Dopo “Traditionis custodes” / Burke: “Davanti a tanta durezza i fedeli non cedano allo scoraggiamento”

“Prego che i fedeli non cedano allo scoraggiamento che tale durezza necessariamente genera, ma che, con l’aiuto della grazia divina, perseverino nel loro amore per la Chiesa e per i suoi pastori”. Così ha dichiarato il cardinale Raymond Burke commentando la lettera apostolica Traditionis custodes di Francesco. 

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Preoccupazione e delusione. Questi i sentimenti prevalenti tra i pastori e i fedeli cattolici che apprezzano il vetus ordo dinnanzi alla lettera apostolica Traditionis custodes, emanata da Francesco il 16 luglio, festa della Madonna del Carmine, e con la quale il papa ribalta il motu proprio Summorum pontificum di Benedetto XVI del 2007.

In un commento rilasciato al National Catholic Register il cardinale Raymond Burke, prefetto emerito della Segnatura apostolica, afferma di non riuscire a capire come il nuovo Messale Romano possa essere considerato “l’espressione unica della lex orandi del rito romano”, come recita il nuovo motu proprio. La forma straordinaria della messa, spiega Burke, “è una forma viva del rito romano e non ha mai cessato di esserlo”.

Inoltre, il cardinale dice di non comprendere perché il motu proprio sia entrato in vigore immediatamente, dato che il provvedimento “contiene molti elementi che richiedono uno studio per quanto riguarda la sua applicazione”.

Il cardinale americano osserva poi che nella sua lunga esperienza non ha mai verificato l’esistenza di una “situazione gravemente negativa”, così come viene descritta da Francesco nella sua lettera.

Mentre alcuni fedeli possono avere “idee errate”, dice Burke, coloro che amano la tradizione generalmente “hanno un profondo amore per la Chiesa e per i loro pastori” e “non si riconoscono in alcun modo in un’ideologia scismatica o sedevacantista”. Al contrario, “spesso hanno sofferto molto pur di rimanere nella comunione della Chiesa sotto il romano pontefice”.

Secondo il cardinale Burke se davvero vi sono situazioni “di atteggiamento o pratica contrari alla sana dottrina e disciplina della Chiesa, queste dovrebbero essere affrontate individualmente dai pastori della Chiesa, dal romano pontefice e dai vescovi in ​​comunione con lui”.

Osservando che il tono del motu proprio è segnato da una particolare “durezza” nei confronti di coloro che seguono la forma straordinaria, Burke dice: “Prego che i fedeli non cedano allo scoraggiamento che necessariamente genera tale durezza, ma perseverino, con l’aiuto della grazia divina, nell’amore per la Chiesa e per i suoi pastori”.

Joseph Shaw, presidente della Latin Mass Society nel Regno Unito, ha dichiarato al Register che la Traditionis custodes è un “documento sbalorditivo, che supera le nostre peggiori aspettative.

“Papa Francesco – dice Shaw – ha completamente disfatto le disposizioni del Summorum pontificum e ha delineato una situazione che sembra del tutto impraticabile, mettendo al bando la forma straordinaria dalle chiese parrocchiali”.

“I termini negativi del documento – spiega Shaw – sono una grave delusione per quei tanti laici e sacerdoti che hanno utilizzato la forma straordinaria dopo che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI li avevano incoraggiati a farlo, descrivendo la celebrazione vetus ordo rispettivamente come una giusta aspirazione e una ricchezza per la Chiesa”.

Luigi Casalini, direttore di Messa in Latino, che per primo ha rivelato che il motu proprio era in preparazione, ha affermato di ritenere che il Summorum pontificum sia stato “abrogato con una violenza senza precedenti e una totale mancanza di carità”.

Nel sondaggio a cui fa riferimento Francesco nel motu proprio e che, secondo quanto afferma il papa, lo ha indotto a emanare il documento, secondo quanto riferito, più della metà di coloro che hanno risposto ha espresso in realtà una visione favorevole o neutrale della ricezione del Summorum pontificum .

A questo riguardo, il cardinale Burke spiega che, “data la natura drastica della normativa, sembrerebbe giusto fornire un resoconto dettagliato dell’esito dell’indagine, che verifichi anche la natura scientifica dell’indagine stessa. Conosco molti vescovi che sono molto vicini ai fedeli che praticano l’usus antiquior e ai sacerdoti che li servono. Io spero che anche loro siano stati ascoltati attraverso il sondaggio”.

A.M.V.

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