
Lettere a “Duc in altum” / Le vostre voci
Caro Valli,
concordo con lei in merito all’elezione del nuovo Papa. Bisogna essere realisti: senza illusioni ma anche senza scoraggiamento. Forse Leone XIV è il meno peggio che poteva capitare, anche se qualcuno dirà che può essere più pericoloso, perché un “merito” di Francesco è stato mettere in chiaro cosa vuol dire praticare alla lettera il Concilio Vaticano II.
Aspettiamo e vediamo. Soprattutto preghiamo e stiamocene tranquilli. Evitiamo di lasciarci travolgere dalle chiacchiere. Meno chiacchiere e più vita spirituale. La lotta non è finita, la vita cristiana sulla terra è una milizia finché si vive. Dio non ci abbandona ed Egli ascolta la preghiera fiduciosa dei suoi figli.
Dobbiamo uscire dal baratro: non è facile e non si fa in poco tempo. La risalita è faticosa, si può scivolare e ricadere. Ci vuole tanta tenacia e forza: cadere è facile, basta lasciarsi andare e la forza di gravità fa il resto; portarsi fuori dal burrone invece è tutta un’altra storia.
Con stima
C.R.
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Caro Aldo Maria Valli,
ho letto le considerazioni su quelle che lei chiama le sue contraddizioni [qui] a proposito di conclave ed elezione di Leone XIV.
Io penso che siamo alle prese con un evento soprannaturale. Solo così si spiega la gioia vera e profonda che ha pervaso tanti cattolici al momento dell’elezione del nuovo Papa.
Finché Benedetto XVI era ancora emerito e in vita, avevamo questa sensazione: il Papa non poteva fare il papa ma c’era. Dopo la morte di Benedetto XVI invece ci siamo sentiti orfani. E ora all’elezione di Leone XIV abbiamo provato una grande gioia perché sentiamo che il Papa è tornato dopo una lunga assenza.
Ora non è tanto importante indagare e speculare sulle dimissioni valide o invalide, su quanti e quali cardinali hanno votato e come. La cosa importante è che finalmente in un modo prodigioso il conclave ha dato alla Chiesa un Papa vero e profondamente cattolico.
Non possiamo non essere contenti e gioiosi. Dobbiamo tornare ad amare e a difendere il Papa, pregando per lui e cercando di meritarcelo.
Certi tristi tradizionalisti sembrano come i reduci di guerra che non si rassegnano al fatto che la guerra è finita. Leone XIV ha un compito enorme e difficilissimo, non possiamo fargli mancare il nostro aiuto. Sarà un Papa che dovrà normalizzare il papato rispetto alla deriva precedente e il suo sarà un pontificato di pacificazione prima di tutto all’interno della Chiesa. E se lui deve normalizzare il papato noi dobbiamo tornare a essere cattolici normali che amano, difendono e pregano per il Papa.
Invito tutti a riflettere in questo tempo di Pasqua sulla necessità di convertirsi alla gioia. È ciò che hanno dovuto fare gli apostoli che non avevano compreso il mistero della Risurrezione. Nel bellissimo discorso ai fedeli delle Chiese orientali, citando sant’Isacco di Ninive, Leone XIV ci ha ricordato che “il più grande peccato è non credere nelle energie della Risurrezione”.
Infine una nota sulla bellissima devozione mariana del nuovo papa. D’altronde non si diventa papa l’8 maggio per caso, sotto il patrocinio della Madonna del Rosario di Pompei e di san Michele Arcangelo, sulle orme di Leone XIII.
Non leggerò più i vari Mora e Battiston che spero ricevano sempre meno risonanza e meno seguito: non servono a nulla, non aiutano.
Quello che sarà davvero impegnativo, visto che riconosciamo la voce del buon pastore e dopo anni di deserto ascoltiamo parole che ci dissetano, sarà lottare per metterle in pratica, crescendo in santità personale.
Le invio la foto dell’allora cardinale Prevost che il 16 luglio 2024 guidava la processione della Madonna del Carmelo.
