
Non sparate su Leone
di Aldo Maria Valli
Cari amici di Duc in altum, nel campo tradizionalista c’è chi già sta facendo le pulci a papa Leone XIV passando al setaccio perfino le virgole e criticandolo per ogni sfumatura che possa anche lontanamente far supporre un segno di continuità con il pontificato bergogliano.
Con la solita sincerità, devo dire che non condivido questo atteggiamento. L’esordio di Leone XIV mi è piaciuto. Mi è piaciuto il fatto che si sia presentato con mozzetta rossa e stola. Mi è piaciuta la sua emozione. Mi è piaciuto che abbia preparato un testo scritto, segno di rispetto per noi tutti e indicativo del fatto che ha preso subito molto sul serio la sua missione. Mi è piaciuto il nome che ha scelto. Mi è piaciuto il saluto iniziale, in linea con la tradizione cattolica. Mi è piaciuto il continuo riferimento a Gesù. Mi è piaciuta la sua espressione mite. Mi è piaciuta la benedizione solenne. Mi è piaciuta l’omelia tenuta nella santa messa Pro Ecclesia davanti ai cardinali, quando ha parlato di sé stesso come “fedele amministratore” del tesoro della fede.
Qualcuno mi ha scritto: “Ma ha parlato di ponti, come faceva Bergoglio!”. Rispondo: attenzione a non cadere nel fanatismo. Bergoglio, purtroppo, con la sua demagogia , il suo populismo e la sua visione tutta orizzontale ha deteriorato e svilito tante parole e tanti concetti che sono comunque patrimonio della nostra tradizione e non vanno aboliti ma, semmai, recuperati. La parola “ponte” è una di queste, ricordando che il papa stesso è pontifex tra cielo e terra, tra l’uomo e Dio.
Altri mi dicono: “Ha sostenuto la sinodalità, dunque non è dei nostri”. Ma, anche qui, obietto: la sinodalità, intesa come confronto di idee e di sensibilità, di per sé non è una brutta cosa. Brutto è stato l’uso ideologico che ne ha fatto Bergoglio.
Insomma, ci siamo capiti. Lasciamo lavorare papa Leone e preghiamo tanto per lui. Lo seguiremo con attenzione, ma non con sguardo prevenuto, non con il fucile puntato. Non sarebbe cristiano e non sarebbe neppure sensato.
Eleggere Prevost non è stato facile. Ottenere l’ampia maggioranza richiesta in un lasso di tempo così ridotto è stato il risultato di un lavoro notevole nella fase preparatoria da parte di chi, con realismo, ha cercato alternative a ben altre soluzioni che si stavano prospettando. Di questo lavoro bisogna essere grati.
Come ben sapete, dal 2016 sono stato un critico spietato di Bergoglio. Ma perché amo il papa e il papato, non per il gusto di colpire e distruggere. Fare gli ipercritici di professione rende ridicoli oltre che ingiusti.
Quindi, a tutti gli amici tradizionalisti dico: attenti a non cadere nel settarismo.
Sosteniamo Leone nella preghiera.
“Ecce Crucem Domini! Fugite partes adversae! Vicit Leo de tribu Juda, Radix David! Alleluia!”.
Vai Leo! Confermaci nella fede!