“Nelle avversità salvare la ragione”. E invece…

Cari amici di Duc in altum, condivido dal sito dell’Osservatorio internazionale cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa una riflessione che mi sembra opportuna sono molti punti di vista.

A.M.V.

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Nella confusione coronavirus, un confuso genitore cattolico

Quando Siena nel 1400 fu colpita dalla peste, anche molti medici ed infermieri si ammalarono e morirono.

San Bernardino aveva 20 anni ed insieme ai compagni della Confraternita dei Disciplinati nella quale era entrato, Bernardino si offrì come volontario, adoperandosi nell’assistenza agli appestati per quattro mesi, fino all’inizio dell’inverno, quando la pestilenza cominciò e regredire; passò successivamente quattro mesi tra la vita e la morte, essendo rimasto pure lui contagiato, ma poi guarì.

Pochi giorni fa, il 20 maggio, ricorreva la sua memoria.

Certamente quella era un’epoca di grandi cambiamenti ed anche nella società regnava molta confusione, una confusione che per certi versi sembra ripetersi anche nel periodo attuale.

L’epidemia del Corona-virus ha stravolto in maniera improvvisa tutte le nostre vite, portandoci da un giorno all’altro a vivere una situazione del tutto nuova ed inaspettata.

Nessuno poteva essere preparato ad un momento come questo, con una causa, il virus, che ha prodotto una reazione, l’allarme sanitario e sociale, ed un effetto, l’isolamento e la confusione, propagatisi in grandissima velocità.

In arduis servare mentem (nelle avversità salvare la ragione) esortava Orazio giusto qualche anno prima della nascita di Gesù.

Nella concitazione del momento ho però l’impressione che di questo ci si sia dimenticati e che tale dimenticanza abbia generato un pochino di confusione.

C’è confusione nella gestione del quotidiano, c’è confusione nel mondo sanitario, del lavoro, in quello economico ed in quello sociale, come pure in quello religioso.

Nella confusione è facile poi trovarsi confusi, così come mi trovo confuso io, genitore cristiano cattolico, che si sta sforzando di cercare, con fatica e cadendo tante volte, di essere fedele a nostro Signore, che è Via Verità e Vita e che a questo sforzo unisce quello di padre ed educatore, che cerca di crescere e mostrare ai propri figli la retta via nel rispetto e nell’amore verso Lui.

Mi sento smarrito e confuso davanti alle domande che mio figlio sempre più spesso mi pone.

Mi sento smarrito e confuso quando nel cercare di spiegargli e mostrargli i comportamenti che sarebbe corretto tenere, mi rendo nel contempo conto che gli sto indicando un qualcosa che non corrisponde a quanto lui, bambino in fase di crescita, sta vedendo.

Come genitore cerco di insegnargli il senso di fedeltà, della Fede, del sacrificio.

Però sta diventando tutto molto difficile.

Le difficoltà in cui mi trovo non stanno tanto nella gestione della nuova situazione, quanto nel profondo senso di sofferenza che sto provando nel sentire la percezione di una Chiesa che si sta smarrendo.

In questo periodo abbiamo avuto molti episodi di  non facile lettura ed elencarli tutti diventerebbe lungo.

Certamente non mi è mai capitato di vivere un periodo in cui per Decreto siano state sospese, o meglio vietate, le Messe: paradossale trovarsi ammassati, in file lunghe, per entrare nei supermercati o per salire sui mezzi pubblici, mentre era pericoloso partecipare alla Santa Messa.

È stato considerato persino pericoloso, seppur a porte chiuse, benedire delle palme, per metterle a disposizione dei fedeli, che avrebbero potuto prenderle da un tavolino in fondo alla chiesa, il cui edificio non è stato chiuso.

Nella notte più bella ed importante dell’anno, quella di Pasqua, ho atteso fino a tarda ora per udire almeno il consolante suono delle campane, che tradizionalmente suonano al Gloria, momento in cui si ricorda la Resurrezione di Gesù.

