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Monsignor Viganò / Intervista a Michael J. Matt per la Catholic Identity Conference

Molti cattolici oggi credono che la Santa Madre Chiesa stia attraversando la peggiore crisi della storia, che supera anche quella dell’eresia ariana. Crede che sia così?

Non so dire se questa crisi sia la peggiore che dovrà fronteggiare la Chiesa da qui alla fine dei tempi; di certo è la peggiore fino ad oggi, sia per la proporzione devastante dell’apostasia, sia per la narcotizzazione del basso Clero e dei fedeli nei confronti della Gerarchia. In altre occasioni, la persecuzione fu più feroce, ma ha trovato resistenza nei Vescovi e opposizione nei Cattolici, che potevano guardare alla Sede di Pietro come a un faro di Verità e un ostacolo all’instaurazione del regno dell’Anticristo. Oggi il katèchon è venuto a mancare, almeno temporaneamente, e la Sede Apostolica è occupata da un nemico dichiarato della Chiesa di Cristo.

Mai nella Storia abbiamo assistito ad un sistematico tradimento della Fede, della Morale, della Liturgia e della disciplina ecclesiastica, favorito e persino promosso dalla stessa Autorità suprema della Chiesa, nel silenzio complice della Gerarchia e nell’accettazione acritica di molti tra i chierici e i fedeli. La gravità di questa situazione è acuita dal fatto che l’opera dissolutrice della deep church avanza in sincronia con l’azione eversiva del deep state nelle nazioni, facendo sì che i fedeli cattolici siano oggetto di un duplice attacco, come fedeli e come cittadini.

Queste due realtà, ormai incontestabili, hanno in comune l’odio inestinguibile di Satana nei confronti di Cristo, della Sua Chiesa, della Sua santa Legge, della Civiltà cristiana. Questo inganno è talmente evidente da non poter più essere etichettato come “teoria del complotto”.

Se ci pensiamo, è inquietante che i protagonisti di questo piano criminale – tanto nei governi quanto nella Chiesa – provengano da quell’ambiente radical chic nel quale nacque e crebbe sin dagli anni Sessanta il progressismo “cattolico” conciliare, il pacifismo, l’ecologismo, l’omosessualismo e tutto il repertorio della sinistra woke. Come ho già detto, i singoli vescovi e l’intera Gerarchia di questi ultimi decenni dovranno rispondere dinanzi a Dio e alla Storia della propria complicità a questa crisi, anzi di esserne stati per certi versi ispiratori e fautori, abdicando al ruolo della Chiesa di Domina Gentium.

Cosa ha convinto Vostra Eccellenza ad aderire alla tradizionale controrivoluzione cattolica?

Quale figlio assisterebbe impassibile all’umiliazione della propria madre, lasciando che i suoi servi la espongano all’infamia e al vituperio, la spoglino della triplice corona e delle vesti regali, le sottraggano i gioielli e vendano i suoi beni, la costringano a vivere con ladri e prostitute, le tolgano anche il titolo regale e la abbandonino al degrado? E quale cittadino di una gloriosa nazione la lascerebbe distruggere da governanti traditori e funzionari corrotti, senza imbracciare le armi per insorgere e restituirle l’onore che le è stato sottratto?

Se questo è valido nell’ordine della natura, è ancora più vero e pressante quando si tratta della Santa Chiesa, assalita da nemici che la colpiscono non solo nelle cose temporali mettendo all’incanto chiese, arredi e sacre suppellettili – come sempre hanno fatto nel corso della Storia – ma addirittura nei suoi beni soprannaturali, nei tesori di cui il Re divino l’ha dotata per la santificazione delle anime, nelle ricchezze incorruttibili della sua dottrina e della sua liturgia. Ministri corrotti l’hanno esposta allo scandalo, ne hanno adulterato l’insegnamento, hanno disperso il suo esercito e abbattuto le mura che la difendevano dalle incursioni del nemico. Le anime che grazie alla Chiesa erano protette e accompagnate nel viaggio terreno verso l’eternità sono state allontanate e perdute: anime per le quali Nostro Signore ha versato il proprio Sangue e che i Suoi ministri infedeli hanno abbandonato e scacciato dal sacro recinto.

