L’inferno e la pubblicità

di Nicolò Raggi

Caro Valli,

leggendo il simpatico articolo di Rita Bettaglio sul don Chisciotte-Camillo e quello sconsolante di Laura Dodsworth sulla china della chiesa anglicana nella quale è ecumenicamente accompagnata dalla cattolica, ho avuto quello che gli alcolisti chiamano “il momento di lucidità”.

Un anziano prelato diceva che il surriscaldamento globale è dovuto non tanto alle emissioni di CO2, quanto al numero esponenziale e incontrollato di anime dirette all’inferno.

Come invertire il flusso di questa isteria pirotecnica?

Per la prima comunione, un mio zio accolito mi regalò una piccola bibbia in pelle della EDB che ho conservato a lungo.

La prima cosa che lessi fu il libro di Giobbe e mi piacque moltissimo. Poi, colpito da quel racconto, una volta che mio zio tornò da noi, gli domandai: “Ma allora il diavolo esiste?”. La sua risposta preoccupata fu: “Tu non ti devi preoccupare”.

In effetti non mi preoccupai, ma non grazie a lui!

Leggo ultimamente uno spassoso aneddoto raccontato dallo spassante Bergoglio allo spassato Spadaro: per insegnare ai bambini a rifuggire il Male, che cosa aveva studiato il futuro papa? Un fantoccio di stoffa a forma di diavolo (forma non meglio definita in quanto è piuttosto una categorizzazione mentale, come sappiamo grazie al padre Sosa) che lui riempiva di petardi e a cui i bambini appiccavano il fuoco e “si divertivano”.

Meglio non preoccuparsi raggelando o sganasciarsi tra le fiamme? Scuole teologiche diverse ma entrambe dannatamente efficaci, si direbbe.

Sorrentino, nel suo The Young Pope, immagina un papa invisibile che, pur tra critiche e contrasti, risolutamente rifugge tutto del mondo, a cominciare proprio dalla prostituzione (pro-statuere: esporre per la vendita) del proprio ruolo.

Del resto tra i vecchi frati circolava la storiella di un uomo così indeciso se andare in paradiso o all’inferno da chiedere una giornata di prova in entrambi.

Trasportato in Cielo da un angelo del Signore, da lontano intravvede volti felici e lo raggiunge l’eco di canti melodiosi, poi un demonio lo porta all’inferno dove inaspettatamente trova una sorta di grande hall d’albergo, una concierge ammiccante e persone eleganti e indaffarate in occupazioni che hanno tutta l’aria di essere molto remunerative.

Così pensa fra sé: “Beh, l’inferno non è poi così male, e fino ad allora tutto mi è lecito”.

Una volta morto, si ritrova all’inferno tra fiamme e tormenti e, annaspando in cerca di spiegazioni, ferma il primo tizio col forcone e sbraita: “Ehi, ci dev’essere un errore, io l’ho visto, non era così!”.
Il demonio, che fino a qualche istante prima digrignava i denti e sbavava, cambia la feroce mimica in un ghigno e replica soddisfatto: “Ah, ma quella era la pubblicità!”.

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