
Opinione / Balducci: “Leone XIV? Giudichiamolo dai frutti”
di Francesco Balducci
Caro Valli,
mi permetto di inserirmi nella bella e libera discussione sul nuovo pontificato leonino, in corso sulle pagine di Duc in Altum.
Personalmente, concordo sia con il suo invito a non attaccare Leone XIV e a non avere pregiudizi prima che il pontefice abbia iniziato il suo ministero, sia con i timori espressi dal professor Mora. Questi diversi atteggiamenti, queste diverse prospettive riflettono, del resto, le diverse reazioni del mondo cattolico – anche e soprattutto tradizionalista – all’elezione di papa Prevost.
Su una cosa non posso non concordare con il professor Mora: Leone XIV è un papa modernista. Lo ha detto esplicitamente lui stesso, richiamando il Concilio Vaticano II, la sinodalità e la collegialità. È impensabile aspettarsi un san Pio X con la Pascendi e un Pio IX con il Sillabo. Purtroppo, questo è ancora il tempo delle mezze verità e delle mezze bugie, la Chiesa viene da settant’anni di Modernismo predicato, vissuto e portato avanti con più o meno tenacia e convinzione da sei pontefici. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: seminari, conventi, chiese, parrocchie vuote, movimenti ecclesiali allo stremo. Le uniche eccezioni sono costituite da tutte quelle realtà in cui si è restati fedeli alla Tradizione, agli insegnamenti immutabili, alla verità rivelata. Proprio quelle realtà, ricche di vocazioni e di fedeli, che Francesco ha perseguitato e cercato di abolire, con ferocia e determinazione.
Vedremo come si comporterà il nuovo papa. Ricordato che non è e non potrà mai essere un antimodernista, credo che la cosa più saggia che possiamo fare sia augurarci che egli sia veramente un pastore perlomeno saggio e giusto, che abbia a cuore tutte le sue pecorelle e non faccia preferenze e non perseguiti nessuno. Se papa Leone XIV eviterà di perseguitare – come ha fatto il suo predecessore – vescovi, seminari e famiglie religiose fedeli alla Tradizione; se nominerà vescovi sani, fedeli al Catechismo; se ridarà piena libertà e cittadinanza a tutti coloro che sono legati alla Santa Messa in rito antico, senza esclusioni e volontà di spingerli in una riserva indiana, ecco, se farà almeno tutte queste cose, credo che potremmo considerarlo un pontificato positivo. Sui social c’è chi si sta entusiasmando perché il nuovo papa indossava stola e mozzetta, e perché ha detto il Regina Caeli in latino (cosa che faceva anche Bergoglio): non vorrei che ci si fermasse qui.
Prevost è un americano; speriamo dunque che lo spirito pragmatico che contraddistingue gli statunitensi, unito alla consapevolezza dello stato pre-comatoso in cui versa la Catholica, gli eviti di fare tutti quegli errori che hanno contraddistinto Francesco e, spiace dirlo, anche Paolo VI e Giovanni Paolo II, in particolare per la persecuzione verso la Messa tradizionale. Siamo agli inizi, stiamo a vedere. Poi lo giudicheremo dai fatti.