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Sulla storia del mondo e la storia della Chiesa

di Rodolfo Lorenzoni

Riflettendo – sulla base di testi classici dedicati alle forme di Stato propugnate da nazismo, socialismo e liberalismo – riguardo a un particolare aspetto della filosofia politica e della politologia attinente alla Chiesa cattolica, può emergere una questione se si vuole paradossale; e comunque non marginale.
La democrazia (sulla cui eterna validità oggi non ci si azzarda neanche a discutere) e il liberalismo (considerato quasi altrettanto ineccepibile), dal punto di vista della elaborazione filosofica sono il frutto delle speculazioni teoriche – a vario titolo e in vario modo – di Rousseau, Montesquieu, Voltaire eccetera. E sotto il profilo storico sono una derivazione delle parole d’ordine della Rivoluzione francese, con cui marxismo e liberalismo (specialmente europeo) nel loro dispiegarsi storico hanno “trovato un accordo o un compimento”, quantomeno nelle supposte basi teoriche.

Ora: lo svuotamento e le deviazioni della democrazia in favore di altri poteri più o meno occulti, cui stiamo innegabilmente assistendo in questi anni e la stanno rendendo cosa alquanto diversa da quel che tali pensatori progettavano (o fantasticavano?), ci mette ancora una volta di fronte alla storia della Chiesa cattolica, che da duemila anni scorre parallela sotto forma di teocrazia e “società perfetta” in quanto corpo mistico di Gesù. Umiliata – moralmente e materialmente – proprio dalle democrazie e dai liberalismi nei secoli recenti, essa continua a resistere e prosperare sulla base di un sistema di governo degli uomini e delle anime completamente diverso da ciò che accade in tutto il resto del mondo. È lì, impassibile, che vede scorrere lungo il fiume i cadaveri delle altre, numerosissime e diversissime, forme di Stato e di convivenza pensate e attuate attraverso i secoli sulla Terra.

Diceva Chesterton che “la Chiesa è il luogo in cui tutte le verità si danno appuntamento”. E se ciò fosse vero anche in senso – latamente – politico? Non sto immaginando il Papa Re, anche perché si tratta pure qui di una formula transeunte e passeggera adottata dalla Chiesa nel quadro appunto di una complessiva immobilità dei suoi “fondamentali”. Sto soltanto osservando che forse anche concetti quali democrazia e liberalismo, reputati oggi come assolutamente e perennemente “giusti e migliori”, forse dovrebbero essere messi in discussione (non solo a livello teorico) con profondità e serietà: nella probabile, direi inevitabile prospettiva di un tramonto di tali concezioni e delle loro realizzazioni storiche.

Il celebre detto, ripetuto ad libitum, “la democrazia è il peggior sistema del mondo, eccettuati tutti gli altri” conserva forse una potenza evocativa, ma sempre più somiglia a un alibi stantio. Anche quando erano all’apice del successo, democrazia, liberalismo e socialismo hanno trovato i Donoso Cortés, i de Maistre e altri che li valutavano con sospetto od ostilità, mentre con ammirazione descrivevano la perenne lezione offerta dalla Chiesa cattolica apostolica romana quale “società perfetta”. Forse è il caso di riannodare e rinnovare quei fili. Nella fondata ipotesi che il liberalismo non sia un fenomeno eterno, e forse neanche particolarmente longevo.

Aldo Maria Valli:
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