Gratta il Comitato tecnico-scientifico e trovi lo Stato totalitario

Dai verbali desecretati del Cts emerge la volontà di imporre le norme del lockdown come esperimento di intruppamento sociologico. L’incredibile vademecum per i bambini: sveglia, bagno, colazione, igiene personale, attività domestiche e scolastiche. È l’insopportabile pretesa, tipica di uno Stato totalitario, di togliere la libertà insegnando a mamma e papà a fare i genitori. Con punte di incompetenza: i ventilatori? «Boh… non sappiamo il cinese». 

Dai primi cinque verbali del Comitato tecnico-scientifico desecretati su richiesta di diversi soggetti, emerge che il Cts aveva suggerito il 7 marzo scorso una chiusura del Paese a due livelli, ma due giorni dopo, col Dpcm del 9 marzo, il governo decise il lockdown di tutta l’Italia. È un elemento succoso, che fa comprendere come la decisione politica finale sia stata più drastica di quella suggerita dagli “scienziati”, ma non decisivo. In fin dei conti, del lockdown totale e dei danni economici che esso ha provocato al Paese, oltre ai discutibili risultati sul fronte epidemiologico, dovranno rispondere il governo Conte e la sua maggioranza Pd, Cinque Stelle, Italia Viva.

Ma questo non significa che il consesso degli”scienziatoni” non abbia condiviso col governo tutto l’impianto del lockdown così come è stato imposto, ossia come un grande esperimento sociologico di sequestro di persona di massa.

C’è un aspetto infatti molto più interessante che è emerso e che è decisivo per far capire su quali basi culturali e mentali sia stata decisa la soppressione della libertà di questi mesi. È il criterio già denunciato secondo il quale bisogna normare ogni aspetto della nostra vita, che abbiamo visto espresso in mille rivoli in questi mesi, dalle corse a perdifiato degli agenti sulla spiaggia alla ricerca di runner scappati dal manicomio domiciliare o con le multe ai fedeli che di nascosto si recavano in chiesa a pregare.

È contenuto nel verbale del 30 marzo ed è così grottesco da non sembrare vero. Eppure, è stato scritto da quel drappello di espertoni che in questi mesi, con una parola, ha praticamente tenuto in pugno le redini del Paese, da Silvio Brusaferro a Walter Ricciardi, solo per fare i nomi più esposti.

È un daily plan di come si dovrebbe svolgere la giornata tipo per un bambino chiuso in casa causa lockdown. Un modello di giornata proposto dagli scienziati al governo da far applicare, non si sa con quali misure coercitive e di verifica, a dire il vero.

Eccolo, in rigoroso ordine cronologico:

  • Sveglia
  • Bagno
  • Colazione (compreso sparecchiare, mettere in ordine e lavaggio denti)
  • Igiene personale
  • Attività domestiche
  • Attività scolastiche
  • Contatto telefonico e/o video con amici e parenti (nonni, cugini, zii)
  • Pranzo (compreso sparecchiare e mettere in ordine)
  • Attività libera (televisione, computer etc…)
  • Attività scolastiche
  • Merenda (compreso sparecchiare, mettere in ordine e lavaggio denti)
  • Uscita di casa (dal cortile, alla spesa)
  • Attività ludico/ricreativa (hobby)
  • Cena (compreso sparecchiare, mettere in ordine e lavaggio denti)
  • Igiene personale
  • A letto (lettura/o favola)

Ora, a parte la presa per i fondelli dell’uscita di casa quando lo stesso comitato, insieme al governo, ha condiviso la necessità anche per i bambini di murarsi tra le mura domestiche per due mesi, non si capisce quale sia il bisogno di un consiglio del genere, che tra l’altro non ha al suo interno nessuna misura igienico-sanitaria Covid-repellente. È soltanto lo svolgimento della giornata tipo di qualunque bambino o ragazzino. È una non notizia, un lapalissiano e scontato rendiconto di una ovvietà.

Però – e qui sta la cosa inquietante – è stato inserito in un documento volto a indurre il governo a prendere misure coercitive nei confronti dei cittadini, come poi ha fatto.

