Cardinale Müller: “Senza Dio, l’uomo va incontro a disastri. I cattolici si oppongano al laicismo che esclude la religione dalla sfera pubblica”

Il mese scorso l’ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cardinale Gerhard Müller, ha tenuto una conferenza all’Università di Notre Dame, negli Stati Uniti, sul tema I papi come guardiani della dignità umana. Una conferenza che ha preso in esame il modo in cui i cattolici potrebbero proporre e difendere un’autentica antropologia cristiana in un mondo secolarizzato.

Per parlare di felicità, diritti umani e dell’autentica dignità di ogni persona il cardinale ha incontrato Charlie Camosy di The Pillar.

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Charlie Camosy – Eminenza, lei il mese scorso a Notre Dame ha tenuto una riflessione su I papi come guardiani della dignità umana. Che cosa desiderava trasmettere con la conferenza?

Gerhard Müller – L’occasione è stata la presentazione del mio libro The Pope: His Mission and his Task [Il papa: la sua missione e il suo compito]. Tutti sanno che la missione soprannaturale della Chiesa è di proclamare Cristo come Figlio del Dio vivente e Redentore universale dell’umanità dal peccato e dalla morte. Ma la Chiesa ha anche una missione profetica per l’unità, la pace e la libertà della famiglia umana (come è spiegato nei documenti del Concilio Vaticano II). Questo è il naturale bonum commune. Persone di diverse religioni e visioni del mondo possono – come dimostrano la ragione e l’esperienza storica – cooperare pacificamente e prosperare solo se riconoscono la dignità e i diritti di ogni singolo essere umano. La base di questi diritti sono i comandamenti di Dio, iscritti nel cuore di ogni essere umano, cioè nella conoscenza dell’intelletto e nella libertà della volontà. La coscienza distingue la verità dalla falsità, così come le azioni buone da quelle cattive di ogni persona. Il centro della persona è la sua libertà nell’atto religioso e nelle decisioni morali. A partire da papa Leone XIII, con la sua dottrina sociale, i papi, da san Giovanni XXIII e san Paolo VI a san Giovanni Paolo II, e da Benedetto XVI a Francesco, si sono impegnati per la pace nel mondo, la giustizia sociale, il dialogo interreligioso, la fraternità di tutti gli uomini e il diritto inalienabile alla vita dal concepimento alla morte naturale.

CC – Da un lato, le sue osservazioni suggeriscono che le nostre culture secolarizzate hanno messo a rischio il concetto di dignità umana. Dall’altro lato, lei fa riferimento alla legge morale naturale a sostegno della nostra visione antropologica cattolica. Lei pensa, eminenza, che i nostri tentativi di raggiungere le culture secolarizzate mediante risorse secolari a sostegno della dignità umana siano stati in gran parte un fallimento? E, se sì, a cosa attribuisce questo fallimento?

GM – I principi fondamentali della teologia cattolica sono i seguenti:

la grazia presuppone la natura;

la grazia ripara il danno causato dal peccato di Adamo alle facoltà della ragione e della libertà;

la grazia perfeziona l’essere umano in una grata comunione con Dio.

Anche prima del cristianesimo, e al di fuori della speciale storia di salvezza di Israele, ci sono state giustificazioni filosofiche della moralità basate sulla ragione. Basti pensare all’Etica nicomachea di Aristotele, e ai contributi degli stoici (come Seneca) che ricordavano all’umanità la felicità naturale. Nella Critica della ragione pratica Immanuel Kant fondò un’etica autonoma, senza un fondamento diretto nei comandamenti di Dio, ma sostenendo la presenza di Dio come postulato necessario e ideale della ragione. Il problema della cosiddetta secolarizzazione non consiste direttamente nella fondazione di un’etica priva dell’appello esplicito alla rivelazione soprannaturale, nel senso ebraico e cristiano. Ciò che fondamentalmente sfida la teologia cristiana è la negazione dell’esistenza di una natura umana! Il costruttivismo spiega l’essere umano come il prodotto di processi psicologici e sociologici e di condizioni accidentali. L’anima non è una sostanza ma un insieme di associazioni (Hume), la specie umana è un incidente dell’evoluzione (Darwin), l’individuo è un risultato delle condizioni sociali (Marx), il comportamento è un’apparizione dell’inconscio sulla superficie della coscienza (Freud).

Dopo aver decostruito in questo modo il concetto della natura mentale e corporea dell’uomo, da cui e in cui la persona si costituisce e si dispiega, è possibile poi riassemblare la persona umana secondo programmi individuali o sociali (il diritto del più forte, una società senza classi, il principio del piacere) e creare così l'”uomo nuovo”. Metafisicamente parlando, abbiamo a che fare con un nichilismo radicale che nega che ogni essere umano sia partecipe di Dio. L’insistenza cristiana sulla dignità personale viene fraintesa: è vista come insistenza conservatrice o reazionaria a partire da una visione del mondo “pre-scientifica”, o come una difesa di relazioni sociali superate (tra imprenditori e lavoratori, marito e moglie, genitori e figli, clero e laici nella Chiesa, eccetera) e guidate dall’interesse del dominio, o anche come una morale repressiva e puritana (Nietzsche).

