Poche ma sentite parole. L’appello di Ruini: “Tornare alla certezza della verità e della dottrina, nel rispetto del diritto”

Nella sua Preghiera per la Chiesa del prossimo futuro affidata al blog di Sandro Magister [qui] l’ultranovantenne cardinale Camillo Ruini ha lanciato alcuni messaggi significativi.

Osservando che “l’eredità di Papa Francesco è una questione che agita e interpella profondamente la Chiesa”, Ruini formula “quattro auguri che sono anche appelli” e suonano come altrettante critiche al pontificato bergogliano, con la richiesta che si volti decisamente pagina.

Al primo punto c’è la speranza di “una Chiesa buona e caritatevole”. Si tratta di eliminare “dal nostro modo di governare ogni durezza inutile, ogni meschinità e ogni aridità di cuore”. Il pontificato del papa argentino ha stressato la Chiesa con le sue intemperanze, il personalismo esagerato, il disprezzo del diritto.

Citando Benedetto XVI e i suoi timori circa la fede come “fiamma che minaccia di spegnersi”, Ruini afferma che ravvivare la fiamma “è un’altra grande priorità per la Chiesa”. Se da un lato “ciò richiede molta preghiera, la capacità di rispondere in modo cristiano alle sfide intellettuali odierne”, è indubbio che occorre anche “la certezza della verità e della dottrina”. Basta dunque con la dottrina fluida. Quando certezza della verità e della dottrina si indeboliscono, tutti, “pastori e fedeli, soffriamo molto”. E quella di oggi è senza dubbio una Chiesa sofferente.

Poi, annota l’esperto cardinale con grande realismo, “c’è la questione del governo”. Con il pontificato di Benedetto XVI abbiamo visto che cosa succede quando c’è “scarsa capacità di governo”, e su questo punto occorre riflettere seriamente in vista del prossimo futuro: “Stiamo attenti a non dimenticare che stiamo parlando di governare questa realtà così speciale che è la Chiesa”. Dunque, tra le righe, Ruini dice no alla demagogia, al populismo e al tratto peronista che hanno segnato il pontificato di Bergoglio. “Lo stile di governo e il ricorso al diritto devono essere il più possibile coerenti” con la legge dell’amore, non essere messi al servizio dell’ideologia che divide.

Infine, dopo che “abbiamo sperimentato alcune minacce all’unità e alla comunione della Chiesa”, occorre far emergere la “forma cattolica”, fatta di “carità vicendevole”, ricordando al contempo che “la Chiesa, come ogni corpo sociale, ha le sue regole, dalle quali nessuno può impunemente prescindere”.

Sebbene Ruini concluda che “a novantaquattro anni il silenzio è più appropriato delle parole”, il cardinale non le ha mandate a dire. Il fatto che Ruini abbia parlato così chiaramente è segno che l’aria è cambiata. Nello stesso tempo il suo è un appello rivolto a tutti i cardinali che non sono disposti a cedere di fronte al tentativo di arrivare a un Francesco II.

 

 

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