Gran Bretagna – Italia, confronto impietoso. Ecco come e perché il green pass ha fallito

Cari amici di Duc in altum, per smascherare il fallimento della politica del green pass ecco un efficace articolo dello Spectator. Il confronto tra l’Italia e la Gran Bretagna, dove non è stata introdotta alcuna forma di pass vaccinale, dimostra chiaramente che il green pass non solo non ha ottenuto i risultati con i quali il governo ha giustificato il provvedimento, ma ha contribuito a diffondere i contagi. Un confronto dal quale l’Italia esce malissimo, come governo ma anche come cittadini. Il green pass, scrive lo Spectator, pur essendo acclamato con fervore religioso come un successo della colazione interpartitica, in realtà è stato un inutile esercizio di tirannia. Ma, ahinoi, con la fattiva collaborazione dei tiranneggiati.

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di Nicholas Farrell

spectator.co.uk

Mentre la maggior parte dei paesi europei, in particolare la Gran Bretagna, sta allentando le restrizioni contro il Covid, l’Italia, che ha già le normative più rigide, le ha rese ancora più dure, sebbene i dati dimostrino che sono inutili.

Perché l’Italia ha il regime di pass vaccinale più draconiano d’Europa? Forse perché è un paese in cui indovini e guaritori sono un’industria multimiliardaria? Ad ogni modo, la psicosi di massa acceca politici e cittadini allontanandoli dalla verità.

Nel Regno Unito le false affermazioni dei consulenti scientifici del governo sulla necessità e i vantaggi dei blocchi alla fine sono state demolite in modo convincente, un processo nel quale The Spectator ha svolto un ruolo significativo. Ora è arrivato il momento di sfatare le falsità anche sui pass. E per avviare questo lavoro di smascheramento non c’è posto migliore dell’Italia.

In Italia il regime di passaporto vaccinale – lì si chiama green pass – è stato giustificato, quando è stato introdotto lo scorso agosto, in base all’idea che avrebbe aumentato l’assunzione del vaccino, creato spazi sicuri per i vaccinati e quindi ridotto i casi di Covid, i ricoveri e i decessi. Ma non ha ottenuto nessuno di questi obiettivi.

Nonostante ciò, il regime è diventato sempre più draconiano. A meno che non avessero avuto il Covid negli ultimi sei mesi, o avessero sborsato quindici euro per un tampone ogni quarantotto ore, i non vaccinati sono stati ben presto banditi da quasi tutti gli spazi pubblici, dai mezzi di trasporto e persino dal lavoro.

Il green pass, acclamato con fervore religioso come un enorme successo del governo di unità nazionale, guidato dal premier non eletto ed ex banchiere centrale dell’Ue Mario Draghi, in realtà non è stato altro che un esercizio di inutile tirannia.

Eppure, nonostante ciò, a dicembre, il governo Draghi ha introdotto il super green pass, che ha reso il regime ancora più tirannico, rendendo la vaccinazione obbligatoria per salire su tutti i mezzi pubblici ed entrare in molti spazi pubblici come ristoranti, bar (anche restando all’esterno), parrucchieri e stadi sportivi, a meno che le persone non siano guarite dal Covid negli ultimi sei mesi. In più, è stato annullato il diritto dei non vaccinati di accedere a questi luoghi sottoponendosi al tampone da quindici euro ogni due giorni. Inoltre, con il tasso di contagi in caduta libera, la vaccinazione obbligatoria è stata estesa ai luoghi di lavoro per gli over cinquanta.

La vaccinazione era già obbligatoria sul lavoro per insegnanti e operatori sanitari e di emergenza, ma ora nessuna persona non vaccinata di età superiore ai cinquant’anni che non sia guarita dal Covid negli ultimi sei mesi potrà andare al lavoro. Se lo fa, sia la persona sia il datore di lavoro rischiano multe da seicento a millecinquecento euro. In precedenza, si poteva ancora andare al lavoro facendo il tampone da quindici euro ogni due giorni o nel caso di guarigione negli ultimi sei mesi.

Secondo la stampa italiana, sono cinquecentomila i lavoratori italiani non vaccinati di età superiore ai cinquant’anni destinati a essere sospesi senza stipendio, a meno che non gettino la spugna e si sottopongano alla vaccinazione.

Naturalmente, né il non eletto Draghi né nessun altro membro della sua coalizione interpartitica ammetterà mai che quello che strombazzano come un risultato di cui andare fieri è in realtà un fallimento. Non lo faranno nemmeno i media italiani, che si sono supinamente piegati alla linea del governo, né gli stessi italiani, tre quarti dei quali, stando ai sondaggi, sostengono il green pass. Tutti rischiano di perdere la faccia se ammettessero il fallimento.

Che la loro ossessiva convinzione circa le meraviglie del green pass sia una completa sciocchezza risulta chiaro da un confronto fra i dati dell’Italia e della Gran Bretagna, paese che non ha introdotto alcuna forma di passaporto vaccinale.

Italia e Gran Bretagna, rispettivamente con 59 milioni e 69 milioni di abitanti, hanno popolazioni simili. E al momento, dopo quasi sette mesi di regime di passaporto vaccinale in Italia, il numero di persone non vaccinate in Italia e in Gran Bretagna resta più o meno lo stesso. In Italia, l’88,92% degli over 12 è completamente vaccinato, rispetto all’84,9% in Gran Bretagna.

