Opinione / Mora: “La direzione non cambia”
di Martino Mora
“Vorrei che insieme, oggi, rinnovassimo la nostra piena adesione alla via che ormai da decenni la Chiesa universale sta percorrendo sulla scia del Concilio Vaticano II” (Leone XIV, discorso ai cardinali, 10 maggio 2025).
In questa frase c’è tutto, o quasi, quello che c’è da capire, per chi voglia capirlo. La direzione non cambia.
Questa è la frase veramente importante, anzi decisiva, detta dal nuovo papa. Il resto è chiacchiera.
La direzione vaticansecondista, che ha reso la Chiesa ancella, anzi schiava dei poteri mondani, non cambia. Forse si andrà più lenti rispetto agli ultimi dodici anni, con più stile, senza trogloditismi bergogliani. In stola e mozzetta e con un po’ di latinorum, si proseguirà diretti verso lo sfascio. A marcia un poco più lenta.
L’intento è recuperare un po’ di “conservatori”, soprattutto negli Usa, per avere i quattrini, che sono il vero dio dei modernisti. Bergoglio, con la sua aperta, ripugnante empietà, ha disgustato troppe persone. E ora le casse vaticane sono vuote.
Quindi ora tocca alla marcia lenta, senza estremismi. Magari con qualche frase azzeccata contro aborto e gender. Forse anche qualche documento ufficiale che li condanni. Forse.
Ma la direzione non cambia: è la Rivoluzione conciliare. Miracoli a parte, la strada sembra segnata verso il cattolicesimo zero. Continua l’autodemolizione della Chiesa, che è innanzitutto rifiuto della Tradizione, la quale non è il passato, ma l’Eterno. L’Eterno (anche) nel passato.
La crisi della Chiesa non è esplosa nel 2013, ma nel 1962.
Bergoglio è il frutto marcio, non l’albero malato, che si chiama Concilio Vaticano II, cioè il patto faustiano della Chiesa col liberal-capitalismo vincitore di due guerre mondiali (e una fredda).
E quindi si va avanti, dice papa Leone.
Dio acceca coloro che vuole perdere.
