Lettere a “Duc in altum” / Le vostre voci

Caro Valli,

cerco di essere molto sintetico perché tanti ti stanno scrivendo. Mi riferisco al tuo articolo “Papa Leone XIV e il sano realismo cristiano”.

Tu dici: “Forse non sarà un cambio di rotta, ma è un cambio di passo. E, nella realtà attuale, va colto come un segno provvidenziale”.

Giustissimo!

Poi dici: “Non significa fare sconti”. Eh, purtroppo invece è proprio quello che vuoi fare, secondo me: sconti. Cioè: accontentiamoci! Perché i casi sono due: o il Concilio Vaticano II è Verità o è menzogna.

Nel secondo caso, dire, come ha fatto Leone XIV, “Vorrei che insieme, oggi, rinnovassimo la nostra piena adesione alla via che ormai da decenni la Chiesa universale sta percorrendo sulla scia del Concilio Vaticano II” è senz’altro realistico; ma non è cristiano, perché insegna una menzogna, cioè va contro Cristo.

Dici ancora: “Realismo, dunque. Sano realismo cristiano”.

Non posso condividere. Temo che questo tipo di realismo avrebbe salvato la vita a migliaia di martiri (“Realisticamente, l’impero romano è potente, e bisogna accettare di rendere culto all’imperatore”). E Atanasio avrebbe evitato le scomuniche (“Realisticamente, che vuoi, tutta Europa è ariana…”) eccetera. Realismo è, senz’altro, ma cristiano no. Pensa a quante rogne si sarebbe risparmiato Nostro Signore Gesù Cristo se avesse usato questo tipo di realismo dell’accontentarsi delle mezze verità perché la verità tutta intera non si può dire.

Quello che ha portato alla istituzione del Sacramento della Riconciliazione, quello sì, è realismo cristiano! Perché non si può pretendere che l’uomo si tenga sempre alla larga dal peccato. Ed è un sano realismo cristiano perché non scende a compromessi con la Verità.

Dunque, mi spiace ma temo di doverti lapidare.

Grazie sempre del lavoro(ne) che fai, soprattutto in questi giorni di fuoco!

Un lettore

*

Caro Aldo Maria Valli,

è la prima volta che scrivo al blog, anche se sono anni che la seguo, soprattutto dopo aver letto il bellissimo libro” 266″, che ho condiviso totalmente.

Ho apprezzato tantissimo tutti i suoi articoli del pre-conclave, ma soprattutto quelli apparsi dopo l’elezione di Leone XIV, papa che mi sta piacendo sempre di più.

Ho vissuto dodici anni di sofferenza, ma ora intravedo l’alba di un giorno radioso. Traspare, da tutto, un ottimismo che pensavo ormai sopito o perso per sempre. Io ho sempre amato il Papa, proprio perché guida e pastore: da anni non avevo più questa percezione.

Leone ha parlato di Dio, di evangelizzazione, di missione.

Ha usato i simboli che un Papa deve usare. Ha cantato il “Regina Coeli”. Non ha detto “buonasera ” come si direbbe entrando in un qualsiasi negozio, ma ha rivolto il saluto del Risorto.

Benissimo! Vedremo in seguito, ma per ora sono felice.

Che sia lui il Papa a cui si riferiva Katerina Emmerick quando, dopo aver visto “le conseguenze nefaste di una Chiesa con due Papi” vide successivamente un rifiorire della Fede con un Papa “mite ma fermo?”.

Grazie ancora di tutto.

Paolo Zampetti

*

Ave Maria!

Caro Aldo Maria Valli,

sono addolorato per le recenti entusiastiche affermazioni sul novello Santo Padre di diversi cattolici cosiddetti “conservatori”, con alcuni dei quali mi lega una grata stima o una profonda amicizia.

Tali esternazioni mi paiono semplicemente surreali.

Si direbbe che Papa Leone se li è mangiati, con mozzetta e “Ave Maria”, alle prime parole che ha pronunciato.

