C’era una volta un pollaio… Chicken Little, le bugie, la paura e noi

Cari amici di Duc in altum, vi propongo il mio più recente intervento per la rubrica La trave e la pagliuzza in Radio Roma Libera.

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C’era una volta un pollaio nel quale vivevano galli, galline, pulcini, tacchini, paperi. La comunità, che aveva a capo un gallo, comprendeva anche Chicken Little, un polletto considerato un po’ debole di cervello.

Nel pollaio la vita scorreva felice, perché tutti erano protetti da una grande e robusta recinzione che teneva a bada i predatori.

Un giorno la volpe, che voleva mangiarsi tutti i membri della comunità, dopo aver a lungo osservato la recinzione, pensò di usare la psicologia.

Da un libro, intitolato proprio Psicologia, la volpe apprese questo consiglio: “Per influenzare le masse, punta prima ai meno intelligenti”. Così fece credere a Chicken Little che il cielo stesse per cadere e che tutti fossero condannati a una brutta fine. A meno che… non si fossero lasciati condurre dalla volpe in una caverna, al riparo.

Nel libro, infatti, c’era scritto: “Se racconti una bugia, non raccontarla piccola, ma grossa”.

La volpe, dunque, prese un cartello blu, con sopra dipinta una stella, lo gettò nel pollaio e lo fece cadere sulla testa di Chicken Little.

Il polletto ne restò atterrito e poi, quando, parlando attraverso la recinzione, la volpe gli fece credere di essere la voce del destino, Chicken Little corse immediatamente ad avvertire tutto il pollaio: “Il cielo sta cadendo!”. E, per dimostrarlo, mostrò il bernoccolo sulla testa.

Immediata la reazione delle galline: “Mio dio, che paura! Che cosa faremo? Saremo uccisi tutti!”

“Non siate stupide, è solo un pezzo di legno caduto sulla testa di Chicken Little” disse il gallo, ma la volpe, ricorrendo ancora al suo libro di psicologia, iniziò a minare la fiducia dei polli facendo circolare la voce che il gallo fosse un incapace, inadatto a governare sul pollaio. Poi, sempre sussurrando attraverso la recinzione, convinse Chicken Little: “Il vero capo devi essere tu! Tu ne hai le capacità, non il gallo!”.

Le galline implorarono Chicken Little di salvarle, e lui adottò il consiglio della volpe: non c’era un minuto da perdere, bisognava aprire il pollaio e correre a rifugiarsi nella caverna.

Sarebbe bello poter raccontare un lieto fine, ma questa storia un lieto fine non ce l’ha. Tutti gli abitanti del pollaio, infatti, seguendo i cartelli predisposti dalla volpe, corsero di filato verso la caverna. Qui furono mangiati, e la volpe fu per sempre grata alla psicologia.

La storia di Chicken Little (che risale al 1943 e fu pensata, ma poi non prodotta, come film di propaganda degli Stati Uniti in funzione antinazista) viene ora ripresa da Pete Baklinski che su LifeSiteNews, a proposito di quanto stiamo vivendo con il Covid, commenta: “Ci sono diverse lezioni importanti da trarre da questa storia”. Eccole: creare o capitalizzare una crisi è il modo migliore per spostare le masse verso un obiettivo predeterminato dai controllori; le bugie possono controllare le persone, specialmente gli ignoranti e coloro che non sono in grado di pensare da soli; se dici una bugia abbastanza grossa e continui a ripeterla, alla fine le persone finiranno per crederci; la paura per la propria sicurezza è il modo migliore per spingere le masse ad accettare la soluzione indicata dai controllori; una volta che la menzogna sarà acquisita dalle masse, la soluzione proposta dai controllori apparirà logica.

