
Il conclave e quel senso di estraneità. Due parole ai lettori
Cari amici di Duc in altum, voi sapete che nei confronti dei lettori cerco sempre di essere sincero. Ci provo anche adesso, in una situazione davvero difficile per me, anche a costo di risultare sgradevole.
Si avvicina il conclave e inevitabilmente mi sento rivolgere numerose domande su chi sarà il nuovo papa, quale profilo potrebbe avere, da dove potrebbe arrivare.
Siccome ho fatto per tanti anni il vaticanista, le persone pensano che io ne sappia di più. In realtà, forse proprio perché ho vissuto in quel mondo, l’ho studiato e l’ho raccontato a lungo, so di non sapere. È un mondo complicato, e più lo si esamina meno si hanno risposte. Così, almeno, è per me.
Ma nella presente situazione si aggiunge un altro dato. Avverto un forte senso di estraneità verso il conclave imminente. Bruttissima sensazione, perché per me, come cattolico e figlio della Chiesa, la scelta del nuovo papa è sempre stata occasione di grande partecipazione, anche emotiva. Ora invece per il sottoscritto è come se i signori cardinali (vi avevo detto che sarei stato sincero) stessero recitando in una commedia che non mi appartiene.
Perché?
La risposta è nella lettera [qui] che il professor Seifert ha inviato al cardinale Re chiedendo un esame immediato delle accuse di eresia rivolte a Francesco. Non è necessario stare a esaminare tutto ciò che Bergoglio ha detto e fatto. Anche per me, come per Seifert, basta un solo riferimento: la dichiarazione di Abu Dhabi sottoscritta da Francesco. Un documento che contiene tutte le eresie perché trasforma Dio in un relativista che ignora che esiste una sola verità e non si interessa del fatto che gli uomini credano il vero o il falso.
Se ci pensate, difficile immaginare un concetto più eretico di quello contenuto nella dichiarazione di Abu Dhabi. Concetto ben infiocchettato con le idee di amicizia, fratellanza, dialogo eccetera, ma che è e resta eretico.
Il re è nudo. Eppure si fa finta di niente. Eppure si va avanti, come se nulla fosse accaduto. Di quel re si fanno elogi altisonanti. Certo, c’è anche chi lo critica più o meno apertamente, ma senza arrivare alla sostanza: ha espresso una dottrina che si oppone radicalmente a quella della Chiesa cattolica. Ecco perché penso che, come nella fiaba I vestiti nuovi dell’imperatore, ci voglia la voce di un bambino che si alzi e dica la verità volutamente ignorata dalla folla.
Tutto ciò è sconvolgente e apre prospettive che non riesco a prevedere. Ma, nel mio cuore, è ciò che avverto.
Di qui il senso di estraneità. Dal conclave potrà uscire un clone di Francesco oppure un papa diverso sotto diversi profili, ma la storia da cui si proviene non può essere cancellata. Ed è una storia su cui va fatta chiarezza, perché è marchiata orrendamente dall’eresia.
Qualcuno mi dice: sei un presuntuoso, non è affar tuo, non è tuo compito giudicare. Capisco l’osservazione e vorrei tanto non provare ciò che provo. Ma quel tarlo c’è. E sta scavando.
Ho cercato di essere il più chiaro possibile ma non so se ci sono riuscito. Scusatemi se ho offeso la vostra sensibilità.