San Giuseppe, aiuto per la famiglia

Cari amici di Duc in altum, in vista della festa di san Giuseppe, in questo anno a lui dedicato, propongo in tre puntate un contributo con il quale Federico Catani illustra le caratteristiche di Giuseppe e la sua importanza, sotto diversi profili, per la vita di fede e della Chiesa.

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di Federico Catani

L’ 8 dicembre 1870 papa Pio IX dichiarava san Giuseppe patrono della Chiesa cattolica.

Per commemorare il 150° anniversario dell’evento, l’8 dicembre 2020 papa Francesco ha indetto un Anno di san Giuseppe, che si protrarrà fino all’8 dicembre 2021. Per l’occasione, la Penitenzieria Apostolica ha concesso particolari indulgenze e lo stesso papa Francesco, con lo scopo “di accrescere l’amore verso questo grande Santo, per essere spinti a implorare la sua intercessione e per imitare le sue virtù”, ha pubblicato la lettera apostolica Patris corde.

È, questa, un’occasione da non sciupare, sia per le grazie spirituali e materiali che si possono ottenere, sia per studiare la straordinaria figura di san Giuseppe, spesso dimenticata o minimizzata.

Oggi assistiamo a una gravissima crisi della famiglia e a violenti attacchi contro di essa (pensiamo al divorzio, alle convivenze e allo pseudo matrimonio omosessuale). Pertanto, è più che mai opportuno pregare san Giuseppe, capo della Santa Famiglia di Nazareth, affinché soccorra e protegga la famiglia naturale. Inoltre, in un’epoca, come l’attuale, di liquefazione della figura maschile, san Giuseppe può aiutare a far recuperare la bellezza del ruolo di uomo, di sposo e di padre.

«In Giuseppe i padri di famiglia hanno il più sublime modello di paterna vigilanza e provvidenza; i coniugi un perfetto esemplare d’amore, di concordia e di fede coniugale; i vergini un esempio e una guida dell’integrità verginale» (papa Leone XIII, enciclica Quamquam pluries, 1889).

«Attraverso Giuseppe noi andiamo direttamente a Maria, e, attraverso Maria, all’origine di ogni santità, Gesù, il quale consacrò le virtù domestiche con la sua obbedienza a Giuseppe e a Maria. Noi quindi desideriamo che le famiglie cristiane si ispirino totalmente a questi meravigliosi esempi di virtù, e si adeguino. In tal modo, poiché la famiglia è il fulcro e la base dell’umano consorzio, rafforzando la società domestica col presidio della santa purezza, della concordia e della fedeltà, con ciò stesso un nuovo vigore e, diremmo quasi, un nuovo sangue circolerà per le vene della società umana, ad opera della virtù di Cristo; e ne seguirà non solo un miglioramento dei costumi privati, ma anche della disciplina della vita comunitaria e civile» (papa Benedetto XV, motu proprio Bonum sane, 1920).

Il primo fondamento della grandezza di san Giuseppe è il matrimonio con la Madonna.

San Giuseppe fu vero sposo di Maria. Questo titolo è il principio e la base di tutti i suoi privilegi. Qualcuno potrebbe obiettare che non si ebbe un vero matrimonio, dato che fu un’unione verginale. Ma a questa domanda hanno già risposto i teologi medievali, in particolare Pietro Lombardo, sulla scorta di sant’Agostino, secondo cui nel matrimonio la preminenza va data al consenso piuttosto che all’unione carnale. Il matrimonio è un patto con cui si concede ai coniugi sia il diritto sui corpi, sia l’uso di questo diritto. Tuttavia, i due, consensualmente, possono anche non avvalersi di quest’ ultimo. Maria e Giuseppe fecero un voto di verginità sin dall’infanzia, ma condizionato alla volontà di Dio: se infatti Dio avesse disposto diversamente, vi avrebbero rinunciato. Data però la concezione verginale di Gesù ad opera dello Spirito Santo, i due alla fine fecero voto assoluto di verginità. Pertanto, sebbene verginale, il loro fu un vero matrimonio, in cui furono presenti tutti i beni tipici di tale istituto: l’amore coniugale, la fedeltà e anche la prole, pur se concepita senza concorso fisico di Giuseppe.