Per chi è in grado di vedere, ci saranno sempre segni evidenti che le menzogne e la narrativa fondata sulla paura create dai controllori contraddicono la realtà, la ragione e il buon senso, ma la paura rende ciechi. Così la volpe che vuol mangiare i polli ha buon gioco, agendo attraverso la menzogna, a indurre l’intero pollaio a adottare la sua soluzione: correre verso la caverna. Per chi si è convinto che il cielo stia cadendo sopra il pollaio la soluzione di correre verso la caverna è del tutto logica. Il punto è che il cielo non sta cadendo sopra il pollaio.

All’inizio della vicenda del Covid, osserva Baklinski, ci venne detto che milioni di persone sarebbero morte e così in tutto il mondo si diffuse il terrore. La narrativa dominante lo ha alimentato e le masse, spinte dalla paura, si sono sottomesse a normative del tutto illiberali, che hanno provocato pesantissime conseguenze sul piano economico, sociale ed emotivo.

Baklinski nel suo saggio rimanda a numerose fonti che dimostrano, con abbondanza di prove e dati, che le cose non stanno come ce le sta raccontando la narrativa dominante. Visto che su Duc in altum ne parliamo da tempo, non è il caso di ripercorrere tutti i punti. Mi limito a citare quello in cui l’autore, ricordando il libro di C.S. Lewis The Great Divorce (pagine in cui lo scrittore descrive l’inferno come un luogo in cui i suoi abitanti si stanno allontanando gli uni dagli altri perché si disprezzano e si odiano a vicenda), ricorda che l’inferno è allontanamento sociale. Quindi, “trattarci l’un l’altro come potenziali assassini infettati dai virus e dai quali dobbiamo mantenere le distanze è un attacco diretto alla nostra chiamata divina alla comunione”.

Un ultimo punto da sottolineare, dice Baklinski, riguarda “il colpo di genio di Satana nell’usare la crisi per chiudere le chiese e negare ai fedeli l’accesso ai sacramenti, qualcosa che atei e comunisti si sforzano di fare da molto tempo”.

Il Catechismo della Chiesa cattolica è piuttosto chiaro: “Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il ‘mistero di iniquità’ sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell’Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne” (n. 675).

“È tempo per noi – conclude Baklinski – di esaminare le prove e di giudicare la situazione in cui ci troviamo con il retto giudizio. Se le volpi dei nostri giorni ci dicono che per metterci al sicuro dobbiamo correre nella caverna, dobbiamo mettere in discussione tutto e rifiutarci di andare d’accordo con la loro narrazione se vediamo che non corrisponde alla realtà. Se gli imperatori dei nostri giorni ci dicono di assecondare i loro schemi che alla fine sono contrari a ciò che vediamo, alla ragione e al buon senso, siamo degli sciocchi se li accettiamo. Alla fine, solo la verità ci renderà liberi. Ed è vivendo secondo verità che viviamo in libertà come figli di Dio”.

A.M.V.

Fonte: LifeSiteNews

Pete Baklinski, laureato in teologia, vive in Canada. È sposato con Erin. Hanno otto figli.

Le foto che illustrano l’articolo sono tratte dalla versione del 1943 del film di animazione Chicken Little prodotto dalla Walt Disney.

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Aldo Maria Valli, Semel in anno

(Cronache dal futuro, Interviste pazze, Cattolici su Marte)

Semel in anno licet insanire” dicevano gli antichi. “Una volta all’anno è lecito impazzire”. Quando le cose si mettono male, una risata può essere terapeutica. E può anche servire per dire la verità a fronte di un dispotismo soffocante. Vecchia storia: quando il conformismo dilaga, solo il giullare, attraverso la satira, riesce a proporre squarci di verità. E allora “insanire” può diventare addirittura dovere civile, se vogliamo usare parole grosse. Come diceva Victor Hugo, “è dall’ironia che comincia la libertà”. L’avvertenza è quella solita, nota ai frequentatori del mio blog Duc in altum: i contributi qui raccolti contengono ironia e sarcasmo. In caso di accertata allergia all’ironia e al sarcasmo, astenersi dalla lettura. Se siete allergici e non vi astenete, peggio per voi.

Semel in anno lo trovi qui, qui e qui

 

 

 

 

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