Rimanere a guardare l’oltraggio di cui è fatta oggetto la nostra Santa Madre Chiesa non è meno grave di essere stati tra la folla che assisteva alla Passione e Crocifissione di Nostro Signore, tra le grida e gli sputi dei manigoldi; perché siamo figli di Dio come siamo figli della Chiesa, che per i meriti di Gesù Cristo ci restaura nella Grazia e ci rende eredi del Regno dei Cieli.

All’inizio, sessant’anni fa, sembrava che fosse la Chiesa stessa – dopo le tragiche vicende della Seconda Guerra Mondiale e gli orrori delle dittature – a volersi quasi spogliare del proprio passato per attenuare in qualche modo l’abisso tra ciò che era divenuto il mondo e ciò che essa era rimasta. Questa spoliazione appariva un gesto di indulgenza per la società stravolta dalle rivoluzioni e dalla fine delle monarchie cattoliche, sull’onda di quella democrazia che credevamo potesse essere cristiana, nonostante sapessimo bene che i suoi “valori” erano sostanzialmente opposti alla visione trascendente del potere propria del credo cattolico. Pochi di noi, in quegli anni, hanno compreso che la rivoluzione conciliare avrebbe sovvertito l’ordine divino, rovesciato il kosmos gettando la Chiesa nel chaos, dato spazio all’eresia e demolito l’ortodossia, accettato la corruzione dei costumi sostituendola alla virtù e all’onestà.

Questo processo eversivo – evertere in latino significa appunto rovesciare – ha portato ai vertici della Gerarchia coloro che non avrebbero mai dovuto esservi ammessi, e ne ha emblematicamente scacciato o emarginato quanti sino ad allora erano stimati e rispettati. Fu il destino di tanti Vescovi e di un’infinità di sacerdoti, chierici, religiosi e religiose, a cui fu imposta la Rivoluzione presentandola come un “aggiornamento” che avrebbe dovuto dare inizio a quella “primavera conciliare” foriera di una nuova rinascita della Fede nei popoli prostrati da un secolo di conflitti sanguinosi.

Molti hanno creduto in buona fede che quella che il Card. Suenens aveva entusiasticamente presentato come «il 1789 della Chiesa» fosse solo una fase transitoria di assestamento, dalla quale il corpo ecclesiale sarebbe rinato più forte e più consapevole. Così non fu, come sappiamo e come abbiamo constatato. La rivoluzione conciliare non è stata diversa da quelle che hanno abbattuto i regni temporali e demolito la società cristiana: essa anzi rappresenta il necessario compimento di un piano eversivo concepito da una mente diabolica che prima colpisce il corpo mortale ma che poi deve necessariamente colpire l’anima immortale, e che per ottenere questo scopo prima devasta la società civile e poi prosegue implacabile contro la società religiosa.

Dal 13 marzo 2013 il tumore conciliare si è mutato in disastrosa metastasi. Come Vescovo, come Successore degli Apostoli, dinanzi a questa immane degradazione e umiliazione della Chiesa, ho dovuto alzare la voce e prendere posizione in modo chiaro. Esorto i miei Confratelli a risvegliarsi a loro volta dal torpore che li ha resi silenziosi spettatori di questa passio Ecclesiæ, e complici del Nemico. Alzatevi dalle vostre cattedre e gridate dai tetti la verità! E che i Vescovi cosiddetti “conservatori” la smettano di difendere a tutti i costi il Concilio Vaticano II che è la causa principale di questa strage di anime che grida vendetta al Cielo. Prendete posizione, prima di essere travolti dalla comune rovina.

Celebra ancora saltuariamente la Nuova Messa?

No, non celebro più il Novus Ordo da qualche anno ormai, e non vedo come potrei tornare sui miei passi accettando di celebrarlo anche solo saltuariamente.

Devo la mia “conversione” alla Messa apostolica e al mio particolare amore per il venerando Rito Ambrosiano, perché vi ho trovato tutto ciò che per decenni era stato sottratto al mio Sacerdozio, privandolo della sua fonte di dottrina, ma ancor più di spiritualità e di ascesi che si trova solo nel Santo Sacrificio. Nella Messa cattolica il celebrante è alter Christus non solo nell’offrire nella persona di Cristo Sommo Sacerdote la Vittima immacolata alla Maestà del Padre, ma anche nell’essere misticamente egli stesso immagine di Cristo Vittima. In questa intima unione a Nostro Signore risiede l’anima stessa del Sacerdozio, il principio vitale dell’apostolato, la regula fidei della predicazione, la potenza della Grazia per la santificazione delle anime. E siccome senza Sacerdozio e senza Messa la Chiesa non può sussistere, possiamo comprendere la feroce opposizione alla Messa e al Sacerdozio tradizionale da parte dei nemici di Cristo, riconoscendo l’importanza della nostra scelta e la necessità di mantenerci fedeli a questo inestimabile tesoro.

