Genova chiama, Rimini risponde

Cari amici di “Duc in altum”, dopo la testimonianza (qui) di un giovane prete sulla situazione nella diocesi di Genova, mi è arrivata la lettera che vi propongo. È di un fedele della diocesi di Rimini, governata dal genovese Nicolò Anselmi. Il blog (blogducinaltum301@gmail.com) non conosce direttamente la situazione di cui si parla nella lettera e resta a disposizione di chi volesse rispondere.

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Caro Valli,

ho letto con interesse l’articolo da lei pubblicato sulla situazione attuale dell’arcidiocesi di Genova, e purtroppo devo confermare che quando si parla di monsignor Anselmi come di “immaturo e non rimpianto vescovo ausiliare di Genova ora a Rimini” si dice la verità, come possiamo constatare sotto tutti i punti di vista, dal governo della Chiesa locale alla liturgia e alla cura dell’ars celebrandi.

Anselmi fece ingresso a Rimini il 22 gennaio 2023, una giornata piovosa, fredda e invernale, forse un segnale. Il vescovo appare affabile e sa stare in mezzo alla gente, ma poi si viene a scoprire che è tutto un inganno. Se ci avessero mandato qualche altro “prete della scuola genovese” come monsignor Guido Marini, attuale vescovo di Tortona ed ex maestro delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice; oppure monsignor Giacomo Morandi, attuale vescovo di Reggio Emilia- Guastalla, forse le cose sarebbero andate un po’ meglio. Invece qui a Rimini evidentemente il Signore ci ha mandato chi ci meritiamo.

Lontani sono i tempi di grandi vescovi come Emilio Bianchirei o Giovanni Locatelli, e di vescovi attenti alla liturgia come Mariano de Nicolò.

La precedente gestione della diocesi, dal 2007 al 2022, era già stata disastrosa. Basti pensare che quattro dei preti ordinati da monsignor Lambiasi hanno lasciato la tonaca. Quanto agli altri, sarebbe stato meglio se preti non lo fossero mai diventati. Tutto “merito” del fantasmagorico rettore del seminario e del suo successore. E si noti che uno dei preti che hanno lasciato l’abito, già vicerettore del seminario, ha continuato a percepire lo stipendio del sostentamento del clero per dieci anni, senza esercitare il ministero.

L’elenco dei misfatti è lungo. Ci sono stati seminaristi cacciati solo perché non in linea con il pensiero del rettore (che sa usare meglio la bicicletta dell’aspersorio). Un seminarista che possiede più titoli di studio del vescovo attuale è stato fatto fuori dal rettore del seminario dopo essere stato ammesso agli ordini sacri e al lettorato nel periodo di passaggio tra Lambiasi e Anselmi. E sapete qual è il numero attuale di seminaristi? Tre (di cui uno in propedeutico). Non parliamo poi dei diaconi permanenti, che non hanno alcuna conoscenza della liturgia.

Quando arrivò l’attuale vescovo c’era la speranza che potesse far uscire la diocesi dallo stato rovinoso in cui era precipitata. Invece ha confermato tutti: vicario generale, vicari episcopali e pure l’economo, nonostante la difficile situazione finanziaria.

Il vicario episcopale per la formazione del clero (ora anche dei diaconi) promuove incontri per le persone LGBTQ e in transessuali, dove sostiene che ognuno è libero di cambiare sesso, e tutto ciò con l’avallo del vescovo, il quale a sua volta ha una grande attenzione verso il mondo LGBTQ.

La diocesi di Rimini ormai è nota come la diocesi degli aperitivi, poiché durante le visite pastorali c’è sempre una messa con aperitivo annesso.

Questo, sinteticamente, il quadro. Da Rimini, dunque, un “grazie” a Genova.

Un fedele della diocesi di Rimini

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