Porfiri / Benedetto XVI e il nodo della rinuncia

di Aurelio Porfiri

Molti sono i motivi per ricordare Benedetto XVI, ma non credo di essere troppo lontano dalla verità se dico che un gran numero di persone lo ricorderanno per la sua rinuncia nel 2013. Molto se ne continua a parlare, anche perché ha dato adito ad alcune teorie, tra cui quella dei “sedeimpeditisti”, che ritengono invalida la sua rinuncia e quindi lo ritenevano ancora papa regnante.

Quel giorno in cui Benedetto XVI annunciò la sua rinuncia stavo lavorando nell’archivio dell’Accademia dell’Arcadia nella Biblioteca Angelica e, quando mi dissero che il papa aveva rinunciato, pensai come prima cosa a uno scherzo. Ma non era uno scherzo. Molto di quello che è seguito ha lasciato perplesse non poche persone, come la qualifica di “papa emerito” o il continuare a vestirsi di bianco.

Però quella rinuncia non fu un fulmine a ciel sereno o una iniziativa sotto la pressione dei problemi nella Chiesa. Persone a lui molto vicine mi hanno detto che già appena eletto aveva chiesto un parere in questo senso. Lo stesso monsignor Gäenswein, suo fedele segretario, in una recente intervista in un documentario dedicato a Benedetto XVI ha detto che questa decisione fu a lungo meditata.

Lo ripeto: capisco le perplessità che alcune applicazioni particolari di questa decisione hanno suscitato, anche in persone molto qualificate e informate. Ma io credo che Benedetto XVI non reggesse più il peso di una responsabilità così tremenda. Nel libro Ultime conversazioni dice a un certo punto: “In realtà sono più professore, uno che riflette e medita sulle questioni spirituali. Il governo pratico non è il mio forte e questa è certo una debolezza”. Io credo che questa sia un’affermazione molto importante perché il munus/ministerium petrino richiede di prendere decisioni dolorose e di agire con autorità. Il timido Ratzinger poteva farlo, ma solo fino a un certo punto, e quando la vecchiaia gli ha fatto sentire il suo peso il tutto è diventato ancora più difficile.

Molto si parlerà e scriverà ancora su questa rinuncia, sicuramente un punto di svolta cruciale per i credenti cattolici e non solo.

 

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