
E a Oslo la vescova celebra facendo yoga
di Vincenzo Rizza
Caro Aldo Maria,
un magazine italiano [qui] ha recentemente ripreso la notizia di tal Sunniva Gylver, pastora (sic!) luterana di Oslo e da febbraio nominata vescova (doppio sic!).
Apprendo che durante la sua ultima funzione prima dell’ordinazione vescovile “si è sdraiata a piedi nudi davanti all’altare sopra a un materassino, i fedeli non si sono scomposti e l’hanno seguita, mettendosi in posizione da yoga prima di recitare il Padre nostro”. Nulla di strano secondo la vescova che ama mescolare yoga e cristianesimo e che “sta diventando famosa, anche sui social, per via del suo approccio anticonformista e progressista alla religione cristiana”.
Un perfetto esempio di modernismo alla potenza di un’esponente della chiesa luterana che oltre ad avere “una lunga chioma di dreadlocks e il piercing al naso”, “non prende aerei per tutelare l’ambiente” (poteva mancare la difesa del creato?) e “pensa che lo yoga possa aiutare i fedeli a rilassarsi, essere più presenti nella preghiera e ‘accogliere qualcosa di più grande di sé’”. Sarà mica una discepola dell’arcivescovo (cattolico) di Berlino, che auspica una chiesa aperta per tutti coloro che vogliono semplicemente rilassarsi?
Ma non è tutto. Essendo paladina del progressismo nel cristianesimo, “sostiene il matrimonio tra persone dello stesso sesso e il diritto all’aborto”.
Viste le sue tesi, non mi stupisce che il suo defunto marito fosse ateo, al pari di due dei suoi tre figli; mi meraviglia, piuttosto, il fatto che il terzo figlio sia rimasto ancora credente (chissà, però, a cosa).
Nella sua stravaganza ed eccentricità, ritengo, tuttavia, l’esempio della monsignora estremamente utile e edificante per comprendere fino a dove può spingersi la demenziale corsa di parte del cristianesimo a compiacere il mondo, immersa in un sincretismo che rinnega perfino gli insegnamenti delle Scritture.
Preghiamo affinché lo Spirito doni al nuovo Papa Leone XIV (molto bella la scelta del nome, che rimanda a Pontefici che tanto hanno dato alla Chiesa) la forza di porre un freno alla deriva modernista e di confermare i fratelli nella fede, invocando unità senza rinunciare alla sana dottrina per inseguire il mondo e le sue follie.