Caro Aldo Maria… / “Così resto legato alla Chiesa, sull’orlo del precipizio”
di Aurelio Porfiri
Caro Aldo Maria,
torno a scriverti dopo qualche tempo. Il nostro ultimo scambio divenne un libro, Crepuscolo. Lettere dalla crisi della Chiesa. E ora mi sembra che sia necessario riprendere il filo, perché credo che ci sia un’evoluzione che ci riguarda.
Non mi riferisco ai nostri rapporti personali, che mi sembrano fraterni più che mai, ma vedo che nel nostro cammino di fede ci sono stati sviluppi, e di questo val la pena parlare.
Tu sai bene che la tua sofferenza per la crisi della Chiesa è anche la mia. Non posso fare a meno di vedere le tante infedeltà che a volte vengono anche dalla gerarchia. Purtroppo non è nulla di nuovo, come tu sai. Anche nei secoli passati abbiamo avuto pastori infedeli. A volte anch’io sono tentato di cercare qualche alternativa, ma vengo sempre frenato dal fatto che capisco che nessuna può essere la soluzione giusta.
Non di rado mi sembra di stare in bilico su un precipizio ma non cado mai, e quello che mi tiene è un nastro su cui leggo le parole: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Credo che questa fedeltà che Cristo ci insegna sia così grande che va anche oltre le indegnità dei suoi ministri, che non sarò io a negare.
Tu pensi che non mi rendo conto della liturgia devastata? Della dottrina non annunciata con la necessaria forza? Della tradizione dimenticata? Eppure non posso fare a meno di pensare a una frase attribuita a sant’Agostino, secondo cui è meglio zoppicare sulla via giusta che correre su quella sbagliata.
Vorrei con te, se me ne darai la possibilità, riflettere su alcune delle cose che tu ed altri vanno dicendo, e questo nello spirito di vera fratellanza e rispetto che ci unisce. Spero me lo concederai e spero che il nostro scambio potrà essere utile ai tanti che si sentono incompresi e smarriti.
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