In lui vedono infatti un degno successore dell’ermeneutica della continuità (sigh)… perfino del buono (?!?) di Francesco! Proprio gli stessi che hanno lottato e subito di tutto sotto il pontificato di Bergoglio o che magari durante il conclave invocavano al soglio di Pietro una figura fuori da ogni compromesso!

Ebbene, costoro ora omettono certe parole leonine per evidenziarne altre, elevandole secondo la propria teologia. Tale operazione tuttavia manca di sincero realismo.

Mi attengo ai fatti. E il primo fatto in questione è che Papa Leone XIV, dal nome preconciliare e dalle vesti un po’ più papali e dal linguaggio un po’ più cristiano rispetto agli ultimi anni, ha elogiato Francesco più volte e ha fatto proprie alcune sue visioni ecclesiali nel discorso dell’8 maggio 2025.

Punto.

Poteva anche decidere di essere meno sperticato verso il suo predecessore oppure semplicemente di non citarlo, di stare in silenzio, al modo di Gesù davanti a Erode. Ma non l’ha fatto. Al riguardo mi trovo perfettamente d’accordo con la chiara impressione di Viglione.

Altri fatti.

In un’intervista con i media vaticani del luglio 2023, Robert Francis spiegava: “Come si evince del mio motto episcopale, l’unità e la comunione fanno parte proprio del carisma dell’ordine di Sant’Agostino e anche del mio modo di agire e pensare. Penso che sia molto importante promuovere la comunione nella Chiesa e sappiamo bene che comunione, partecipazione e missione sono le tre parole chiave del Sinodo. Quindi, come agostiniano, per me promuovere l’unità e la comunione è fondamentale. Sant’Agostino parla molto dell’unità nella Chiesa e della necessità di viverla”.

Inoltre fino all’8 maggio 2025 il cardinale Prevost è stato in giovinezza legato alla teologia della liberazione e in vecchiaia un pupillo di Bergoglio.

Questi mi sembrano appunto fatti, non supposizioni. Le infatuazioni o gli odii invece sono sentimentalismi. Al modo dell’amore cieco di taluni cattolici soprannominati “conservatori”. E ciò mi addolora, come ho scritto in principio.

Presi da una cotta orba, essi arrivano ad accusarmi di non credere nello Spirito Santo quando propongo loro una opinione simile a quella sostenuta da Martino Mora.

Un amore irragionevole. Assuefatto forse ai santi che non sono santi, ai santi mediocri, privi di virtù eroiche. Dov’è finito il tremendo sì sì, no no evangelico? I cattolici ammaliati purtroppo rischiano di amare l’ambiguità.

Satis est.

Francamente sono stanco di vivere a metà per morire a metà, parafrasando Paolina nel capolavoro “Morte di Adamo” di Elena Bono. San Francesco (il Serafico) non attraeva e non attrae per le sue mezze misure, ma per la misura dell’età piena di Cristo crocifisso.

Sia allora la Divina Pastora e Celeste Agnella a convertire e a formare nel Suo Cuore il nostro cuore e quello del Santo Padre secondo il Cuore Sacratissimo di Nostro Signore Gesù Cristo. A farci Santi!

E che l’Immacolata mi contraddica al più presto circa le mie prime impressioni sul Santo Padre!

In ogni caso una crisi della Chiesa come l’attuale non presumo si risolva con la bacchetta magica o soltanto con l’uomo della Provvidenza. Per quanto mi riguarda, posso pregare, combattere, addolorarmi, sorridere e attendere il trionfo del Cuore Immacolato.

La ringrazio.

Ad lesum per Mariam! Veni Sancte Spiritus!

Emanuele Giraldo

*

Caro Valli,

non posso che concordare con la posizione equilibrata da lei espressa a riguardo del nuovo pontefice. Il personaggio appare autentico, alieno dallo sciagurato esibizionismo mediatico del predecessore: questo almeno ci dà speranza.

Giovanni Maria Butta

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