Quelle parole che da tempo non sentivamo

di Vincenzo Rizza

Caro Aldo Maria,

il discorso di venerdì 16 maggio 2025 tenuto dal Santo Padre Leone XIV al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede (qui) riprende, finalmente, concetti dimenticati, quando non travisati, dal precedente magistero.

La stampa, come purtroppo spesso accade, ha focalizzato l’attenzione solo sul riferimento alla “famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna” (per sottolineare il passo indietro rispetto alle aperture di Papa Francesco) senza cogliere altri aspetti importanti e ben più profondi delle parole del Santo Padre:

  • il ringraziamento per le opportunità che si presenteranno “per confermare nella fede tanti fratelli e sorelle sparsi per il mondo”;
  • la pace, che non è mera assenza di guerra o di conflitto ma “è anzitutto un dono: il primo dono di Cristo: vi do la mia pace”;
  • la giustizia, perché “perseguire la pace esige di praticare la giustizia”. È in questo contesto che il Santo Padre ha ricordato Leone XIII, il Papa della “Rerum novarum”, insistendo sulla necessità di investire “sulla famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società”. Finalmente un ritorno al principio di sussidiarietà, quello vero e non quello travisato di “Fratelli tutti” per cui solo ciò che non può essere soddisfatto dall’alto va integrato dalle comunità di livello minore: è la famiglia alla base della convivenza civile e ad essa è rimessa in primo luogo la soddisfazione dei bisogni dell’umanità. La famiglia non deve, quindi, essere assorbita dallo Stato che deve intervenire in ambito familiare solo per assicurare e tutelare i diritti delle persone “secondo la retta giustizia. Qui però deve arrestarsi lo Stato; la natura non gli consente di andare oltre” (così la “Rerum novarum”);
  • la verità, perché non “si possono costruire relazioni veramente pacifiche, anche in seno alla Comunità internazionale, senza verità. Laddove le parole assumono connotati ambigui e ambivalenti e il mondo virtuale, con la sua mutata percezione del reale, prende il sopravvento senza controllo, è arduo costruire rapporti autentici, poiché vengono meno le premesse oggettive e reali della comunicazione”. La Chiesa, allora “non può mai esimersi dal dire la verità sull’uomo e sul mondo, ricorrendo quando necessario anche ad un linguaggio schietto, che può suscitare qualche iniziale incomprensione”. Verità che, naturalmente, “non è mai disgiunta dalla carità, che alla radice ha sempre la preoccupazione per la vita e il bene di ogni uomo e donna. D’altronde, nella prospettiva cristiana, la verità non è l’affermazione di principi astratti e disincarnati, ma l’incontro con la persona stessa di Cristo, che vive nella comunità dei credenti”.

Parole forse scontate ma che da tempo non sentivamo.

 

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