Musica sacra e cultura giovanile: tre motivi per cui si sta sbagliando

di Aurelio Porfiri

Nella Chiesa alcuni hanno pensato che si sarebbero raggiunti i giovani facendo uso della loro cultura musicale, fatta in genere di musica pop, rock, rap e via dicendo. Vorrei indicare tre ragioni per cui questa scommessa è basata su premesse del tutto sbagliate.

  1. La Chiesa non forma il giovane in quanto tale, ma lo deve formare per portarlo alla maturazione in quanto cattolico. Romano Amerio ben diceva: “Concludendo questa analisi dell’atteggiamento nuovo del mondo e della Chiesa verso la gioventù, noteremo che anche qui si è consumata un’alterazione semantica e che i termini paterno e paternalistico son diventati termini di disprezzo, come se l’educazione del padre, come padre, non fosse esercizio eccellente di saggezza e di amore, e come se non fosse paterna tutta la pedagogia con cui Dio educò il genere umano nella via della salvezza. Ma chi non vede che in un sistema, in cui il valore si fa poggiare sull’autenticità e sul rifiuto di ogni imitazione, il primo rifiuto è il rifiuto della dipendenza paterna? Il vero, oltrepassando gli ipocorismi di chierici e di laici, si è che la gioventù è uno stato di virtualità e di imperfezione che non si può possedere come stato ideale né prendere come modello. Inoltre la gioventù vale come avvenire e speranza dell’avvenire, talmente che realizzandosi l’avvenire essa scema e si perde. La favola di Ebe si converte nella favola di Psiche. Anzi, se si divinizza la gioventù, la si getta al pessimismo, perché le si fa desiderare di perpetuarsi, mentre non si può. La gioventù è un progetto di non-gioventù e l’età matura non deve modellarsi su di essa, ma sulla saggezza maturata. Del resto nessuna età della vita ha per modello al proprio divenire un’età della vita, né la propria né l’altrui. Il modello infatti di ciascuna è dato dall’essenza deontologica dell’uomo, la quale è da ricercare e vivere, identica, in ciascuna età della vita. Anche qui lo spirito di vertigine fa voltare il dipendente verso l’indipendenza e l’insufficiente verso l’autosufficienza”. La formazione del cattolico avviene in vista della sua piena maturazione, non per essere condannati a restare in un’età di preparazione. Non vi dico la tristezza nel vedere quarantenni o cinquantenni che cercano la “Messa dei giovani” che cantavano decenni prima.
  2. Alcuni dicono: ma nel Rinascimento non si usavano forse temi profani per la musica sacra? Perché non possiamo farlo ora? Rispondo: perché la musica profana del Rinascimento derivava dalla musica sacra e ad essa somigliava molto, specialmente nel linguaggio usato. Quindi usare una canzone popolare nel Rinascimento non dava particolarmente fastidio. Ma usare oggi la moderna musica di consumo fa in modo che si inserisca in chiesa una modalità estetica non conciliabile con la liturgia.
  3. La musica non è neutra. Si pensa che mettere un testo liturgico sotto qualsiasi musica lo renda fruibile in chiesa, ma questo è un grave errore. Mettete un testo latino su una musica hard rock o punk: non potrà di per sé far diventare liturgici questi stili. La musica aggiunge tanto ai testi, e questa è la ragione per cui si cantano e non semplicemente si recitano. Eppure anche insigni liturgisti continuano a non capire questo fatto così elementare.

 

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