Conclave, ci siamo

Pronti? Partenza… Via!

Inizia il conclave e io non so cosa mettermi. In realtà lo so: la maglia dell’Inter. Ma non posso dirlo perché poi i lettori non interisti se la prendono.

Nell’aula del sinodo ieri la cerimonia di annullamento dell’anello del Pescatore e del sigillo di piombo appartenuti a Francesco. Ma perché così tardi? Il papa è morto il 21 aprile. Le norme dicono che bisognerebbe provvedere in una delle congregazioni “immediatamente successive”. Quindici giorni è un po’ più che “immediatamente”.

133 i cardinali che si preparano all’Extra omnes. Antonio Cañizares Llovera di Valencia e John Njue di Nairobi sono assenti per motivi di salute. In realtà Njue dice che sta bene ma nessuno lo ha convocato. La sala stampa vaticana risponde a stretto giro: non esiste un invito, si è convocati de jure.

Infovaticana cita abbondantemente l’intervista di un certo Valli a La Verità e poi, masochista, si dedica ai nomi dei porporati improponibili: «È inquietante vedere tra i nomi dei potenziali cardinali papabili anche quelli implicati in scandali di corruzione o abusi sessuali. Come nel caso di Robert Prevost, ex prefetto del Dicastero per i vescovi, che si trova ad affrontare una grave accusa. O i tanti legati al caso McCarrick. Contrariamente a quanto vorrebbe farci credere la narrazione ufficiale, diversi scandali, sia sessuali che finanziari, sono stati insabbiati all’ombra di papa Francesco. E troppi cardinali, legati in un modo o nell’altro a questi scandali, circolano liberamente e svolgono un ruolo importante nella preparazione del conclave. È di fondamentale importanza che i cardinali evitino di votare per chiunque sia stato coinvolto negli ultimi anni in casi di corruzione e abusi sessuali o sia fortemente sospettato di esserlo. Sarebbe disastroso avere un Papa che perpetuasse il sistema di protezione e complicità che ha caratterizzato questi anni, dal caso del vescovo cileno Barros a quello del vescovo argentino Zanchetta, dallo scandalo del cardinale McCarrick a quello di padre Rupnik. L’ultima cosa di cui la Chiesa ha bisogno è un Papa che sia ricattabile. Il cardinale Robert Francis Prevost, agostiniano statunitense e vescovo della piccola diocesi peruviana di Chiclayo, è al centro dell’attenzione per il caso di tre donne che lo accusano di aver coperto due sacerdoti accusati di pedofilia, di cui erano state vittime quando erano ancora minorenni, tra il 2006 e il 2010. Una recente lettera del presidente di Snap (Survivors Network of those Abused by Priests) è stata inviata al cardinale segretario di Stato Pietro Parolin e ai cardinali Víctor Manuel Fernández (prefetto del Dicastero per la dottrina della fede), Angel Fernandez Artime (pro-prefetto del Dicastero per gli istituti di vita consacrata) e suor Simona Brambilla, prefetto dello stesso dicastero, denunciando Prevost per “azioni e omissioni volte a interferire o eludere un’indagine civile o canonica, amministrativa o penale contro alcuni sacerdoti della diocesi di Chiclayo”. Prevost è promosso da Maradiaga, grande elettore di papa Francesco. Maradiaga è stato accusato di cattiva gestione dei fondi diocesani, ma soprattutto di aver insabbiato gli orrendi abusi commessi dal suo vescovo ausiliare a Tegucigalpa, Juan José Pineda. All’elenco dei cardinali inadatti vanno aggiunti anche tutti quelli legati allo scandalo del cardinale Theodore McCarrick, e non sono pochi, vista la fitta rete di connivenze e complicità che ha permesso a McCarrick di continuare per anni i suoi abusi (anche Maradiaga era suo amico). Va anche detto che contro di lui fu utilizzato un metodo già sperimentato nel precedente pontificato: scoppiato lo scandalo, lo si ridusse allo stato laicale senza che si celebrasse un processo canonico, cosa che avrebbe permesso di far emergere tutta la verità (oltre a dare modo al cardinale di difendersi) e di far luce anche su quanti avevano coperto le sue malefatte. Il cardinale Kevin Farrell ha vissuto con McCarrick per sei anni senza mai vedere nulla, così come in precedenza, mentre aveva incarichi di responsabilità nei Legionari di Cristo, non aveva mai notato la doppia vita del fondatore Marcel Maciel. L’elenco potrebbe continuare: non solo non si deve votare per questi personaggi, ma è anche meglio non prendere in considerazione alcun suggerimento da parte loro. Nel caso qualcuno avesse avuto dubbi sull’identità di Parolin, ora sappiamo che è il candidato di un importante massone italiano, l’ex gran maestro del Grande Oriente d’Italia, il quale (intervista a Il Fatto Quotidiano). I due, afferma, si conoscono da almeno vent’anni e si stimano a vicenda: “Se la Chiesa conserva ancora un briciolo di razionalità, deve eleggere Pietro Parolin come papa. È l’unico modo per ripristinare la sua autorità”».

Il candidato progressista in zona Cesarini è filippino, ma non è Tagle, bensì David, ultrasinodale.

Negli ultimi giorni si è parlato anche di una candidatura Aveline (Marsiglia) sostenuta da Omella (Barcellona), amico dell’arcivescovo francese. Il profilo di Aveline potrebbe piacere a destra e a sinistra. Bergogliano ma non troppo, a quanto pare non ha scheletri nell’armadio e in questi giorni gli amici si sono premurati di far sapere che nutre più simpatie conservatrici di quanto si potrebbe immaginare.

Nelle quotazioni dei bookmakers, dopo Parolin e Tagle, ecco Peter Turkson del Ghana, che continua a salire in classifica.

Maradiaga, il grande elettore di Francesco nel 2013, è comunque deluso: dice di aver notato che tra i cardinali nominati da Bergoglio ci sono molti transfughi. Forse non sa che si chiama riposizionamento.

«Auguri… e doppi»: così il cardinale decano Giovanni Battista Re ha detto questa mattina al cardinale Parolin durante lo scambio della pace nella Missa pro eligendo pointifice. Tra i due grandi abbracci e sorrisi.

Qualche passaggio dell’omelia di Re (mai citato Francesco): «Preghiamo perché Dio conceda alla Chiesa il Papa che meglio sappia risvegliare le coscienze di tutti e le energie morali e spirituali nella società odierna, caratterizzata da grande progresso tecnologico, ma che tende a dimenticare Dio». «Il mondo di oggi attende molto dalla Chiesa per la salvaguardia di quei valori fondamentali, umani e spirituali, senza i quali la convivenza umana non sarà migliore né portatrice di bene per le generazioni future». «La Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, intervenga con la sua materna intercessione, perché lo Spirito Santo illumini le menti dei cardinali elettori e li renda concordi nell’elezione del Papa di cui ha bisogno il nostro tempo». Il futuro papa si troverà di fronte a una «svolta complessa della storia». «È inoltre forte il richiamo a mantenere l’unità della Chiesa nel solco tracciato da Cristo agli Apostoli. L’unità della Chiesa è voluta da Cristo; un’unità che non significa uniformità, ma salda e profonda comunione nelle diversità, purché si rimanga nella piena fedeltà al Vangelo. Ogni papa continua a incarnare Pietro e la sua missione e così rappresenta Cristo in terra; egli è la roccia su cui è edificata la Chiesa». «L’elezione del nuovo Papa non è un semplice avvicendarsi di persone, ma è sempre l’Apostolo Pietro che ritorna».

Pronti? Partenza… Via! Extra omnes!

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