Nulla, silenzio assoluto.

Era doloroso il senso di abbandono che ho provato.

Era anche difficile spiegarlo al proprio figlio, rimasto alzato fino a tardi perché  voleva sentire e vivere quell’emozione.

“Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte” è un passaggio della passione di Nostro Signore.

Recentemente si è avuta la discussa liberazione della ragazza rapita in Somalia.

Senza voler entrare nella questione, quello che mi ha colpito, e lasciato confuso, è stata la reazione di un consacrato, peraltro vicino alla Tradizione, alla notizia che la ragazza, dichiaratasi cattolica, si sia convertita all’Islam: “Il vero fedele è quello che sarebbe disposto a dare la sua vita pur di non rinnegare Gesù.”.

Mi ha veramente confuso questa osservazione: è coerente puntare il dito sulla ragazza per il fatto di aver avuto paura di morire, quando la quasi totalità della Chiesa ha avuto paura anche solo delle conseguenze della violazione di un decreto?  Come faccio a spiegare a mio figlio che la fedeltà a Gesù è più importante della mia vita stessa, quando poi i parroci, su disposizione dei vescovi che ottemperano ad un decreto, legge terrena e non Legge di Dio, non esitano persino a chiudere le chiese?

Confusione, grande confusione…

Dopo due mesi di silenzio, nel quale il gregge si è veramente sentito abbandonato dai suoi pastori, praticamente spariti nel nulla, adesso è stato concesso di tornare a Messa, con un accordo tra governo e Chiesa sottoscritto dalle parti, che stabilisce le regole e le modalità per la celebrazione della Santa Messa.

Non mi è mai capitato di sentire che una riforma liturgica fosse attuata, col consenso della Chiesa, da un governo di uno Stato, ma ancor più non mi è mai capitato di leggere prese di posizione più che discutibili da parte di esponenti della Chiesa.

Tra le varie comunicazioni, reperibili in rete o nei vari comunicati, riporto un passaggio estratto da un comunicato pubblicato sulla pagina Facebook di una parrocchia del Veneto. “Ricordiamo, inoltre, che è reato non fare quanto prescritto dalla legge e noi cristiani siamo anche cittadini. Siamo moralmente vincolati a difendere il bene comune e a salvaguardare la salute di tutti”.

Trovo queste parole, scritte da un parroco, estremamente pericolose per l’integrità di un cristiano e lo spiego con un semplice esempio: anche la 194, legge sull’aborto, è una legge, e giuridicamente credo rientri pure nella tutela sanitaria; come cittadino cristiano dovrei quindi accompagnare ad abortire, ed aiutare chi voglia farlo, per non peccare commettendo reato nel violare la legge?

Come se non bastasse, nello stesso comunicato viene sminuita, per non dire cancellata, la sacralità dell’ostia consacrata: “Nostro Signore è più grande del guanto o della briciola che si perde senza una cattiva intenzione”. A mio figlio spiego che l’ostia consacrata è Corpo e Sangue di Gesù, pane che diventa carne con la transubstanziazione che avviene durante la consacrazione: come faccio a spiegargli che alla fine non importa se una briciola di ciò che di più sacro abbiamo cade a terra e va persa? Come faccio a spiegargli che il Corpo di Cristo è così sacro che solo mani consacrate possono toccarlo, quando ora viene messo in mano, con uso di guanti e magari a mezzo di uno spara-caramelle?

Per vivere la Fede ci vuole anche un po’ di coraggio, è vero, ma per aver coraggio ci vuole anche Fede.

Come le pecore hanno bisogno del pastore che le conduca sempre in salvo, così anche noi, genitori e fedeli, abbiamo bisogno di voi, della vostra presenza, della vostra visibilità, della vostra guida davanti al Signore: cari Vescovi, cari sacerdoti, ve lo chiedo col cuore: non abbandonateci più!

Amedeo Rossetti


Fonte: Osservatorio internazionale cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa

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