Tornare al rito montiniano, dopo avere ricevuto la Grazia di seguire il Signore sulla via del Calvario grazie alla Messa tradizionale, rappresenterebbe per me un tradimento, che – a differenza di chi non conosce questo rito venerando – sarebbe ancor più grave.

E qui vorrei ricordare che la questione della Messa antica non si esaurisce in una valutazione formale e per così dire razionale. Essa rappresenta il modo più perfetto con cui il Corpo Mistico rende culto alla Santissima Trinità, ma anche la voce con cui la Sposa si rivolge allo Sposo divino. Se nell’ordine naturale una sposa non può concepire nulla che diminuisca il suo amore per lo sposo, ed anzi considera un’offesa sminuirlo o metterlo sullo stesso piano degli altri uomini, con quale coraggio un’anima sacerdotale innamorata di Dio dovrebbe tollerare che le perfezioni dello Sposo siano taciute o negate per non offendere i Suoi nemici? La Carità non è tollerante, perché non conosce misura, non concepisce compromessi. Proprio pochi giorni fa, in occasione dell’ennesimo pantheon ecumenico in Kazakistan, Bergoglio ha denunciato il fondamentalismo come dannoso per il dialogo tra le religioni e la fratellanza universale: nulla di più alieno alla Fede, nulla di più palesemente coerente con il pensiero massonico che promuove la Religione dell’Umanità.

Pur comprendendo la posizione difficile di tanti miei Confratelli – Vescovi e sacerdoti – non posso non esortarli a mostrare in questo una maggiore coerenza, abbracciando senza riserve e con vero spirito soprannaturale la Messa antica, che da sola costituisce l’arma più potente contro la crisi che sta attraversando la Chiesa: non si possono servire due padroni.

È corretto dire che l’Obbedienza – come virtù naturale (piuttosto che teologale) – deve essere prima di tutto al servizio della Fede e che, in quanto tale, obbedire ai nostri prelati modernisti in posizioni di autorità potrebbe essere peccaminoso?

L’obbedienza è una virtù naturale, a cui si oppone la disobbedienza (per difetto) e il servilismo (per eccesso). Ma l’obbedienza non è dovuta a chiunque, bensì solo a chi è costituito in autorità, e nei limiti che legittimano l’esercizio della stessa. Nella Chiesa l’obbedienza è ordinata al suo fine ultimo, ossia la salvezza delle anime nell’unità della Fede cattolica. L’autorità istituita per custodire la Fede non può legiferare contro di essa, proprio perché attinge il proprio potere dalla stessa fonte, cioè Dio supremo Legislatore, che non può essere in contraddizione con Se stesso. Obbedire a un ordine illegittimo per compiacere chi esercita l’autorità corrompe l’obbedienza, che non è più obbedienza ma servilismo.

Vorrei inoltre far notare che quanti oggi pretendono dai fedeli obbedienza cieca, pronta e assoluta sono gli stessi che, quando l’autorità è esercitata dai buoni, le si rivoltano contro. Coloro che fanno strame dell’intero Magistero in nome del Concilio Vaticano II e del synodal path sono gli stessi che si stracciano le vesti dinanzi a chi rifiuta di accettare la rivoluzione permanente di Amoris lætitia e Traditionis Custodes. Il problema, come si vede, risiede nella crisi dell’autorità, che non accetta di sottomettersi – essa per prima – alla suprema autorità di Dio.

Come risponde, tuttavia, a coloro che notano che Cristo è stato obbediente fino alla morte, ed è ciò a cui tutti siamo chiamati?