A gennaio c’erano ancora 5,9 milioni di italiani non vaccinati di età superiore ai dodici anni, anche questo un un numero simile a quello della Gran Bretagna.

La lezione è chiara: come dimostra il caso della Gran Bretagna, la stragrande maggioranza delle persone ha scelto di farsi vaccinare di propria spontanea volontà e non ha avuto bisogno di essere costretta a farlo dallo Stato. In effetti, costringere le persone a farlo, come dimostra l’Italia, non funziona.

Ciò che conta di più, ovviamente, è il conteggio dei morti. Ma anche sotto questo profilo il green pass e il super green pass hanno ottenuto uno scarso effetto. Anzi, avendo creato tra i vaccinati un senso di falsa fiducia, potrebbero aver peggiorato le cose. Ad ogni modo, hanno fallito.

Se avessero funzionato, i tassi di infezione dell’Italia sarebbero stati di gran lunga inferiori a quelli della Gran Bretagna. Eppure, dall’inizio dell’ultima grande ondata di contagi causata a dicembre dalla variante Omicron, l’Italia ha avuto un numero di infezioni da Covid del tutto simile a quello della Gran Bretagna, dove non è stato introdotto alcun pass verde.

La spiegazione, ovviamente, è che, a prescindere dai green pass, gli italiani vaccinati si infettano a vicenda.

Dal 1° dicembre (quando la variante Delta se ne stava andando e la variante Omicron stava arrivando) sono stati circa sette milioni i casi di Covid sia in Italia sia in Gran Bretagna. In Italia, nell’ultimo mese il 70 per cento delle infezioni da Covid ha riguardato persone parzialmente o completamente vaccinate. È vero che, proporzionalmente, poche persone vaccinate che prendono il Covid finiscono in ospedale o muoiono, ma quelle che si ammalano e muoiono sono ancora tante. In Italia da dicembre circa la metà dei ricoveri per Covid e più della metà dei decessi hanno riguardato persone vaccinate parzialmente o totalmente.

Per aggiungere la beffa al danno, dal 1° dicembre l’Italia ha fatto registrare molti più decessi per Covid rispetto alla Gran Bretagna. In Italia, infatti, a partire dal 1° dicembre ci sono stati diciottomila decessi per Covid, rispetto ai quindicimila della Gran Bretagna. Un’enorme differenza.

Eppure i politici, i giornalisti e la maggior parte degli stessi italiani continuano a credere che il green pass, ora trasformato in super green pass, sia l’unica soluzione.

Dal 2011 l’Italia non ha un primo ministro designato da un partito o da una coalizione che abbia vinto le elezioni politiche. Tuttavia, non è tanto la natura antidemocratica dei governi italiani a spiegare il regime del passaporto vaccinale, bensì la natura dittatoriale degli italiani. Ironia della sorte, l’unico grande partito che si sia opposto al regime è stato il postfascista Fratelli d’Italia.

Quasi incredibilmente, la scorsa settimana, su questo confronto tra Italia e Gran Bretagna, in un importante talk show politico televisivo un giornalista ha interrogato il professor Walter Ricciardi, consigliere scientifico per il Covid del ministro della Salute. Il professore – un equivalente italiano del nostro amato professor Neil Ferguson – stava concionando su come il passaporto vaccinale garantisca la libertà quand’ecco che il giornalista gli ha chiesto il perché della necessità del pass quando paesi come la Gran Bretagna e la Spagna pur non avendo nulla del genere hanno fatto registrare una mortalità inferiore. Infatti, secondo i dati della John Hopkins University, l’Italia ha avuto 252,55 morti ogni centomila abitanti e la Gran Bretagna 240,57.

Ebbene, il professor Ricciardi, dopo aver accusato il giornalista di fare affermazioni “prive di qualsiasi fondamento scientifico”, ha ribattuto: ‘L’Inghilterra calcola le morti in modo completamente diverso da noi. Se le calcolasse allo stesso modo, ne avrebbe il doppio. Dice che sono circa 150 mila, ma sono 300 mila”.

Parole senza senso! In realtà, la Gran Bretagna richiede solo che il defunto sia risultato positivo negli ultimi ventotto giorni di vita, il che semmai sopravvaluta il bilancio delle vittime. Invece in Italia le linee guida del servizio sanitario affermano: “Non basta essere positivi al Sars-Cov-2 per considerare il decesso come dovuto al Covid-19”.

Il professore ha proseguito affermando che gli “inglesi” (per gli italiani la Gran Bretagna è sempre Inghilterra) si sono rifiutati di imparare la lezione dall’Italia e di conseguenza i “numeri dei morti e dei casi” dell’Inghilterra sono “enormemente maggiori dei nostri”. Di nuovo una sciocchezza. Poi ha concluso dicendo che il Servizio sanitario nazionale britannico funziona così male che per la chirurgia dell’anca “c’è un’attesa di dieci anni”. E almeno questo, forse, è vero.

Fonte: spectator.co.uk

 

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