«Il matrimonio con Maria è il fondamento giuridico della paternità di Giuseppe. È per assicurare la protezione paterna a Gesù che Dio sceglie Giuseppe come sposo di Maria. Ne segue che la paternità di Giuseppe – una relazione che lo colloca il più vicino possibile a Cristo, […] passa attraverso il matrimonio con Maria, cioè attraverso la famiglia. […] per la Chiesa, se è importante professare il concepimento verginale di Gesù, non è meno importante difendere il matrimonio di Maria con Giuseppe, perché giuridicamente è da esso che dipende la paternità di Giuseppe» (Giovanni Paolo II, enciclica Redemptoris custos, 1989).

Un tempo la Chiesa celebrava la festa dello Sposalizio di Maria con san Giuseppe, il 23 gennaio. Ancora oggi esiste un testo liturgico per questa ricorrenza, anche se purtroppo è scarsamente usato. Eppure, quanto ci sarebbe bisogno, proprio ai nostri giorni, di ripristinare questa celebrazione!

Il secondo fondamento dei privilegi di san Giuseppe è la sua “paternità” verso Gesù.

La paternità di Giuseppe, comprensiva della sua singolare dignità e dei suoi diritti su Gesù deriva dal vero e reale matrimonio con Maria. La Sacra Scrittura parla di Giuseppe come “padre di Gesù” ma lascia anche intendere che si tratta di una paternità non fisica, non naturale, bensì putativa: Gesù “era figlio, come si credeva (putabatur in latino, da cui il termine putativo), di Giuseppe” (Lc 3,23).

«Giuseppe è il padre: non è la sua una paternità derivante dalla generazione; eppure, essa non è “apparente”, o soltanto “sostitutiva”, ma possiede in pieno l’autenticità della paternità umana, della missione paterna nella famiglia. È contenuta in ciò una conseguenza dell’unione ipostatica: umanità assunta nell’unità della Persona divina del Verbo-Figlio, Gesù Cristo. Insieme con l’assunzione dell’umanità, in Cristo è anche “assunto” tutto ciò che è umano e, in particolare, la famiglia, quale prima dimensione della sua esistenza in terra. In questo contesto è anche “assunta” la paternità umana di Giuseppe» (Giovanni Paolo II, Redemptoris custos).

In definitiva, la paternità di san Giuseppe è unica, singolare, nuova, di ordine superiore a quella umana naturale e adottiva. È vera paternità, ma singolarissima, infatti non procede da generazione naturale, ma è una relazione che sussiste su un fondamento morale realissimo che è il vero matrimonio di Giuseppe e Maria e la discendenza messianica-davidica garantita a Gesù da Giuseppe. D’altra parte, Gesù ha sempre riconosciuto in Giuseppe il genitore cui obbedire, il capo famiglia, l’autorità da rispettare e venerare.

Per san Tommaso d’Aquino, «Giuseppe è nello stesso modo tanto padre di Gesù quanto sposo di Maria in virtù del diritto matrimoniale e non dell’unione carnale». La teologia ha utilizzato diverse espressioni per indicare tale tipo di paternità: padre legale, padre putativo, padre nutrizio, padre adottivo, padre verginale, padre messianico.

San Giuseppe «emerge tra tutti in augustissima dignità, perché per divina disposizione fu custode e, nell’opinione degli uomini, padre del Figlio di Dio. Donde consegue che il Verbo di Dio modestamente si assoggettasse a Giuseppe, gli obbedisse e gli prestasse quell’onore e quella riverenza che i figli debbono al padre loro» (Leone XIII, Quamquam pluries).

Giuseppe è «colui che ha l’incarico di provvedere all’inserimento “ordinato” del Figlio di Dio nel mondo, nel rispetto delle disposizioni divine e delle leggi umane. Tutta la vita cosiddetta “privata” o “nascosta” di Gesù è affidata alla sua custodia» (Giovanni Paolo II, Redemptoris custos).

1 – continua

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