Nostro Signore non ha obbedito al Sinedrio, né ai Sommi Sacerdoti e agli anziani del popolo, che Gli intimavano di non professarsi Figlio di Dio e che per questo motivo lo condannarono a morte. Nostro Signore ha obbedito al Padre, nel bere sino alla feccia l’amaro calice della Passione: non sicut ego volo, sed sicut tu. Questa è vera virtù dell’Obbedienza, perché segue gli ordini dell’autorità terrena, solo se questa agisce per le finalità che la legittimano. Come non stava al Sinedrio mettere in discussione la divinità di Cristo, ma anzi conoscendo le Scritture avrebbe dovuto riconoscere in Lui il Messia promesso; così non sta alla Gerarchia pretendere un’obbedienza in questioni che si oppongono alla Fede o alla Morale. Anche noi, sull’esempio di Cristo e forti del monito di San Pietro, ripetiamo: Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini (At 5, 29).

Francesco ha dichiarato che i tradizionalisti “rifiutano il Vaticano II”. Dato che il 14 febbraio 2013 papa Benedetto XVI ha affermato che il Concilio è stato dirottato dai media – arrecando così un danno incalcolabile alla Chiesa e “banalizzando la liturgia” – non dovrebbero tutti i cattolici “rifiutare il Concilio” come è stato presentato al mondo, secondo Benedetto, dai media?

Anzitutto occorre chiarire che l’apporto mediatico alla narrazione conciliare è solo parziale e marginale rispetto alla valenza palesemente eversiva del Vaticano II, voluta dai suoi estensori. Non esiste un fantomatico “Concilio buono” che sarebbe stato “tradito” dai modernisti: esso è stato ideato nella forma in modo da impedire che fosse cattolico nella sostanza, dissimulando le insidie che conteneva (e che avrebbe rivelato di lì a breve) dietro verbosità e concetti equivoci. Se i media avessero dirottato il Concilio contro l’intenzione dei Padri e dei Papi che lo vollero, per quale motivo dinanzi alle ripetute deviazioni veicolate dalla stampa nessuno di essi ha ribadito la dottrina cattolica? Se la banalizzazione della Liturgia nel postconcilio fosse solo colpa dei media, perché nessun Vescovo ha mai proposto la celebrazione del Novus Ordo in continuità con il Vetus, ma anzi ha fatto proprio leva sulle innovazioni del rito montiniano per promuoverlo? Se la liturgia antica non rappresentava una minaccia per quella nuova, perché questa persecuzione spietata di chi voleva continuare a celebrare nella forma antica?

In questo Bergoglio ha perfettamente ragione: i cattolici che vogliono rimanere fedeli alla Tradizione rifiutano il Vaticano II proprio perché esso è estraneo e opposto alla Tradizione, che è norma della fede. E questo conferma non solo la cattolicità della Liturgia tradizionale, ma l’estraneità della liturgia riformata all’armonioso sviluppo che il culto ha conosciuto nel corso dei secoli, quindi la sua sostanziale non-cattolicità.

I Cattolici hanno quindi non solo il diritto, ma anche il dovere di pretendere che la Chiesa renda culto alla Santissima Trinità nel modo più perfetto, e non con un rito spurio, partorito da menti deviate dottrinalmente e moralmente, pensato per compiacere gli eretici e per sminuire la Fede. Non si tratta di “inventare” una Liturgia che sia più cattolica di quella del Novus Ordo, ma di riparare il gravissimo vulnus arrecato alla Chiesa con la soppressione di un rito bimillenario per sostituirlo con una sua deplorevole contraffazione. Ripristinare la Liturgia cattolica e proibire la liturgia riformata sarà un passo impreteribile nella restaurazione della Chiesa.

Sembra almeno plausibile che papa Bergoglio sia stato insediato sulla Cattedra di Pietro per minare la teologia del Papato. Quando critichiamo Francesco, non stiamo contribuendo a quella stessa agenda per quanto riguarda il Papato?

Chi è riuscito a far eleggere Bergoglio al Conclave del 2013 sapeva benissimo che avrebbe ottenuto come risultato principale del suo insediamento sul Soglio di Pietro il discredito del Papato e l’umiliazione della Chiesa Cattolica, oltre alla diffusione di eresie, di errori morali e di gravissimi scandali. Anzi è proprio nell’azione costante di costui, nello stillicidio spietato di questi ultimi dieci anni che il Papato ha conosciuto il più grave e potente assalto, compiuto da colui che proprio al Papato deve la sua autorità sul corpo ecclesiale. Un’azione esterna non avrebbe sortito gli stessi risultati. Andrebbe anche detto che la Rinunzia di Benedetto XVI e il monstrum canonico da lui partorito del “Papato emerito” hanno inferto un colpo micidiale alla Chiesa, rendendo possibile il compimento del piano contro di essa che prevedeva l’elezione di un papa che assecondasse l’agenda dell’élite.

