Il fallimento di Bergoglio certifica quello della “Nuova Chiesa” uscita dal Concilio. Eppure si procede sulla stessa strada. E dopo Francesco?

di The Wanderer

Nelle prossime settimane verrà pubblicato il documento finale scaturito dal sinodo tedesco e si annuncia catastrofico. Il vescovo di Ratisbona lo ha definito eretico e nientemeno che il cardinale Kasper lo ha qualificato come “non cattolico”. Questo evento, che per ora osserviamo da lontano, è indicativo della situazione reale in cui versa oggi la Chiesa cattolica: una Chiesa irrilevante, con una forte tendenza alla scomparsa. In un recente studio condotto in Germania, si conclude che solo il 12% della popolazione, compresi i cattolici, pensa che la religione abbia una qualche importanza nella società. Vale a dire, all’88% non interessa se esiste o meno la Chiesa. E se continueranno a scoppiare gli scandali degli ultimi anni, per loro non sarà strano preferire direttamente che non esista. Sicuramente le percentuali saranno diverse nell’Europa meridionale, negli Stati Uniti e in America Latina —riserva fantasiosa della Chiesa—, ma quanto di più? 20%? 25%? La risposta è sì, nella migliore delle ipotesi.

Ho preso questi dati da un video di padre Santiago Martín di cui consiglio vivamente la visione. E questo sacerdote, che non è un tradizionalista, conclude: “La nuova Chiesa ha fallito”. Il fatto è che, se dopo il Concilio Vaticano II la Chiesa, che era già in ritirata, ha adottato la strategia dell’adattamento al mondo per restare al centro dell’attenzione e non perdere fedeli, quella strategia si è rivelata un pauroso errore che ci ha condotto all’attuale situazione di estinzione.

E non è necessario ricorrere a studi sociologici o a costose indagini condotte da consulenti internazionali. È sufficiente visitare le chiese la domenica —figuriamoci nei giorni feriali— per capire che sono vuote. Lo stesso accade in Europa come in Argentina. Le poche persone che, prima della pandemia, ancora ci andavano hanno già smesso di farlo vista la cattiva gestione da parte dei vescovi delle quarantene decretate dai governi. Un lettore ha commentato il precedente post del blog con le seguenti parole: “Nella parrocchia che frequento, ieri, domenica a messa, c’erano solo sette persone più due del coro, il prete si è quasi messo a piangere. E ne ha tutti i motivi perché qualsiasi setta, di quelle che proliferano là fuori, raccoglie molto più consenso”. E questo non si verifica soltanto in Argentina. È la situazione che si osserva in tutto il mondo.

Ma il problema si aggrava perché la gerarchia della Chiesa, a cominciare dal Sommo Pontefice, non riconosce la gravità della malattia terminale e propone di aumentare le dosi della stessa medicina che ha già dimostrato il suo effetto nocivo. Ricordo, solo per fare un esempio tra i tanti, quanto detto ai gesuiti slovacchi: “Per questo oggi si torna al passato: per cercare sicurezze. Ci dà paura celebrare davanti al popolo di Dio che ci guarda in faccia e ci dice la verità. Ci dà paura andare avanti nelle esperienze pastorali. Penso al lavoro che è stato fatto al Sinodo sulla famiglia per far capire che le coppie in seconda unione non sono già condannate all’inferno. Ci dà paura accompagnare gente con diversità sessuale. Ci danno paura gli incroci dei cammini di cui ci parlava Paolo VI. Questo è il male di questo momento”.

Bergoglio insiste sul fatto che l’adulterio non è più peccato e nell’”accompagnamento” delle persone con diversità sessuale come segni di questa “nuova Chiesa” “in uscita” che si è rivelata un completo fallimento. Pochissimi sono gli adulteri interessati ad andare a messa o a fare la comunione, e ancor meno i sessualmente diversi. Entrambe le categorie sanno bene cosa devono fare per essere salvati: è meglio cavarsi un occhio ed entrare nel Regno dei Cieli con un occhio solo che andare all’inferno con entrambi gli occhi.

L’attuale catastrofe della Chiesa non è colpa di Francesco. Lo abbiamo ripetuto qui innumerevoli volte; sono problemi che si trascinano da decenni e sono stati sistematicamente risolti male. Ma è sua responsabilità l’ecatombe che si prevede nel prossimo futuro. Un paio di giorni fa un media laico ha descritto Bergoglio come “il Papa più ridicolo della storia della Chiesa” e come “tonto”, e con questo capiamo che anche i suoi amici più stretti lo hanno lasciato solo. Il re è nudo e ormai non solo il bambino se ne è accorto.

Considero che sia un compito urgente e una seria responsabilità dei vescovi, incaricati da Nostro Signore di governare la Chiesa, di sedersi e riflettere seriamente sul da farsi per trovare una via d’uscita che abbia una minima garanzia di successo. Il pontificato di Bergoglio è già finito e fallito. Non si può insistere su quella via. Il problema è cosa arriverà dopo di lui. È chiaro che la crisi nella Chiesa non può essere risolta sollazzandosi con il mondo e radunando folle alla Gmg o con i viaggi pontifici. Quelle ingenue speranze degli anni ’80 e ’90 sono state seppellite.

Padre Martín, alla fine del suo video, spiega che secondo lui la soluzione esige unità. Sono d’accordo. Il problema è come ottenerla.

Fonte: caminante-wanderer.blogspot.com

Titolo originale: La Iglesia irrelevante

Traduzione di Valentina Lazzari

Testo rivisto dall’autore

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