Investigatore Biblico / Lettera ai signori cardinali

Cari amici di Duc in altum, l’Investigatore Biblico, che ben conoscete, mi ha inviato questa sua Lettera ai cardinali chiedendomi di pubblicarla. Lo faccio volentieri.

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di Investigatore Biblico

Cari cardinali, pulite la sporcizia della pedofilia dalla Chiesa. E allora forse il Signore ascolterà le vostre preghiere.

C’è un tempo per ogni cosa sotto il cielo, dice il Qoelet, un tempo per piantare e un tempo per sradicare. E in questo tempo che ci è dato di vivere, la Chiesa non può sottrarsi alla verità più urgente che bussa alle porte della sua coscienza. I cardinali che si preparano, forse, a scegliere il successore di Pietro, non devono cedere alla tentazione di perdere tempo su dispute dottrinali che, seppur importanti, rischiano oggi di diventare un alibi. C’è una piaga che grida vendetta al cospetto di Dio e che lacera il corpo della Chiesa più profondamente di ogni divergenza teologica: la piaga degli abusi sui più piccoli, la ferita dei bambini violati da chi avrebbe dovuto proteggerli.

“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti – dice il Signore – che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, mentre dentro sono pieni di rapina e di intemperanza” (Mt 23,25). Guai a una Chiesa che si preoccupasse soltanto dell’apparenza, del mantenere intatte le sue formulazioni, senza osare guardare con coraggio e dolore la sporcizia annidata al suo interno. Guai a una comunità di credenti che pensasse di poter continuare a parlare di Cristo senza prima avere fatto i conti con la vergogna dei suoi peccati.

Non basta ripetere formule esatte se il cuore resta indurito. Non basta predicare la retta dottrina se l’assemblea dei fedeli percepisce che dietro parole solenni si nasconde il rifiuto di riconoscere l’orrore commesso. È scritto: “Lacerate il vostro cuore e non le vostre vesti” (Gl 2,13). Questo è il tempo del cuore lacerato, non delle vesti ben stirate. Questo è il tempo di una confessione pubblica, di un pentimento reale, di una purificazione radicale.

In Italia, solo la diocesi di Bolzano ha avuto l’umiltà e il coraggio di consegnare alla luce un dossier serio sui casi di abusi del suo clero. Un atto doloroso, ma necessario. Le altre diocesi, invece, tacciono. Non si può più tacere. Non si può più fingere che basti qualche gesto simbolico o qualche dichiarazione prudente. La credibilità della Chiesa non si recupera con le parole, ma con i fatti. Non sarà la perfezione della dottrina a salvare l’annuncio cristiano, se chi annuncia è screditato dalla propria incoerenza.

Gesù ci ha insegnato che “non c’è nulla di nascosto che non debba essere svelato” (Lc 8,17). E ancora: “Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori” (Sal 127,1). Non sarà l’abilità diplomatica o la fermezza dottrinale a salvare la Chiesa, ma la verità vissuta nella carne. Non si può annunciare la misericordia senza prima rendere giustizia alle vittime. Non si può parlare di purezza di fede se si chiude gli occhi di fronte alla sporcizia che infanga la veste della sposa di Cristo.

Il conclave che verrà, se verrà, deve avere il coraggio di mettere questo tema al centro. Non per strategia, non per paura del mondo, ma per fedeltà al Vangelo. I cardinali devono chiedersi: siamo ancora una Chiesa degna di Cristo? Siamo ancora quella comunità che può dire, con verità, “vieni e vedi”? (Gv 1,39). Se non si affronterà con radicalità e umiltà questa piaga, ogni altro dibattito rischierà di essere un parlare a vuoto, un costruire sulla sabbia.

Siamo chiamati a non essere più come quei “sepolcri imbiancati” che appaiono belli da fuori ma dentro sono pieni di ossa morte e di ogni marciume (Mt 23,27). Siamo chiamati, come ci ricorda il profeta Isaia, a lavare, purificare, togliere il male delle nostre azioni dagli occhi del Signore, cessare di fare il male, imparare a fare il bene (Is 1,16-17).

Chi ama la Chiesa oggi deve dirlo senza paura: prima di ogni altra cosa, urge una vera purificazione. Solo allora la dottrina risplenderà, solo allora la predicazione tornerà a essere credibile, solo allora il mondo potrà ancora riconoscere in noi non l’ipocrisia, ma la presenza viva di Colui che è “Via, Verità e Vita” (Gv 14,6).

Cari cardinali, pulite la sporcizia della pedofilia dalla Chiesa. E allora forse il Signore ascolterà le vostre preghiere.

 

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