Bergoglio spiega perché non va a Kiev e perché non fa il nome di Vladimir Putin quando parla della guerra in Ucraina

“Non posso fare nulla che metta a rischio obiettivi più alti, che siano la fine della guerra, una tregua o, almeno, un corridoio umanitario. A che cosa servirebbe che il papa andasse a Kiev se la guerra continuasse il giorno successivo?” È una delle risposte di papa Francesco nell’intervista al quotidiano argentino La Nación, in cui affronta la situazione in Ucraina e si dice rammaricato per il mancato incontro con Kirill.

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Uno dei primi temi affrontati nell’intervista al giornalista Joaquín Morales Solá è la guerra in Ucraina. A questo proposito, Francesco sottolinea che “ogni guerra è anacronistica in questo mondo e in questa fase della civiltà”. Inoltre, chiarisce di non nominare mai il presidente russo o la Russia quando parla di guerra, perché “un papa non nomina mai un capo di Stato, tanto meno un Paese, che sia superiore al suo capo di Stato”. Ha anche ribadito che la Santa Sede è sempre disposta a mediare in ogni conflitto: “Ci sono sempre negoziati. Il Vaticano non riposa mai. Non posso dirvi i dettagli perché cesserebbero di essere sforzi diplomatici. Ma i tentativi non si fermeranno mai”.

Disposto a fare di tutto per fermare la guerra

Circa la sua visita all’Ambasciata di Russia presso la Santa Sede, il pontefice sottolinea che è stata “una iniziativa personale. È stata una decisione che ho preso in una notte da sveglio pensando all’Ucraina. A essere onesto, vorrei fare qualcosa in modo che non ci sia più un morto in Ucraina. Non uno di più. E sono disposto a fare qualsiasi cosa”.

Solidarietà con la popolazione ucraina

Allo stesso modo, Francesco spiega di aver compiuto alcuni gesti di solidarietà con la popolazione ucraina, “con i suoi morti, con le sue famiglie e con coloro che soffrono per l’emigrazione”. Riguardo alla possibilità di visitare Kiev, il papa dice: “Non posso fare nulla che metta a rischio obiettivi più alti, che siano la fine della guerra, una tregua o, almeno, un corridoio umanitario. A che cosa servirebbe che il papa andasse a Kiev se la guerra continuasse il giorno successivo?”.

Promozione del dialogo

Un altro dei temi trattati nell’intervista è il rapporto del papa con il patriarca Kirill di Mosca e di tutte le Russie, con il quale si è incontrato all’Avana nel febbraio 2016. “Sono rammaricato che il Vaticano abbia dovuto annullare un secondo incontro con il patriarca Kirill, che avevamo programmato per giugno a Gerusalemme. Ma la nostra diplomazia ha ritenuto che un incontro tra noi in questo momento potesse portare molta confusione”.

Bergoglio dice che il rapporto con Kirill è molto buono e ricorda il suo impegno nella promozione del dialogo interreligioso: “Quando ero arcivescovo di Buenos Aires, ho riunito cristiani, ebrei e musulmani in un dialogo fruttuoso. È stata una delle iniziative di cui sono più orgoglioso. È la stessa politica che promuovo in Vaticano. Come mi avete sentito dire tante volte, per me l’accordo è superiore al conflitto”.

Fonte: infocatolica.com

 

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