di Un giovane prete diocesano genovese
Carissimo dottor Valli,
noi giovani preti della chiesa genovese, purtroppo, non abbiamo conosciuto il cardinale Giuseppe Siri, ma abbiamo avuto, fino adesso, la fortuna di respirare il profumo da lui impresso nel campo formativo-spirituale; è un profumo fragrante che aleggia ancora nella nostra gloriosa diocesi. Pastore illuminato, l’antico cardinale ha saputo pilotare con fermezza la nave della Chiesa genovese dal 1946 al 1987, un’epoca tra le più difficili, scampandola dai più vistosi naufragi. Fu un tempo segnato dalla luce della granitica fede e dalla concretezza della carità!
Oggi alcuni presbiteri si sentono smarriti, e nelle righe che seguono racconto il perché. Voci di corridoio ci hanno detto che padre Marco Tasca, nostro nuovo arcivescovo, ci è stato inviato per “sistemare le cose”. Ma da subito abbiamo notato la sua totale inesperienza e l’incapacità di governo. Così ha pensato bene di circondarsi di un “cerchio magico”, come viene chiamato a Genova il Consiglio episcopale.
Il “cerchio” è composto dal vicario generale, chiamato “uomo per tutte le stagioni”, già tale con il cardinale Bagnasco, e da quattro vicari episcopali di nuova nomina. A ognuno il clero ha dato un soprannome che per ora le risparmio. Una cosa è certa: i vicari episcopali per l’evangelizzazione, per la sinodalità e per il clero, tutti scelti dall’ex ausiliare e tutti a tempo pieno, sono totalmente nullafacenti. Incapaci di rapportarsi con gli altri, consumano le loro giornate nelle sale dell’episcopio in inutili e prolungate (giornate intere) riunioni. E pensi, dottor Valli, che nella nostra diocesi ci sono singoli parroci gravati dalla cura di cinque, sei e anche dieci parrocchie!
Lei conosce già, grazie alle comunicazioni dei “parroci vigilanti”, diversi fattacci che si sono consumati in quel di Genova in questi ultimi anni. Le richiamo, in sintesi, alcuni episodi: spostamento forzato dei parroci sotto l’impulso dell’immaturo e non rimpianto vescovo ausiliare ora a Rimini; semi-distruzione della Curia (qui a Genova si tengono riunioni, promosse dal cerchio magico, su temi quali “Innovare tra sogno e realtà”, “la Curia che sogno”, eccetera); disprezzo, frutto dell’ignoranza e dell’arroganza della nuova dirigenza, di ogni forma di diritto; nomina di cinque nuovi canonici effettivi della cattedrale, in soli undici mesi, con l’unico scopo di avere il Capitolo sotto controllo (alla faccia della sinodalità!). L’elenco potrebbe continuare, ma ora mi soffermo sugli ultimi fatti.
Domenica 6 aprile alle ore 18, nella chiesa di San Donato (centro storico), è stata celebrata una “Messa condivisa e pane spezzato”, animata dal gruppo genovese “Donne per la Chiesa”. Riunite (qui a Genova usa) intorno a un tavolo posto al centro della chiesa, le donne in cerca di valorizzazione hanno condiviso il pane consacrato e spezzato, consistente in panini comuni. E lo sa chi ha celebrato? Monsignor Fully Doragrossa, il rettore del seminario, novello canonico della Cattedrale, emanazione del vicario per la sinodalità. Egli è colui che è stato messo a capo del seminario per salvarlo, ma attualmente il seminario conta cinque o sei seminaristi, il minimo storico. Per un approfondimento si può leggere “Il Cittadino” (settimanale cattolico di Genova), n° 14 del 13 aprile 2025, pagina 10.
Oggi, giovedì 15 maggio alle ore 20:45, nella chiesa di San Pietro in Banchi (centro storico), si terrà una veglia “per un mondo senza omotransbifobia”, promossa dal gruppo “Bethel di cristiani LGBTQ+ a Genova”. E lo sa chi interverrà alla veglia? Il canonico della Cattedrale monsignor Gianni Grondona nonché vicario episcopale per la sinodalità e don Tommaso Danovaro, vicerettore del seminario.
Qui a Genova la diocesi ha promosso un cammino unitario di formazione per l’anno pastorale 2024/25 a cui partecipano circa settecento persone “liberamente costrette” (insegnanti di religione, ministri della comunione, lettori, catechisti, impiegati degli uffici di Curia…). Terminata la catechesi, tutti i partecipanti siedono intorno ai famosi “tavoli sinodali” per la condivisione nello Spirito. E la sede centrale sa dov’è? In Cattedrale! Così per la prima volta abbiamo visto la nostra bellissima “chiesa madre” riempita di tavoli e tavolini nel presbiterio, dentro gli altari laterali, nelle navate. E il nostro incantevole duomo al sabato mattino rimane chiuso alla preghiera e al turismo, in barba alla Chiesa accogliente e in uscita! In Genova ci sarebbero tanti altri spazi da utilizzare, ma pare che l’ideologia sinodale non permetta altra soluzione!
Caro dottor Valli, desidero ringraziarla per aver ascoltato il mio sfogo. Mi restano ancora due domande da formulare: per quanto tempo ne avremo ancora? Con l’arrivo del nuovo papa Leone XIV cambierà qualcosa?