Comunione e Liberazione / Fare chiarezza dentro il Movimento. Il coraggio di interrogarsi

di Francesco Balducci

Lo scorso 22 febbraio Duc in altum pubblicava un articolo in cui veniva fatto osservare come, dopo l’ennesima lettera del papa a Comunione e Liberazione in cui il pontefice faceva rilievi di non poco conto al Movimento fondato da don Giussani, il presidente della Fraternità di CL, Davide Prosperi, ometteva di dire ai membri di CL le ragioni di questo comportamento della Chiesa, e soprattutto le ragioni di un commissariamento decennale della Fraternità di Comunione e Liberazione. A fine gennaio, infatti, la Santa Sede ha deciso di prorogare l’incarico di Prosperi (in sella dal 2021 dopo le dimissioni del predecessore don Julián Carrón) fino alla fine del 2031. Un commissariamento così lungo non avviene a caso, ma è sintomo di una preoccupazione della Chiesa sulla deriva presa da questa realtà ecclesiale.

Dal 2021 a oggi sono diversi i documenti scritti, a volte a firma del papa in persona, a volte firmati dal cardinale prefetto del Dicastero per i laici, Kevin Farrell, in cui CL viene messa nel mirino e invitata alla correzione per errori teologici, mancanza di obbedienza alle indicazioni della Chiesa e divisioni. Mai, in questi anni, Prosperi ha richiamato il popolo ciellino spiegando che per la Chiesa la situazione è grave e occorre percorrere un cammino di conversione e cambiamento.

Improvvisamente, Prosperi ha scritto una lunga lettera arrivata per email a tutti gli iscritti alla Fraternità di Comunione e Liberazione, datata 28 febbraio, in cui per la prima volta ammette pubblicamente che gli errori di cui il Vaticano accusa CL ci sono, e invita tutti gli aderenti a fare un cammino insieme per tornare alle radici del carisma, depurato di errori e ideologie estranee al cattolicesimo.

“Vogliamo perciò renderci disponibili a questo cammino con cuore sincero”, scrive Prosperi, premettendo che “il richiamo del Papa alle ‘problematiche che si sono manifestate nell’ultimo decennio’ non intende essere una messa in dubbio di tutta l’esperienza che abbiamo vissuto”. Però, ammette il presidente-commissario di CL, “la Chiesa ha posto negli ultimi anni alcune questioni specifiche che dobbiamo cercare di capire, perché solo così è possibile affrontarle”.

Prosperi, nella lettera, tenta di spiegare che i principali appunti che la Chiesa rivolge a CL, tra cui “i temi del personalismo e dell’autoreferenzialità”, sono stati da anni oggetto di un lavoro all’interno del Movimento. Peccato che su questi temi il papa ritorni anche nella lettera di un mese fa, sintomo che questo “lavoro” stenta a produrre frutti. “Un aspetto in cui si declina l’autoreferenzialità – ammette il leader di CL – è il pregiudizio secondo il quale il Movimento sarebbe una realtà così eccezionale e unica che la Chiesa stessa non sarebbe capace di comprenderne fino in fondo la natura e userebbe perciò rispetto ad essa criteri interpretativi inadeguati, motivando così una resistenza alle sue indicazioni”.

Sul tema dirimente del soggettivismo, forse la più grave delle eresie in cui è scivolata CL, Prosperi ricorda che “il cardinale Farrell segnalava come problematica l’”affermazione del primato dell’esperienza personale sul discernimento della Chiesa”, che tra noi è ancora presente. Talvolta si sentono infatti commenti di questo tipo: “Hai la tua esperienza, giudica tu se queste cose sono vere o false; e altri simili”. E aggiunge: ̀”È un segno di desiderata ‘maturità ecclesiale’ mettersi tutti in discussione nell’accettare questi richiami. Siamo un popolo in cammino che desidera vivere il proprio compito in comunione con tutta la Chiesa, per la Gloria di Cristo nel mondo”, è l’invito del presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione agli iscritti.

Quella di Prosperi è una prima importante presa di posizione pubblica, e di ammissione che i provvedimenti della Chiesa, tra cui il commissariamento decennale, sono dettati da ragioni oggettive. Manca, però, come ci ha fatto notare un ciellino di lungo corso, l’analisi completa di quanto è successo, e le sue conseguenze sull’oggi. Comunione e Liberazione ha perso il suo slancio missionario, le comunità studentesche e universitarie – un tempo fiore all’occhiello di CL a livello sia numerico sia qualitativo – sono ridotte al lumicino e non hanno mordente a livello culturale e missionario. Senza contare che quel poco che resta del CLU e di Gioventù Studentesca è quasi interamente composto da figli di ciellini, segno che non incontrano e non attraggono più. Legato a questo aspetto, c’è poi l’altro grande problema di cui, timidamente, nelle comunità locali si inizia a parlare: la trasmissione della fede ai figli. Infatti, gli universitari ciellini degli anni Ottanta, Novanta e primi anni Duemila, nel frattempo hanno messo su famiglia e hanno i figli al liceo o all’università. Il punto è che la stragrande maggioranza di questi ragazzi non solo non segue CL, ma ha anche abbandonato la Chiesa. È un problema enorme, che addolora tante famiglie del Movimento, ma su cui servirebbe che tutta Comunione e Liberazione si interrogasse seriamente. A cominciare dal suo presidente e dalla Diaconia centrale.

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