Vaccini che non funzionano come vaccini. Gli allarmanti dati scozzesi

di Andrea Widburg

I vaccini si stanno rivelando un bersaglio in continuo movimento. Due dosi ci salveranno. No, tre. No, meglio quattro. Vabbè, lasciamo la questione aperta. Intanto, ci dicono, faresti meglio a farti vaccinare se vuoi lavorare, fare shopping, mangiare fuori, andare a un concerto, magari anche salire su un aereo. Ma cosa succede a questo maniacale regime vaccinista nel momento in cui iniziamo ad avere dati secondo i quali non solo le iniezioni non impediscono alle persone di contrarre il Covid (che poi dovrebbe essere l’effetto tradizionale di un vaccino), ma possono effettivamente lasciare le persone più vulnerabili al Covid stesso?

Israele, paese talmente terrorizzato dall’idea che il Covid lo chiudesse, lasciandolo così vulnerabile alle organizzazioni genocide e alle nazioni che lo circondano, ha intrapreso il programma di vaccinazione più aggressivo al mondo e ora, secondo un rapporto del fine settimana, è la nazione con il tasso di Covid pro capite più alto al mondo.

Israele ha registrato infatti 69.201 nuovi casi di coronavirus nelle ultime ventiquattr’ore, secondo un aggiornamento del sito web del ministero della Salute di venerdì. Ci sono 427.023 casi di Covid attivi, il che lo rende il paese con il maggior numero di casi pro capite, davanti alla Slovenia.

Il carico, dovuto alla variante altamente contagiosa omicron, comprende 638 pazienti in condizioni gravi e 124 in ventilazione polmonare artificiale. Di quelli attualmente ricoverati in gravi condizioni, l’84% ha più di sessant’anni anni. Il bilancio delle vittime, a partire da venerdì pomeriggio, era di 8.371. Il tasso di positività nei test Covid ha raggiunto livelli record del 20,13%. In totale 2,2 milioni di israeliani sono stati infettati dall’inizio della pandemia. Circa 4,5 milioni hanno ricevuto tre dosi del vaccino e oltre 500 mila quattro dosi.

Queste notizie ci dicono che i vaccini non funzionano come vaccini. Cioè, non fanno nulla per impedire alle persone di contrarre la malattia, e tutto ciò è in contrasto con quanto da duecento anni sappiamo su che cosa sia un vaccino, ovvero una dose di una sostanza che attiva il sistema immunitario naturale del corpo assicurando che la persona non riceva mai l’agente infettivo. Ecco l’obiettivo del vaccino (ad esempio per il vaiolo, la poliomielite, il morbillo, la parotite, la rosolia, la difterite e via elencando).

In effetti, Rochelle Walensky del CDC ha ammesso che i vaccini non impediscono alle persone di prendere o diffondere il Covid. Il nuovo mantra del CDC è che quelli che erano precedentemente noti come vaccini sono ora mezzi terapeutici. Quindi non c’è fine al numero di dosi che dovremmo fare per ottenere il green pass per il lavoro, lo shopping, i viaggi, l’istruzione eccetera.

E se si scopre che in realtà questi vaccini non sono nemmeno terapeutici? E se, in seguito alla vaccinazione, ci ammalassimo non meno, ma di più?

I dati provenienti dalla Scozia suggeriscono che questa è una possibilità reale. I dati scozzesi mostrano infatti che il tasso di casi di Covid 19 standardizzato per età è più alto tra i vaccinati con due dosi e più basso tra i non vaccinati! Idem per quanto riguarda ricoveri e decessi.

Qui c’è qualcosa di allarmante. Qualcosa che, insieme ad altri dati, solleva domande sull’effetto negativo della diminuzione degli anticorpi, il costante ricorso a richiami e sulle conseguenze di un vaccino che perde con anticorpi subottimali a spettro ristretto contro un virus in continua evoluzione.

Naturalmente, questo è sempre stato un rischio con i vaccini mRNA. Ad agosto, Pandra Selivanov ha scritto degli esperimenti sui polli che gli scienziati arroganti di oggi hanno ignorato.

La malattia di Marek colpisce i polli, non gli esseri umani. È uno dei virus più letali al mondo, perché uccide il cento per cento dei polli non vaccinati in dieci giorni. Nemmeno l’Ebola, uno dei virus più temuti che colpisce l’uomo, uccide tutti coloro che contagia. Forse solo il dieci per cento delle persone infette da Ebola vive, ma è comunque è il dieci per cento in più rispetto ai polli infetti da Marek.

Ma perché parliamo di una malattia che colpisce solo i polli? È perché il vaccino per la Marek se da un lato protegge i polli dalla malattia, dall’altro rende il virus molto più pericoloso. Gli uccelli vaccinati muoiono raramente, ma possono diffondere la Marek agli uccelli non vaccinati, proprio come gli esseri umani vaccinati possono diffondere varianti di Covid agli esseri umani non vaccinati.

Alla fine di tutto questo, scopriremo che i vaccini hanno fatto una differenza minima nella diffusione del Covid. Penso che scopriremo anche che, solo in America, centinaia di migliaia di persone sono morte perché le istituzioni burocratiche e mediche guidate da Fauci hanno insistito su questi inutili vaccini ignorando le terapie.

Fonte: americanthinker.com

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