Un concetto ribadito nel verbale del 9 aprile: «La popolazione deve recepire le misure preventive come norma sociale in cui ciascun individuo ha una responsabilità precisa». Insomma: le misure da Covid dovevano diventare un habitus socialmente accettato, in grado di incidere proprio sulla società. E così è stato: un riuscitissimo esperimento sociologico di panico, difesa e intruppamento collettivo sotto l’egida della mascherina di Stato.

Forse che le famiglie intrappolate a casa da un provvedimento più che discutibile non sapevano come dovevano comportarsi con i loro figli alle prese con l’impossibilità di uscire fuori a fare una corsa? Certo che lo sapevano, ma la presunzione di sentirsi al di sopra anche dei genitori, e di dettare a loro i compiti da svolgere, fa il paio con il tentativo che vediamo continuamente di uno Stato totalitario che entra pesantemente nella vita delle famiglie dettando l’educazione e i contenuti del sapere, abusando così del suo potere.

Lo schema del Cts è contenuto nella più ampia lista di raccomandazioni ai bambini «al fine di migliorare la qualità della vita durante la permanenza a casa». Si va dall’evitare di tenere sempre accesa la televisione al correre distanziati nel terrazzo, sempre che la famiglia ne abbia uno. Ma anche «coinvolgere i bambini nelle attività domestiche, insegnare a cucinare e fare la doccia». Anche qui: banalità sconcertanti e paternalistiche disposizioni per le quali però esperti sedicenti scienziati si sono ritrovati, hanno discusso, elucubrato e per questa elucubrazione di altissimo livello sono stati anche pagati.

Ecco dove nasce la drammatica sospensione della libertà che abbiamo vissuto e che viviamo ancora oggi. Nasce dall’idea giacobina e tipica dei comitati di salute pubblica di sentirsi migliori del popolo. Nasce dall’orgoglio scientista di sentirsi dei padreterni in virtù di un titolo di scienziato per il solo fatto di essere stati nominati da un governo neanche scelto dagli italiani.

Un orgoglio che però mostra anche tutta la sua inadeguatezza e incompetenza. Nel verbale del 9 aprile il comitato esprime pareri sui ventilatori presenti nelle terapie intensive di tutto il Paese. A proposito del ventilatore Flight 60 si nota con disappunto che «la documentazione è tutta in lingua cinese pertanto non è possibile esprimere nessun giudizio». Insomma: eravamo in mano a gente che ha gestito la salute del Paese alla maniera di Totò: “Noio volevam saver l’indiriss…”. Ma da un Cts espresso da un governo in cui il ministro degli Esteri Di Maio si rivolgeva al presidente cinese chiamandolo Ping effettivamente è un effetto collaterale che possiamo aspettarci. In una pandemia esportata dalla Cina, poi, nella quale le prime informazioni cliniche arrivavano in mandarino stretto, per giunta, il nostro Comitato tecnico-scientifico non aveva con sé traduttori cinesi.

Certo, noi almeno sappiamo a chi rivolgere i nostri strali. Agli spagnoli è andata peggio, dato che ieri si è scoperto che loro il Cts non ce l’avevano nemmeno nonostante quei comunisti al governo continuassero a dire che era operativo.

Tornando al vademecum: che cosa sarebbe successo se il bambino non avesse sparecchiato? Sarà cresciuto male? E il papà che non lo aveva educato a tale compito sarebbe stato giudicato irresponsabile nell’affrontare la quarantena? E se invece delle favole la mamma avesse recitato un t’adoro mio Dio, ti amo con tutto il mio cuore, sarebbe valso lo stesso o sarebbe venuta meno – la poveretta – al compito di accompagnare a letto il bambino secondo il vademecum Covid-corretto?

Questo daily plan andrebbe studiato nelle università di tutto il mondo perché è la prova che il Cts altro non era che una scusa per disporre della nostra libertà e intelligenza. È un insulto alla nostra pazienza, un’insopportabile e moralistica presa per il naso da parte di signorinessuno che hanno la grande responsabilità di aver dettato al governo l’azzoppamento di questo Paese, togliendogli prima di tutto la dignità della responsabilità di fronte alle sciagure.

Andrea Zambrano

Fonte: lanuovabq.it

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