Lettera ad Aldo Maria Valli sul “fedevacantismo”

di Aurelio Porfiri

Caro Aldo Maria,

leggo sempre con piacere quanto mi scrivi, anche se a volte mi sembra che tu ti coinvolga troppo con le persone, con dei fatti singoli. Capisco la tua rabbia, è stata anche la mia, ma credo che più che i movimenti delle persone dobbiamo interpretare i movimenti delle idee. Tu sai che nel mondo del cattolicesimo tradizionale si usa assegnare varie etichette al tipo di cattolico che si è: tradizionalista, sedevacantista, sedeprivazionista e via dicendo. Queste etichette denotano scelte, spesso radicali, fatte in merito al modo di vivere la propria fede. In realtà io credo che il movimento di idee più diffuso sia il fedevacantismo. Certo, questo è un neologismo che ho inventato io, ma il fenomeno è invece ben chiaro e denota il cattolicesimo senza fede. Certo, se potrai trovare qualcuno che si definisce sedevacantista non troverai mai chi si definisce fedevacantista, eppure questi sono molti più di quelli. È il cattolicesimo disciolto nelle ragioni del mondo, è il sale divenuto insipido, è la luce divenuta flebile.

La crisi della fede non è qualcosa che scopriamo noi, ma qualcosa che è ben evidente agli occhi di tutti. La crisi della liturgia non è che una conseguenza, ma ne è anche una causa. Quindi la qualità del cattolicesimo che viene proposto oggi, con le sue liturgie desacralizzate, la dottrina buonista e mondana, il suo atteggiamento antitradizionale, è ideale per la diffusione del fedevacantismo.

Vedi, questo lo capisce chi è veramente peccatore, eppure continua ad avere quel qualcosa che ci è più intimo di noi stessi di cui ci parlava sant’Agostino. Io che sono un peccatore penitente, ma che sento quel qualcosa che mi urge dentro, mi rendo conto di come avrei bisogno di vedere esempi di quella fede eroica che spingeva il mondo a inginocchiarsi e non si inginocchiava al mondo. Invece di questa fede eroica abbiamo il fedevacantismo, un cattolicesimo svuotato del soprannaturale, ridotto alla cronaca e al sociale (grazie Henri de Lubac). Abbiamo di fronte quello che era il sogno dei modernisti e che san Pio X invece vedeva come un incubo.

E non ci inganniamo: il fedevacantismo si trova anche da noi, malgrado le precauzioni. Non c’è nulla che tenga, il virus del fedevacantismo ci becca pure se ci nascondiamo, ma in fondo non ce ne rendiamo conto, perché da troppi decenni abbiamo raggiunto una, ben triste, immunità di gregge.

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