La corsa per il Quirinale, la maionese impazzita e l’Amico americano

Spesso per cercare di capire un poco la politica italiana è bene allontanarsi da Roma. Anche di molto. E siccome, che ci piaccia o no, il Bel Paese è sotto diretta influenza Usa, non è male dare un’occhiata a ciò che si dice oltreoceano.

In questi giorni la stampa a stelle e strisce è tutto un peana per Draghi. Sia il Washington Post sia il New York Times e il Wall Street Journal lasciano intendere che per l’Amico americano l’ideale sarebbe clonare Draghi per piazzarlo al Quirinale lasciandolo però anche a palazzo Chigi. La parola che più ricorre nei commenti è “stabilità”. Draghi, si argomenta, ha dato finalmente stabilità alla rissosa politica italiana restituendo credibilità all’azione di governo. Inoltre Draghi, sempre secondo questi commenti, ha il merito di aver affrontato in modo deciso la pandemia.

Tuttavia, visto che clonare Draghi non si può, la stampa Usa lascia intendere che un suo trasferimento al Quirinale, tutto sommato, sarebbe preferibile, perché dal Colle potrebbe comunque esercitare una funzione di indirizzo e controllo sulla politica italiana, e per un tempo più lungo rispetto al premierato. Ma, a quel punto, chi mettere a capo del governo? E come raggiungere un largo consenso visto che solo Draghi ha avuto, ed ha, il prestigio necessario per formare una larghissima coalizione?

Dai commenti americani traspare un’ipotesi: lasciare ancora per un paio d’anni Mattarella al Quirinale, in modo che Draghi possa potare a termine la sua missione di governo, e poi, in un momento politico meno complicato dell’attuale, traghettare Super Mario al Colle dopo aver piazzato un suo degno erede a palazzo Chigi.  Solo così, si afferma, all’Italia sarebbe assicurata stabilità a lungo termine (ancora due anni di governo Draghi più sette di presidenza Draghi al Quirinale), con grande soddisfazione dei mercati, dell’Europa (che ha stanziato duecento miliardi di fondi per l’Italia e vuole che a gestirli sia Super Mario) e di tutti i principali partner internazionali.

L’Italia, scrive il Washington Post, ha bisogno di un governo stabile e di un nuovo presidente, ma Mario Draghi non può essere la risposta a entrambe le esigenze. E allora? L’unica soluzione sembra, appunto, un Mattarella bis, così da consentire a Super Mario di completare il lavoro a palazzo Chigi per poi trasferirsi al Quirinale.

I presidenti della Repubblica, osserva l’agenzia economica Bloomberg, hanno molti più poteri di quello che sembra, quindi un Draghi al Quirinale potrebbe continuare nella sua azione stabilizzatrice, ma chi piazzare al governo al posto suo? Nessuno ha il profilo adatto, e un primo ministro non all’altezza della situazione metterebbe a repentaglio l’accesso dell’Italia alle sovvenzioni europee.

Dunque, ecco di nuovo profilarsi il Mattarella bis, traghettatore verso una presidenza Draghi da concretizzare almeno fra un paio d’anni.

L’incognita è data da un sistema dei partiti che ormai non risponde più a nessuna logica, una maionese impazzita in cui non solo non ci sono king makers riconosciuti e riconoscibili (Salvini vuole esserlo, ma non sembra proprio il suo mestiere), ma sono saltati tutti i rapporti all’interno dei partiti stessi, anche per la totale mancanza di leadership.

L’Amico americano, dunque, sta a guardare. Ma si limiterà a guardare?

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