
Verso il conclave / Che cosa resta della “Mafia di San Gallo”
Che fine ha fatto la Mafia di San Gallo?
Il gruppo di alti prelati riformisti che si incontravano all’inizio di ogni anno vicino a San Gallo, in Svizzera, e certamente ebbero influenza sui conclavi del 2005 e 2013, è stato decimato dallo scorrere del tempo.
Il padrone di casa, monsignor Ivo Fürer, è morto nel 2022. Godfried Danneels nel 2019, Carlo Maria Martini nel 2012, Paul Verschuren nel 2000, Jean-Félix-Albert-Marie Vilnet nel 2013, Johann Weber nel 2020, Karl Lehmann nel 2018, Cormac Murphy-O’Connor nel 2017, Alois Kothgasser nel 2024, Achille Silvestrini nel 2019, Ljubomyr Huzar nel 2017, José Policarpo nel 2014.
Restano in vita il cardinale Walter Kasper (92 anni), monsignor Joseph Doré, arcivescovo emerito di Strasburgo (88 anni) e l’emerito di Rotterdam Adrianus Herman van Luyn (89 anni).
Kasper, che non entrerà in conclave in quanto ultraottantenne, in questi giorni ha fatto sentire la sua (prevedibile) voce: “Il popolo di Dio – detto – ha già votato ai funerali e ha invocato continuità con Francesco”.
Legati a un membro della cerchia di San Gallo, Achille Silvestrini, sono due cardinali di cui nella fase pre-conclave si sta parlando molto: il segretario di Stato Pietro Parolin e il prefetto del dicastero per le Chiese orientali Claudio Gugerotti.
Nell’impossibilità di candidare Martini, affetto dal Parkinson, la Mafia di San Gallo incominciò a orientarsi verso Bergoglio già alla fine del pontificato di Giovanni Paolo II, ma solo nel 2013 l’operazione andò in porto.
I membri del gruppo, a parte i pochi superstiti citati, sono morti, ma lo “spirito” di San Gallo è vivo. “Chiesa in uscita”, sinodalità e revisione della posizione della Chiesa su omosessualità, diaconato femminile, decentramento dottrinale, comunione ai divorziati risposati: farina del sacco di San Gallo, travasata in misura più o meno accentuata nel pontificato bergogliano.
Il 17 marzo 2013, nel suo primo Angelus, papa Francesco rese pubblicamente omaggio a Walter Kasper dicendo che un libro del teologo tedesco sulla misericordia lo aveva profondamente colpito. “Un teologo in gamba”: così il papa definì Kasper, scherzando sul fatto che con quell’elogio non voleva fare pubblicità ai libri dei suoi cardinali.
Prima ancora che a San Gallo, alcuni prelati di orientamento progressista avevano incominciato a incontrarsi a Coira. Tra loro c’erano Roger Etchegeray, Franz König e Basil Hume oltre ai futuri “sangallesi” Fürer, Danneels, Lehmann, Kasper, O’Connors, Silvestrini e Martini.
Proprio quegli incontri fecero da prodromo al Consiglio delle Conferenze episcopali europee e alla Commissione delle conferenze episcopali della Comunità europea.
Dialogo, confronto con la modernità, apertura al mondo, ecumenismo, nuovi modi di proporre il Vangelo a una società secolarizzata: questi gli intendimenti.
Nel libro Storia di una sconfitta. Carlo Maria Martini e la Chiesa in Europa 1986-1993 (Carocci, 2022) la storica Francesca Perugi racconta di come la linea di Coira e poi di San Gallo rimase minoritaria sotto il pontificato di Giovanni Paolo II. Poi Francesco sotto molti aspetti raccolse quell’eredità, rileggendola alla luce dell’esperienza sudamericana.
La Mafia di San Gallo non c’è più. Ora ci sono tante mafiette. Piccoli uomini, piccole mafie. Anche ne fare lobby si è persa la grandezza di un tempo.