Lettere a “Duc in altum”

Sui bambini nella moschea

Caro Valli,

sorprende lo scandalo provato da alcuni benpensanti, per lo più politici e giornalisti, riguardo alla visita alla moschea, con tanto di preghiera in ginocchio, da parte di una sezione di una scuola d’infanzia cattolica nel Trevigiano.

Si dimentica che da oltre quarant’anni l’insegnamento della Religione Cattolica (impropriamente denominata IRC) non corrisponde più all’insegnamento del Catechismo della Chiesa cattolica ma all’insegnamento della storia delle religioni.

Ciò significa che fin dagli anni Ottanta, per espressa scelta della Chiesa, si intende offrire a tutti gli alunni la conoscenza, e quindi l’avvicinamento, di tutte le dottrine diverse dalla Religione Cattolica.

Non ci si deve stupire pertanto se insegnanti e genitori, come nel caso specifico, non abbiano provato alcun disagio o ripensamento, poiché quanto hanno fatto quei bambini rientra perfettamente nel curriculum scolastico corrente.

La laicità dello Stato e la a-confessionalità della scuola italiana degli ultimi sessant’anni offrono l’opportunità di conoscere e avvicinarsi a tutti i “credo” fin da bambini, in modo da consentire agli adulti di domani di aderire al grande progetto della “fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” di Papa Francesco.

Non c’è sorpresa, pertanto, da parte chi conosce le relazioni fra Chiesa e Stato, né tanto meno scandalo o sdegno può ingenerarsi in una popolazione italiana ormai ampiamente, scientemente e dolosamente privata di una formazione autenticamente cattolica secondo i contenuti della Religione della Chiesa Apostolica Romana.

Un lettore di Duc in altum

*

Sul senso di estraneità

Caro Valli,

quando ha parlato [qui] di senso di estraneità ha espresso perfettamente quello che penso, con il conforto solo di mia moglie e non di tanti cattolici praticanti che conosco, tra cui i miei fratelli. Sono attaccato alla nostra fede ma sono anche razionale e, come dice lei, un apota.

Riflettendo su questa nostra Chiesa in cui viviamo dai tempi di Pio XII ho spesso pensato a tanti momenti in cui il popolo eletto, non solo per anni, ma anche per generazioni, si allontanava da Dio e poi, non si sa come, veniva ripreso per i capelli e ricominciava il cammino.

Ho pensato a mia madre ebrea che nel 1938 si è convertita al cattolicesimo – i miei parenti rimasti ebrei la disprezzavano per questo, perché dicevano che voleva sfuggire alle leggi razziali – e poi è stata solo lei a trasmettermi la fede.

Ho vissuto attraverso il racconto dei miei la maledetta guerra; sono andato alle Fosse Ardeatine a trovare un mio prozio ebreo sepolto lì e ho sentito davanti a quelle tombe allineate la presenza del male.

È vero, siamo stati senza Papa per dodici anni, l’80% del collegio cardinalizio non dovrebbe esistere e non vedremo un vero Papa nel corso della nostra vita.

Però sono certo che quando potremo vedere Nostro Signore, faccia a faccia, allora capiremo.

Grazie di tutto quello che fa e complimenti per il suo coraggio.

Paolo

*

Sul papa che verrà

Caro Valli,

le scrivo per proporle in punta di piedi la mia personale visione in merito a quello che sta succedendo in Vaticano in vista dell’elezione del prossimo pontefice.

La Chiesa, per come la conosciamo, nel corso del tempo si è macchiata di innumerevoli peccati. Ma non era mai accaduto prima che cadesse in un’eresia patente, per non dire vera e propria apostasia.

Sotto il pontificato di Francesco Cristo è stato venduto al deep state per trenta denari, più volte, e chi lo negasse sarebbe un bugiardo. La Chiesa, lo abbiamo visto, è finita per diventare come il sinedrio che ha condannato a morte Nostro Signore. Io mi domando: se oggi Cristo ritornasse, i cardinali lo riconoscerebbero? O piuttosto lo condannerebbero ancora una volta?