CC – La mia esperienza nel campo della bioetica laica, accademica e pubblica suggerisce che più capitoliamo di fronte a coloro che insistono che le persone e le istituzioni religiose devono tradurre le loro credenze in un linguaggio etico estraneo, secolarizzato, più coloro che detengono il potere si chiedono perché i pensatori religiosi dovrebbero essere parte delle discussioni pubbliche e accademiche. I teologi, sebbene siamo stati i primi bioeticisti accademici, sono ora quasi totalmente emarginati dai centri di potere nel nostro stesso campo. Inoltre, le istituzioni sanitarie cattoliche sono ora nel mirino di un’amministrazione statunitense ostile. Questo suggerisce forse che la Chiesa deve concentrarsi maggiormente sulla nostra base esplicitamente teologica della dignità umana?  Anche, e forse soprattutto, nel nostro lavoro pubblico?

GM – Il riferimento alla legge morale naturale, cioè fondata sulla ragione, che ci insegna a fare il bene e ad evitare il male, deve rendere evidente a ogni persona che un paradiso terrestre materialistico, senza Dio e contro Dio, è necessariamente destinato al fallimento. Coloro che sostengono che il disastro del dominio totale dei popoli in nome dell’emancipazione e del progresso, nei secoli XIX e XX, è da mettere da parte come un incidente “eccezionale” nel corso della storia non possono essere aiutati dalla ragione naturale o dal riferimento alla rivelazione soprannaturale. La ragione speculativa e pratica è dalla nostra parte. Non dobbiamo lasciarci spingere in un soprannaturalismo e scollegare la rivelazione dal mondo naturale, né farci sedurre dal naturalismo immanentista (cioè dall’idea di autocreazione e autoredenzione). La religione è una questione di coscienza personale, ma non è una “questione privata”. Dobbiamo partecipare al discorso sociale con fiducia senza mai rinunciare a questo diritto. Perché il mondo è una creazione di Dio e non il prodotto di ingegneri sociali. Quasi mai con la parola “laicismo” si indica la neutralità religiosa dello Stato. Spesso la parola indica la tacitazione della religione nella sfera pubblica. Che sia nazionalista o comunista, è una forma di totalitarismo travestita da liberalesimo.

CC – Vorrei infine farle una domanda sulla dignità di una categoria specifica: gli esseri umani che soffrono di demenza allo stadio avanzato. Abbiamo visto come in molti paesi occidentali è stata trattata questa categoria di persone durante la pandemia. Peter Singer e altri filosofi hanno coerentemente sottolineato che se rifiutiamo l’essere persona dei bambini nella fase prenatale e degli esseri umani che si trovano in un cosiddetto “stato vegetativo”, allora anche gli esseri umani con demenza, i quali non possiedono più la nostra razionalità e consapevolezza di sé, non dovrebbero essere considerati persone come noi. Dal momento che questa popolazione è destinata a raddoppiare nei prossimi vent’anni, e viene esercitata una pressione massiccia sulle risorse sanitarie, temo che questa sarà la prossima categoria umana destinata a restare fuori dal cerchio di coloro che hanno diritto a un uguale protezione da parte della legge. Come dovrebbe rispondere la Chiesa a questa imminente crisi riguardante le persone con demenza?

C’è anche una demenza della ragione filosofica. Un buon esempio è la riduzione del concetto di persona. Invece di intendere la persona come un’esistenza individuale di natura mentale, fisica e sociale dotata di ragione e volontà (indipendentemente dal grado di sviluppo di queste capacità), Singer riduce la persona a una sola dimensione. Inoltre, il criterio di Singer è impraticabile, perché conduce inevitabilmente alla barbarie degli umani che decidono sul diritto alla vita dei loro pari. Possiamo rottamare la nostra auto dopo un lungo periodo di utilizzo perché è “un nostro prodotto”, ma l’uomo porta in sé il diritto alla vita e all’integrità spirituale-corporea. Nel riconoscere questa verità sta la differenza tra l’umanità e la disumanità. Chi fa dipendere la dignità umana dalla realizzazione graduale di alcune caratteristiche scelte arbitrariamente perde la capacità di denunciare sia le ideologie razziste che quelle capitaliste-socialiste, che valutano gli uomini in base alla loro utilità per la società. Una volta fatto un tale passo, si è entrati nel mondo di un anti-umanesimo deviato.  Nessuno nega che l’aumento della durata della vita media produca gli effetti collaterali delle malattie della vecchiaia. Ma così come l’uccisione brutale di persone non ancora nate non è una soluzione all’aumento della popolazione mondiale, anche l’uccisione di persone affette da demenza non è una “soluzione finale”. Dopo tutto, dovremmo ricordare che sono stati gli assassini di massa del XX secolo a spacciare i loro crimini contro l’umanità come una soluzione finale a presunti problemi! Come cattolici e cristiani dobbiamo opporci agli ideologi divisivi della “guerra di razza e di classe”, con la loro retorica di eliminazione, e metterli a confronto con l’intuizione che la ragione e la fede ci hanno dato, cioè che tutti gli esseri umani sono chiamati a una convivenza rispettosa e pacifica. Noi cristiani non sopprimiamo spietatamente le altre voci, ma vogliamo inserire nel discorso la voce della ragione fatta carne, Gesù Cristo. Solo Dio garantisce la fine armoniosa di ogni vita umana secondo i suoi piani, nel concerto del suo amore trinitario, che permea la creazione. Come cristiani siamo chiamati a dare testimonianza, importune et opportune.

Fonte: pillarcatholic.com

 

 

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