In morte di Piero Angela

In queste ore Piero Angela viene salutato e onorato come un grande divulgatore scientifico, anzi come il campione della divulgazione scientifica. Onore e merito a un bravissimo giornalista che ha lavorato con passione per far crescere la conoscenza. Ma forse sarebbe più corretto dire che è stato il divulgatore di una certa idea di scienza. Un’idea razionalista, nutrita di spirito illuministico. Un’idea che va per la maggiore, ma che non è l’unica e, anzi, è messa sempre più in discussione proprio dagli stessi uomini di scienza, man mano che le frontiere della ricerca si spingono sempre più verso l’ignoto.

Che Piero Angela fosse un bravo giornalista, e dunque un bravo divulgatore (ogni giornalista dovrebbe essere divulgatore, per riuscire a spiegare agli altri, come diceva Montanelli, perfino ciò che lui stesso non ha capito), è fuori dubbio, ma qui non è in discussione la sua bravura.

In un’intervista di qualche anno fa, quando compì ottantanove anni, Angela disse a proposito del problema di Dio: “Non mi sono mai dichiarato né ateo né agnostico né credente. Io la penso come la penso. Sono un uomo di scienza e non mi posso esprimere riguardo a Dio”. Posizione rispettabilissima, ed espressa con grande onestà e chiarezza. Ma posizione che può essere discussa, perché non è necessariamente vero che un uomo di scienza non si possa esprimere su Dio.

Faccio un esempio. Un altro grande divulgatore scientifico che quelli della mia età ricordano, Enrico Medi (1911-1974) – in un certo senso un antesignano di Angela –, laureato in Fisica pura con Enrico Fermi, non nascose mai di essere credente e una volta disse: “Sono felice di essermi dedicato a questo settore per conoscere e ammirare le meraviglie profuse da Dio nell’immensità del creato”.

Medi, che divenne famoso quando fu chiamato dalla Rai a commentare le dirette per lo sbarco degli uomini sulla Luna nell’estate del 1969 (io avevo undici anni e me le ricordo bene), fu a tal punto credente che la Chiesa ha dato inizio per lui alla causa di beatificazione, ma se sottolineo tutto questo non è per introdurre assurdi paragoni tra Angela e Medi, entrambi bravissimi; è solo per dire che Angela non può essere spacciato, come i superficiali fanno in queste ore, per l’uomo di scienza per eccellenza in quanto non si esprimeva riguardo a Dio. Era, ripeto, il rappresentante di una certa idea di scienza, che però non è l’unica e non è detto che sia per forze di cose la migliore o la più corretta.

Come giornalista televisivo Angela ebbe la capacità di mettere a frutto non solo le sue capacità ma anche quelle di un’azienda, la Rai, che più di quarant’anni fa, quando vide la luce Quark, credeva in certi progetti e li portava avanti senza l’ossessione degli ascolti. Ma potremmo chiederci: Angela avrebbe avuto a disposizione tante risorse, e avrebbe avuto tanto successo, se anziché presentare un solo volto della scienza, quello appunto di matrice illuministica, il più acclamato e condiviso, avesse dato spazio anche ad altri punti di vista?

Onore dunque a un bravissimo giornalista (e anche bravo pianista e dotato di senso dell’umorismo, se è vero che disse a sua moglie che sulla tomba voleva la scritta “Con tutto quello che avevo da fare…”, una parafrasi delle ultime parole di Cecil Rhodes, se non ricordo male), ma non facciamone il campione della divulgazione scientifica tout court. Fu il campione, bravissimo, di una certa divulgazione scientifica. Di gran successo, ma non l’unica possibile.

Ritorno ancora brevemente a Medi (il quale, lo ricordo a scanso di equivoci, si laureò sul neutrone e, tra i suoi molti studi, fece esperimenti con il radar e introdusse l’ipotesi delle fasce ionizzanti nell’alta atmosfera) per citare queste sue parole:  “Se non ci fosse pericolo di essere fraintesi, verrebbe da dire che il cristianesimo è esattamente scientifico; ma la verità è un’altra, è che la scienza per natura sua è cristiana: cioè ricerca della verità, cioè attenta indagine su quella che è la volontà di Dio che si esprime nell’ordine naturale (scienza) e nell’ordine soprannaturale (fede e teologia)”. Come si vede, un’altra idea di scienza.

Ho citato Medi, ma potrei citare decine di scienziati credenti, come per esempio Martin Novak, biologo e matematico cattolico, secondo il quale “La scienza non smentisce Dio”, o il fisico Krzysztof Meissner, anche lui apertamente cattolico: “La presenza di leggi universali, che è la condizione di possibilità della ricerca scientifica, leggi che non cambiano dal lunedì al mercoledì, è qualcosa di stupefacente, che non smette di sorprendermi dopo tanti anni. La considero più che un indizio, direi quasi una prova della presenza di una realtà trascendente”.

Angela invece diceva: “Sono un uomo di scienza e non mi posso esprimere riguardo a Dio”. E noi dobbiamo ringraziarlo sia per averlo detto chiaramente sia per tutto ciò che ha fatto nel nome della conoscenza. Però non è corretto sostenere, come in queste ore stanno facendo molti commentatori, che la sua fu la cultura scientifica. Fu un certo tipo di cultura scientifica. Tanto è vero che numerosissimi scienziati dimostrano che si può avere una mentalità perfettamente scientifica, e anche un profondo spirito critico, pur essendo credenti. Anzi, proprio perché credenti.

A.M.V.

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