Criticare Bergoglio per quello che sta facendo alla Chiesa non fa il gioco dei suoi mandanti, della Mafia di San Gallo o dell’élite massonica globalista che lo ha voluto lì. L’indegnità dell’Argentino al Soglio di Pietro è viceversa segno evidente dell’azione premeditata e dolosa di chi sa bene che il modo più efficace per demolire un’istituzione consiste nell’opera di discredito compiuta da chi in essa ricopre la massima autorità. Non è diverso quanto avviene oggi nella sfera civile, in cui l’intera classe politica e dirigente è corrotta e asservita agli interessi criminali della medesima élite anticristica, la quale da un lato corrompe le anime con la propaganda LGBTQ+ e la teoria gender, dall’altra si avvale di Vescovi corrotti – come sta accadendo in Belgio con le “benedizioni” delle unioni gay – per portare alle estreme conseguenze le parole di Bergoglio, a iniziare dal «Chi sono io per giudicare».

Vorrei che fosse ben chiara un’implicazione estremamente grave (e inevitabile) di questa progressiva legittimazione della dottrina LGBTQ+ e dell’ideologia gender nella vita della Chiesa. Noi sappiamo che il Magistero della Chiesa condanna come “intrinsecamente perversi” gli atti contro natura: sono un male; chi li compie pecca gravemente e se non si pente la sua anima è destinata alla dannazione eterna. Ce lo dice inequivocabilmente la Sacra Scrittura – Antico e Nuovo Testamento. Al contrario, le parole di Bergoglio e gli atti dei suoi complici sono volti a rimuovere qualsiasi condanna morale sulla sodomia e sulla pratica del cambio di sesso. Ma cosa accadrà quando, tra alcuni anni, vi saranno dei “fedeli” transessuali che chiederanno di essere ammessi agli Ordini Sacri? Non aggiungo altro: lascio a voi comprendere l’abisso che ci si spalanca dinanzi.

A quanti poi si ostinano a distinguere tra ciò che del “magistero” bergogliano è vincolante e ciò che non lo è, penso non occorra ribadire che questo approccio formale può forse salvare l’infallibilità pontificia, ma non certo l’immagine della Chiesa, e allo stesso tempo dimostra la totale estraneità di Bergoglio al Papato: essa è percepita istintivamente anche dai semplici fedeli come il rigetto di un organo trapiantato in un organismo che non lo riconosce come proprio. Il sensus fidei fa loro comprendere ciò che l’analisi delle sue dichiarazioni ereticali conferma al teologo o al canonista. Il famoso «Buonasera» dal balcone della Loggia di San Pietro il 13 marzo 2013 rappresenta il compendio di questa alienità insanabile.

Ella ha ottenuto il riconoscimento internazionale per aver parlato contro il Great Reset. Cosa risponde ai Suoi critici che sostengono che Ella si sta cimentando in teorie del complotto e che dovrebbe semplicemente dire le Sue preghiere e tacere?

Le mie preghiere le dico comunque, e non vedo per quale motivo dovrei venir meno al mio dovere di Vescovo e Successore degli Apostoli, tacendo su questioni che sono strettamente connesse e complementari. Finché le mie critiche si rivolgevano all’insabbiamento degli scandali dell’ex Cardinale McCarrick o alle deviazioni dottrinali del Vaticano II, l’etichetta di lefebvriano era sufficiente per demonizzarmi davanti ai fedeli; ma da quando ho rilevato la coerenza tra il golpe globale compiuto dal deep state con l’emergenza pandemica prima e quella energetica poi, e l’atto non meno eversivo dell’elezione di Bergoglio organizzato dalla deep church, ecco che doveva aggiungersi immancabilmente anche l’etichetta di complottista, per screditarmi dinanzi alle persone che ascoltano le mie parole. Il rischio, secondo costoro, è il medesimo: che vi sia qualcuno che inizi a ragionare con la propria testa e comprenda di essere stato vittima di una colossale frode, ai danni della vita materiale con l’Agenda di Davos, e ai danni della vita spirituale con il Vaticano II e l’Agenda Bergoglio.