I segni del disappunto di Dio, per la sciagura dell’ultimo pontificato, ci sono stati, e solo chi non voleva vedere non ha visto: come dimenticare il fulmine che piovve sulla cupola di San Pietro la sera delle dimissioni di Benedetto? E le colombe della pace attaccate da un gabbiano e una cornacchia, in più occasioni? E il fatidico giorno dei funerali di papa Benedetto? A Roma la nebbia era scesa solo sul Vaticano, e nella finestra temporale occupata dai suddetti funerali. Ancora, come ha rilevato anche lei, la cupola di San Pietro da bianca che era è diventata nera. E voglio citare anche, per gli smemorati, il giorno del compleanno di Bergoglio, quando un fulmine colpì la statua di San Pietro in una cattedrale di Buenos Aires polverizzando le chiavi e l’aureola.

Ora si fa un gran parlare dell’elezione del nuovo pontefice, ma c’è un’ipotesi che finora non è stata presa in considerazione da nessuno: e se Dio avesse abbandonato non la Chiesa, ma il Vaticano?

Il Signore è fedele, ma il tempio di Gerusalemme a un certo punto fu abbandonato.

E se Gesù Cristo avesse deciso, come diceva papa Benedetto, di ricominciare da pochi?

I peccati del Vaticano, accumulatisi in peso e gravità crescenti soprattutto con l’ultimo pontificato, sono un’eredità insostenibile. E non, attenzione, perché la Chiesa non possa “domandare scusa”, ma perché mi pare che non abbia alcuna intenzione di farlo. I prelati sono diventati come “ciechi guide di altri ciechi”, non perché peccano – siamo tutti peccatori – ma perché non sanno più di peccare. Seguono un vangelo che non esiste, credono di fare bene e sono, in realtà, diventati apostati.

Domandiamoci: Dio abiterebbe una chiesa ridotta così?

Sto leggendo sui quotidiani quella vecchia storia della profezia di Malachia, in base alla quale il prossimo sarebbe l’ultimo pontefice, che prenderà il nome di Pietro Romano. Ora, qualunque cardinale possa essere eletto, sicuramente non sceglierà mai quel nome, e allora io mi domando: e se Dio si sceglierà Lui stesso un pontefice secondo il proprio cuore, e gli assegnerà questo nome? Molte profezie annunciano la venuta di un pontefice santo secondo il cuore di Gesù dopo i terribili anni della persecuzione estrema. Di segni, il Signore ne ha già dati nel corso di questo pontificato: e se il prossimo segno fosse proprio questo pontefice santo, che il Signore si è riservato per sé?

Tutto ciò al netto naturalmente di tutte le discussioni sulla legittimità o meno di Francesco come Pontefice.

Questa la mia tesi, fantasiosa ma non troppo.

Una proficua continuazione per lei e per tutti i collaboratori e i lettori di Duc in altum.

Alessandro Orecchio

*

Sullo Spirito santo nel conclave

Gentilissimo Valli,

sono passata attraverso il regno di cinque pontefici e, a Dio piacendo, vedrò la sesta elezione. Mai mi era  capitato di venire a conoscenza, come in questi giorni, di novene di preghiera, invocazioni durante le celebrazioni liturgiche, accordi di fedeli per rosari e affidamento a santi in vista del conclave.

C’è nell’ aria un senso di responsabilità comune sull’importanza del sostegno della preghiera e dell’ invocazione allo Spirito Santo. E tutto ciò a mio parere significa che il papato di Francesco ha turbato più fedeli di quanti se ne conoscano effettivamente (quante persone nel loro cuore soffrono e non lo dicono per paura o discrezione). Inoltre, la Chiesa ha scandalizzato troppi piccoli e c’è bisogno di un papa santo che riporti la parola di Dio nel deserto. Ecco perché i fedeli avvertono la responsabilità della cura nella preghiera.

