Le vostre lettere a “Duc in altum” sulla questione del papa eretico
Cari amici di Duc in altum, dopo il mio articolo Bergoglio l’ideologo che sovverte la realtà. E ci spinge nel ginepraio del papa eretico e gli interventi di Fabio Battiston e Antonio Polazzo [qui], altre lettere stanno arrivando al blog per affrontare l’argomento. Ringrazio tutti e ne propongo qui alcune. Se desiderate intervenire, scrivete a: blogducinaltum301@gmail.com.
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Caro Valli,
mi sembra che Antonio Polazzo [qui] abbia colpito nel segno. Nella realtà, chi contraddice le parole di Nostro Signor Gesù Cristo non solo non è papa, ma è fuori dalla religione cristiana, non solo dalla Chiesa cattolica. Che rimanga papa dal punto di vista legale non cambia il dato reale.
Cordiali saluti
Oreste Sartore
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Caro Valli,
ho letto il post di Fabio Battiston (Due lettere a “Duc in altum” su Bergoglio e la questione del papa eretico) e d’istinto mi è venuto di scrivere queste righe. Per dire cosa? Nulla di più di quello che Battiston ha scritto, ma che ricalca perfettamente quello che io stesso vedo nella realtà attuale, solo che essendo io una piccola anima, come ce ne sono tante, non ho la capacità di sintetizzare con quella chiarezza: ci sono libri, post, pagine internet in quantità incredibile, con tante idee, teorie, soluzioni, ma tutte vogliono, per così dire, curare un tumore con l’aspirina.
La metastasi di cui scrive Battiston è così evidente che solo chi non vuole vederla riesce a non vedere.
Vogliamo essere terra terra? Quale sarà la percentuale dei vescovi, dei presbiteri, dei fedeli infetti? 70%? 80%? Forse più?
Il prossimo papa estirperà l’errore a suon di motu proprio?
Tra pochi giorni andrò in pensione e ho l’opportunità di andare a vivere in una comunità religiosa, non come religioso ma come ospite in cambio di piccoli lavoretti: ma mi sto seriamente chiedendo se è la scelta giusta. Perché mi verrebbe voglia di bussare a un priorato della Fraternità sacerdotale San Pio X e chiedere: vorrei conoscervi per stare con la Chiesa sana, non dico perfetta, ma sana, che ha sì anche la possibilità di ammalarsi ma possiede gli anticorpi della sana dottrina per guarire.
Dove sono gli anticorpi della Chiesa di Roma?
Forse è tempo di chiarezza: quale Dio vogliamo servire?
Forse è tempo non dico di scisma, ma di pensare che lo Spirito Santo si è posato su di un resto.
Maurizio Bresnik
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Caro Valli,
belle entrambe le repliche di Battiston e Polazzo [qui] al suo precedente articolo [qui] sul papa eretico, a sua volta molto interessante. Mi vorrei soffermare su Polazzo, soprattutto perché fa una giusta distinzione, tra realtà e legalità, che come cattolici avremmo dovuto considerare anche in altre occasioni. E che rappresenta un punto qualificante dello strabismo di cui soprattutto la società italiana è vittima. Ad esempio, non è una legge che può rendere buono quello che è cattivo (penso all’aborto) proprio perché la realtà (l’aborto è male) precede il giudizio formale (l’aborto è legale). E questo rende giustizia e rimette al loro posto quanti confondono legalità e giustizia. Così, tutte le disquisizioni sulla legittimità dell’elezione del papa lasciano il tempo che trovano di fronte alla realtà delle eresie manifeste che egli diffonde; eresie che restano tali anche se dichiarate da un’autorità insediatasi “a norma di legge”. Da ciò, la stupidità delle divisioni tra i sostenitori di diverse prospettive “legali” sull’effettiva natura di pontefice dell’attuale vescovo di Roma (don Minutella, monsignor Viganò eccetera) a fronte della realtà di quello che lo stesso predica.
La lettera di Polazzo mi ha colpito anche perché afferma una realtà in un certo senso “consolante”, alla quale avevo già pensato nei momenti di maggiore sconforto: se Jorge Mario Bergoglio fosse effettivamente papa questo sarebbe un vulnus mortale per la Chiesa, se non una contraddizione dottrinale che potrebbe impattare direttamente sulla fede stessa. Meglio quindi il dubbio che non lo sia, il che lascia intatta la speranza che una Chiesa-Chiesa sussista ancora al di fuori della sua portata, e questo non è poco.
Marco Bertolini