Vorrei inoltre comprendere perché dovrebbero essere considerati “teorie del complotto” i piani eversivi di organizzazioni private sovranazionali – vere e proprie mafie organizzate e radicate nei gangli del potere – che sono annunciati dai loro stessi fautori con largo anticipo e che rappresentano il compimento dei deliri distopici della setta massonica. Se la mafia dichiara pubblicamente di voler sterminare parte della popolazione, e la vedo organizzarsi per farlo, e assisto alla messa in opera di questo progetto di sterminio esattamente come annunciato, non sono io che invento teorie del complotto, ma la mafia che si sente così sicura del proprio successo da non doverlo nemmeno nascondere, anzi dal presumere di poterci convincere – considerandoci inferiori – che il nostro sterminio sia auspicabile e buono. In realtà, sta avvenendo lo stesso con l’ideologia green di matrice neomalthusiana, che considera l’essere umano come un parassita del Pianeta: le decisioni prese dall’Onu, dall’Unione europea e dai singoli governi si basano sul falso pretesto del riscaldamento globale per legittimare la decarbonizzazione e l’introduzione forzata delle energie cosiddette sostenibili. Ma questa è appunto una menzogna, una scusa per forzare le masse a sottomettersi a un controllo totale e per garantire all’élite potere e guadagni spropositati. E se ci pensiamo, anche i fautori del Concilio indicarono come falso pretesto l’aggiornamento della Chiesa, quando lo scopo inconfessabile era invece la sua distruzione.

Deep state e deep church sono due facce della stessa falsa moneta, perché rispondono entrambe alla stessa mente infernale che odia Dio tanto nella Creazione quanto nella Redenzione, e che si scatena tanto contro la vita del corpo quanto contro quella dell’anima. Il sistema, pur nel suo delirio satanico, ha dimostrato di poter funzionare sinché le persone rimangono isolate e abbandonate a se stesse. Viceversa, la presa di coscienza di non essere soli e di condividere una stessa visione del mondo e la medesima Fede aprono gli occhi a molti, danno loro coraggio e forza per opporsi, svelano pubblicamente l’inganno e coalizzano la resistenza. Questo vale nella sfera civile e nella sfera ecclesiale: non è un caso se la farsa pandemica ha riunito deep state e deep church in una narrazione surreale e criminale che ha scandalizzato i cittadini e i fedeli.

Quindi: se il complotto c’è, perché dovrei tacere? E se non c’è, perché si preoccupano tanto delle parole di un anziano Arcivescovo?

Può dirci qualcosa sul ruolo della nostra Regina e del Santo Rosario in questo tempo di sconvolgimento, in cui molti potrebbero perdere l’accesso anche alla Messa stessa?

Questa intervista si conclude con un riferimento a Maria Santissima, Madre di Dio e Madre nostra, l’onnipotente per grazia. In questa lotta epocale tra la Donna e l’antico Serpente, il Santo Rosario è l’arma potentissima con cui dobbiamo dare il nostro contributo di milites Christi, in virtù della Cresima che abbiamo ricevuto.

Molti di voi hanno fame di Verità e sete di santità, beni eterni che ci sono messi a disposizione dal Santo Sacrificio della Messa che avete potuto assaporare grazie alla resistenza di pochi Prelati e chierici e alla provvidenziale decisione di Benedetto XVI con Summorum Pontificum. Altri non sanno ciò a cui rinunciano perché questo tesoro spirituale è stato loro nascosto e sottratto per troppo tempo, ma se lo scoprissero non potrebbero farne più a meno. È quindi nostro dovere, come Cattolici e membra vive del Corpo Mistico, esigere la restitutio in integrum della Messa apostolica, ed è dovere dell’Autorità non solo concederla come un privilegio, ma riconoscerle pieno ed esclusivo diritto di cittadinanza nella Chiesa.

Ma perché ciò avvenga occorre che tutti noi ci rendiamo degni di questa grazia con una vita di santità e con una coraggiosa testimonianza della Fede nella quale siamo stati battezzati. Saranno la pratica delle virtù e la preghiera costante del Santo Rosario a rafforzarci su questa via e a muovere a compassione la nostra Avvocata, affinché nel ripristino del culto pubblico della Chiesa di Cristo possiamo vedere un’anticipazione della gloria eterna che ci è preparata.

Pittsburgh, 2 ottobre 2022

Aldo Maria Valli:
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