Forse il papato di Francesco paradossalmente ha fatto bene alla nostra consapevolezza di cristiani

Arianna Azara

*

Caro e paziente Valli,

leggo nell’articolo di Luigi Casalini: “…il papa viene eletto dai cardinali, e poi lo Spirito Santo gli dona il carisma di Pietro”.

Forse non capisco, non arrivo a capire, ma giusto stamattina l’anziano sacerdote, che tanto ammiro e che ogni giorno mi conferma nella fede, così supplicava dall’altare: “Preghiamo perché i cardinali scelgano il papa già designato dallo Spirito Santo “.

Rifletto d’istinto: se vi è un prima e un dopo, le due proposizioni mi sembrano fra loro in contrasto e così rimango confusa. Tuttavia, nella mia estrema piccolezza, sento suggerirmi che la sacra priorità conferita allo Spirito Santo supera di gran lunga ogni altra possibilità.

Che la Madonna del Soccorso ci aiuti e salvi dalla rovina la nostra Santa Chiesa così tanto flagellata.

Con la solita stima

Antonina Sìcari

_______

Una volta a Joseph Ratzinger domandarono: è lo Spirito Santo il responsabile dell’elezione del papa?

Ed ecco la sua risposta: “Non direi così, nel senso che sia lo Spirito Santo a sceglierlo. Direi che lo Spirito Santo non prende esattamente il controllo della questione, ma piuttosto, da quel buon educatore che è, ci lascia molto spazio, molta libertà, senza pienamente abbandonarci. Così che il ruolo dello Spirito dovrebbe essere inteso in un senso molto più elastico, non che egli detti il candidato per il quale uno debba votare. Probabilmente l’unica sicurezza che egli offre è che la cosa non possa essere totalmente rovinata. Ci sono troppi esempi di papi che evidentemente lo Spirito Santo non avrebbe scelto”.

Grande Ratzinger! Anche nella sottile ironia.

AMV

*

Sul prossimo papa e la liturgia

Caro Aldo Maria Valli,

sono un cristiano cattolico. Il pontificato di papa Francesco, ahimè, mi ha fatto allontanare da un ambiente che consideravo alla stregua di quello famigliare. La Chiesa era per me un luogo di incontro, di confronto di idee. Niente da eccepire se qualcuno non la pensava come me, ma era bello condividere l’atmosfera della parrocchia e dei pellegrinaggi. Il papato di Benedetto XVI ha forgiato la mia identità di cattolico nella bellezza della liturgia, e soprattutto il motu proprio “Summorum Pontificum” mi ha fatto scoprire la bellezza della messa di sempre, la sacralità, il rispetto per la funzione, i canti gregoriani, tutto ciò che la Chiesa ormai ha dimenticato. Poi c’è stato l’uragano Bergoglio, e anche nella mia diocesi le cose sono cambiate. È arrivato un nuovo vescovo, allineato alle posizioni di Francesco sulla liturgia, ed ecco sacerdoti giovani animati più da spirito di opportunità remunerativa che pastorale. Così mi sono allontanato dall’ovile.

Negli ultimi anni ho trovato però una chiesa, non lontano da casa mia, dove si celebra la messa secondo il rito antico, e quando posso parto di buon mattino e ci vado. Spero che il prossimo pontefice si mostrerà più aperto verso di noi che amiamo la tradizione. Io non sono contro il novus ordo Missae (purché sia officiato con solennità e senza alcuna devianza) e non chiedo che si celebri solo il vetus ordo. Vorrei però un papa che mitigasse le restrizioni così assurde introdotte da Bergoglio. Apparteniamo tutti alla stessa Chiesa, e Dio non voglia che si possa conoscere l’onta di uno scisma che sarebbe una pietra tombale sul destino della Chiesa universale.

Un lettore 

 

I miei ultimi libri

Sei un lettore di Duc in altum? Ti piace questo blog? Pensi che sia utile? Se vuoi sostenerlo, puoi fare una donazione utilizzando questo IBAN:

IT64Z0200820500000400192457
BIC/SWIFT: UNCRITM1D09
Beneficiario: Aldo Maria Valli
Causale: donazione volontaria per blog Duc in altum

Grazie!