Se stile ed eleganza non sono soltanto “etichetta”

Cari amici di Duc in altum, da Aurelio Porfiri una riflessione sui nostri comportamenti quotidiani e la loro valenza.

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Tutti noi nella vita abbiamo avuto maestri. Persone che ci hanno indirizzato in una direzione o in un’altra. Persone che ci hanno ispirato, che ci hanno fatto vedere le cose sotto una luce diversa, che ci hanno cambiato la prospettiva di giudizio. Queste persone sono importanti e il loro ruolo è fondamentale. Quindi bisogna stare attenti ai cattivi maestri e cercare solo coloro che possono aiutarci a stare sulla retta via.

Il pensatore brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira ha detto: “Dio affida a talune persone la missione di essere simboli. Esse hanno un portamento, un modo d’essere che corrisponde a una certa grazia, accompagnato dalla capacità di esprimere sensibilmente questa grazia. Hanno un modo d’essere che rende particolarmente allettante le virtù legate alla grazia. Perciò sono chiamate non solo a praticarla in modo esimio, ma a simboleggiarla”.

Interessante riflessione, che ci spinge a porre attenzione al modo in cui noi ci presentiamo agli altri. Perché non possiamo sapere se anche a noi Dio sta chiedendo di essere un simbolo, un’ispirazione per coloro con cui veniamo in contatto.

Certo, siamo ben consci della nostra imperfezione, ma credo che malgrado tutto dobbiamo cercare di proporci in modo tale che gli altri restino edificati.  Il pericolo sempre presente è di scadere in una certa ipocrisia, quando si scambia il simbolo per il fine. Noi non siamo il fine, ma soltanto il mezzo, il quale è sempre imperfetto. Noi siamo soltanto peccatori. E tuttavia, nonostante l’evidente imperfezione, in noi può trasparire una luce, una grazia, un’eleganza che riflettono la benevolenza di Dio nei nostri confronti.

Quando mi è capitato di incontrare persone che corrispondono alla descrizione di Plinio Corrêa de Oliveira ne sono rimasto sempre edificato e direi ispirato. Sia che fossero uomini o donne, la loro grazia, il portamento e la sensibilità mi hanno indotto a imitarle. A volte il confine fra una certa attitudine naturale e una forzatura è labile, tanto che ci viene da pensare che la grazia e l’eleganza sono un dono che soltanto Dio può concedere a coloro che Lui sceglie. A maggior ragione, dobbiamo chiedere a Dio di concederci questo dono, perché esso è un beneficio per noi ma soprattutto per coloro con cui veniamo in contatto.

Questo cammino di perfezionamento umano e spirituale è necessario per l’avanzamento non solo di un individuo o di un gruppo, ma di una civiltà. Dovremmo pertanto riconsiderare anche le maniere, l’etichetta, certi modi di comportarsi in certe occasioni, perché non si tratta solo di forma o di retaggi del passato, ma di sostanza: è qualcosa che migliora tutti.

Lo stilista Giorgio Armani ha detto: “I cretini non sono mai eleganti. Gli intelligenti, invece, anche con due stracci addosso sono vestiti logicamente, quindi sono sempre eleganti”. Ora, qui non si sta parlando soltanto dell’eleganza nel vestire. Quella di cui parlo è l’eleganza interiore, è la grazia della persona.

Ecco, ricerchiamo questa grazia e questa eleganza come espressione del cammino spirituale. Non ce ne pentiremo.

Aurelio Porfiri

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