
Intervista al gabbiano del comignolo
Buongiorno signor gabbiano.
Buongiorno a lei.
Lo sa che è diventato famoso?
Mi hanno detto, sì.
Che cosa si prova a stare sul comignolo della Sistina in queste ore?
C’è una bella vista sulla piazza. E tutti guardano verso di me. Divertente.
Vorremmo conoscerla meglio, signor gabbiano.
Prego.
Come si chiama?
Jonathan.
Ah! Come quello del libro! E di cognome?
Livingston.
Ma dai! Proprio come quello del libro: Jonathan Livingston!
In realtà noi ci chiamiamo tutti Jonathan Livingston.
Ah! Curioso. E come fate a riconoscervi?
Dal richiamo. Vuole sentirlo?
No, grazie. Torniamo al comignolo. Emozionante?
Mah, sa, io abito lì vicino.
Nessuna particolare emozione?
Sono contento.
Come mai?
Mi dicono che per un balcone con vista sul tetto si pagano tanti quattrini. Io sul tetto ci sto gratis.
E ci dica: dal tubo del comignolo sale qualche rumore, qualche voce?
Certo.
Ci può raccontare?
Ieri, durante il giuramento, ho sentito che molti cardinali faticavano col latino. Ci sono rimasto un po’ male.
E perché?
Il latino è la lingua della Chiesa. Se i cardinali non lo conoscono, che Chiesa è?
Vedo che lei è un gabbiano istruito.
Autodidatta, a dire il vero.
E poi, dopo il giuramento?
Ho sentito un po’ di trambusto.
In che senso?
Qualcuno diceva: “Spostati, fatti in là, non riesco a scrivere”
Ah!
Un cardinale si lamentava: “Ma guarda come ci hanno pigiati, come sardine”.
Ah!
Quando ho sentito la parola “sardine” mi son messo ad ascoltare ancora meglio. Ma era solo una metafora.
E poi?
Poi uno diceva: “Eminenza, non si fa così”. Forse parlava del voto.
Ah!
Un altro ha detto: “Te lo scordi!”.
Che cosa?
Diceva: “Il mio voto, te lo scordi!”.
C’era tensione, quindi?
Sì. Poi un altro ha chiesto: “Non si potrebbe fare uno spuntino?”.
Ah!
Alla parola “spuntino” ho aperto meglio le orecchie. Ma la richiesta è caduta nel vuoto.
E poi?
Poi ho sentito rumori strani, come di colluttazioni. E un cardinale ha detto: “Ti aspetto fuori!”.
Interessante. Un conclave difficile, dunque.
Eh, mi sa di sì.
Ma secondo lei quale dovrebbe essere il profilo del nuovo papa? Molti dicono: un pastore.
Per me sarebbe meglio un pescatore. Sa com’è, per ragioni alimentari.
Molti dicono: un uomo di pace.
Mah, non so. Per quello dovrebbe chiedere alle colombe. Io sono un gabbiano.
Quindi?
Il gabbiano è simbolo di libertà.
Quindi?
Vorrei un papa che riconoscesse la nostra importanza.
In che senso?
A parte le colombe, che stanno ovunque, la Chiesa è piena di aquile ( forza), cigni (purezza), pellicani (sacrificio). Sarebbe ora di valorizzare i gabbiani.
Qualcuno dice che in Vaticano non mancano i corvi.
Vero. E noi ce li mangiamo.
Ma torniamo al comignolo.
Dica.
Che cosa prova quando vede la fumata?
Troppi additivi chimici. Me ne volo via.
Quando sarà la fumata bianca?
Non lo so. Ma dal tubo stamattina salivano voci.
Ci dica!
Uno diceva: “Il tuo nome ci sta come i cavoli a merenda”.
Caspita!
Alla parola “merenda” ho sperato in qualcosa di buono. Ma, di nuovo, era una metafora.
Grazie, signor Jonathan.
Posso salutare?
Prego.
Saluto mio cugino, Jonathan Livingston.
Bene.
E mio cognato: Jonathan Livingston.
Benissimo…
E mio…
Grazie, dobbiamo chiudere. Arrivederci.
Sapete dove trovarmi.