Amerigo Garaffa
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Caro Aldo Maria Valli,
mi complimento con il Signor Mario Grifone perché ha egregiamente espresso [qui] la mia sensazione scaturita dalla lettura degli interventi di Martino Mora e Fabio Battiston. Opinioni entrambe segnate da un atteggiamento di astiosa superbia (un po’ più garbato Battiston) nei confronti dei cattolici creduloni che non intuiscono le trame curiali ed extra curiali che sarebbero all’origine dell’elezione di Papa Leone XIV.
Secondo loro, qualsiasi cosa il nuovo pontefice dica o faccia, il giudizio è ineluttabile: è un burattino manovrato dai bergogliani.
Vorrei pertanto rivolgere una domanda ai signori Mora e Battiston: come potete continuare a professarvi cristiani e cattolici se non riconoscete nella figura del papa eletto il Vicario di Cristo, ispirato dallo Spirito Santo?
Liliana De Angelis
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Caro Aldo Maria,
desidero dirti che apprezzo molto come stai guidando il dibattito sul nuovo papa: è molto bello che ci sia spazio per opinioni diverse, purché espresse con correttezza e in buona fede. Siccome nessuno di noi è infallibile, bisogna saper ascoltare gli altri.
Ti confido però che anch’io, come te, tendo a dare peso alle prime impressioni, fidandomi dell’istinto ma anche dell’esperienza di una lunga vita professionale, in cui ho imparato a conoscere anche in pochi minuti il carattere delle persone che avevo davanti.
Papa Leone mi è sembrato sì molto controllato, ma anche sinceramente commosso. Tutto il contrario del suo predecessore, la cui esibizione di modestia mi era apparsa subito artificiosa, una vera e propria captatio benevolentiae (per non parlare della scelta del nome: se avesse avuto una predilezione autentica per san Francesco avrebbe potuto scegliere di diventare francescano, o cappuccino).
È stato proprio un brutto periodo quello in cui non riuscivo a pensare bene del papa.
Ma non tutto il male viene per nuocere. La confusione nella Chiesa mi ha spinto ad approfondire la fede, e in particolare mi ha fatto scoprire la messa tradizionale di cui non avevo più ricordi.
Scusami se ti ho annoiato con queste considerazioni personali, che mi sono permesso di fare solo perché ti considero un amico, capace di condividerle.
Un caro saluto e buon lavoro!
Giovanni
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Caro. Valli,
sul conclave e l’elezione del nuovo papa si è sviluppato un acceso dibattito e debbo riconoscerle un equilibrio nei giudizi unitamente all’aver concesso spazio a posizioni che hanno abbracciato una variegata gamma di criticità rispetto al neo-eletto: da quelle “eccessivamente realiste” (se mi passa la battuta), a quelle moderatamente fiduciose ma con i piedi per terra, sino a quelle orientate a concedergli un’apertura di credito a prescindere.
Io trovo che in ciascuna di queste posizioni vi sia del vero e, così come non ravviso vero e proprio odio in quelle più “estreme”, nemmeno voglio definire ingenue quelle che vi si contrappongono – va detto – con una certa veemenza. Anche perché il divisore per eccellenza è sempre in agguato e nessuno può dirsi esente dal suo contagio, come abbiamo ben sperimentato tristemente nel recente passato.
Mi lasci condividere pienamente con lei la perplessità rispetto ai visitatori che in qualche modo vorrebbero, in maniera più o meno velata, quasi dettarle la linea editoriale. Ora io potrei comprendere il desiderio di confrontarsi con posizioni disallineate dalle proprie, un po’ meno l’attacco sistematico per il gusto di trollare, come si dice nel gergo della rete, poiché “il tempo si fa breve” e usare la propria libertà per sprecarlo più o meno consapevolmente la trovo una cosa, per così dire, poco sensata, anche se poi “i gusti sono gusti”.
La ringrazio sentitamente per le riflessioni che ci propone e per l’onestà intellettuale.
Claudio
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Nella foto: l’allora cardinale Prevost guida a Roma la processione per la Madonna del Carmelo, 16 luglio 2024