Così in Francia il clero giovane riscopre la tradizione

Dopo la Lettera dalla Francia [qui] sulla rinascita della Chiesa a opera di sacerdoti e laici tradizionalisti (ma meglio sarebbe dire tradizionali), ecco un altro articolo che si occupa dei “fronti in movimento” nella Chiesa francese segnalando la “tradizionalizzazione” del giovane clero.

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di The Wanderer

Dopo la pubblicazione di Traditionis custodes, un folto gruppo di fedeli parigini ha iniziato a manifestare ogni sabato davanti alla nunziatura e poi davanti all’arcivescovado, recitando il rosario e chiedendo la “pace liturgica”, infranta dal nuovo documento di papa Francesco. Uno di loro ha scritto questa riflessione.

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È sempre più evidente che nella Chiesa i fronti si stanno muovendo. Sul piano molto concreto delle nostre pie manifestazioni davanti all’arcivescovado, posso assicurare, senza fornire dati specifici, che non sono solo i laici a fermarsi per incoraggiarci, ma anche i sacerdoti: “Andate avanti! Proseguite!”. In questo clima ecclesiastico di fallimento in termini di morale (non parlo degli scandali morali, ma del modo deplorevole in cui vengono trattati dai gerarchi), di fede, di vocazioni (solo tre nuovi seminaristi nel 2022 nella diocesi di Parigi, un numero da molto tempo rimasto invariato), delle pratiche nelle parrocchie, molti sacerdoti delle giovani generazioni si sentono vicini a noi.

La settimana scorsa ho citato un articolo del sito della BFMTV del 9 aprile, in cui si affermava che “i tradizionalisti guadagnano terreno nella Chiesa”. D’altra parte, è particolarmente interessante anche un articolo di Jean-Marie Guénois, pubblicato su Le Figaro del 20 aprile, intitolato Come i giovani sacerdoti vogliono guidare la Chiesa fuori dalla crisi, nel quale si racconta l’emozione molto significativa suscitata nel giovane clero dalla morte di don Cyril Gordien, parroco di Saint-Dominique, nel XIV arrondissement di Parigi, un tipico esempio di “nuovo sacerdote” che nel suo testamento spirituale [Duc in altum lo ha pubblicato qui] non ha usato mezzi termini nel denunciare tutto ciò che ha subito per mano dei suoi confratelli e della gerarchia.

J.-M. Guénois ha intervistato dodici sacerdoti di età inferiore ai cinquant’anni, parroci in vari ambienti. Tra le loro affermazioni, noto la seguente: “Almeno un quarto dei giovani sacerdoti ordinati ha una mentalità piuttosto classica, addirittura tradizionalista. I fedeli della generazione del 1968, che sono piuttosto progressisti, non riescono a capirlo”. E riferisce questa confidenza di un sacerdote della diocesi di Cahors: “Oggi avverto qualcosa che mi preoccupa ed è la questione liturgica. Avevamo raggiunto una situazione armoniosa con i sacerdoti tradizionalisti e tutto stava andando bene. Capiamo che Roma non vuole che emergano gruppi con preferenze particolari, ma le nuove restrizioni rendono le cose più difficili per noi”. Questo sacerdote, che mantiene l’anonimato, si spinge oltre: “Quando guardiamo a Roma, che è sempre stata una protezione, un faro, un punto fermo, ci sentiamo dire: ‘Non vogliamo più sacerdoti come voi’. Dovete giustificare il colletto romano. Abbiamo l’impressione che il Papa non ci capisca e che non gli piacciamo”.

Da un lato si sta allargando il divario tra Roma e i vescovi che attuano la sua politica di repressione, e dall’altro quello dei giovani sacerdoti con i loro fedeli. Per quanto riguarda la liturgia tradizionale, davvero i gerarchi sono così accecati da credere che un giorno potrà scomparire e che sia necessario, al massimo, gestire i suoi ultimi anni? Di cosa credono che parlino i vescovi francesi quando si riuniscono? Delle messe domenicali che non sono frequentate più da nessuno? Dei seminari vuoti? No. Parlano del numero crescente di tradizionalisti. Quali sono le informazioni provenienti dalla Francia che più attirano l’attenzione dei dicasteri romani che si occupano di culto divino, vescovi e clero? Quelle che riguardano la “tradizionalizzazione” dei sacerdoti.

Il 24 maggio 2003, dunque prima di Summorum Pontificum, durante la celebrazione della Messa tradizionale a Santa Maria Maggiore, il cardinale Castrillon affermava: “Il rito romano antico conserva così il suo diritto di cittadinanza nella Chiesa all’interno della multiformità dei riti cattolici latini e orientali”. Dopo Traditionis custodes, questo è ancora vero, tanto più che la rinnovata persecuzione della Messa tradizionale ne ha sottolineato l’importanza. Ripeto, i tempi stanno maturando: una nuova generazione di sacerdoti, fortemente motivata, le sta aprendo le porte e si affida all’antico rito della Chiesa romana.

Fonte: caminante-wanderer.blogspot.com

Titolo originale: La tradicionalización de los jóvenes sacerdotes

Traduzione di Valentina Lazzari

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