspetti la situazione attuale. Anche noi, in un certo senso, stiamo segnando i nomi delle stazioni della Via Crucis sulle pareti delle nostre case.

Il cardinale Burke termina il suo messaggio con un salmo che dice: “Questo è il giorno che ha fatto il Signore: /rallegriamoci in esso ed esultiamo! / Ti preghiamo, Signore: dona la salvezza! / Ti preghiamo, Signore: dona la vittoria!” (Sal 118 [117], 24-25).

Dire oggi “rallegriamoci ed esultiamo” appare, agli occhi del mondo, qualcosa di incomprensibile. Ma è proprio nei momenti più difficili che il cristiano è chiamato a diventare segno di contraddizione e follia per il mondo.

Aldo Maria Valli 

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