
Lettera a “Duc in altum” / Avevo sognato Papa Leone XIV. Ed eccolo qui
di Luca Foglia
Caro Valli,
prima di tutto una precisazione. Il Papa è un monarca, quindi si siede sul trono. Mica poco! Leggere per credere, e anche per capire, qui, il mio sogno.
Poi il nome, con tanto di riferimento fatto da Sua Santità all’illustre predecessore Leone XIII. Non a Leone Magno o altri grandi papi con quel nome lì. No no, proprio a Leone XIII, come nel sogno.
E conosciamo le potenziali implicazioni di questa scelta: fine della festa per i cristiani part-time così come per chi guarda alla Chiesa come a un’agenzia dell’Onu.
Teniamo presente che Leone XIV ha due lauree, un master e un dottorato, e parla fluentemente cinque, dico cinque, lingue. Non è certo la persona che sceglie emotivamente o casualmente un nome così, specialmente dopo un papato cosà.
E poi il “Padre Nostro” o, meglio, il “Pater noster”, che ha recitato in latino saltando così a piè pari la nuova versione, come auspicato nel sogno.
Rispetto al sognato Burke (a proposito: si pronuncia Bərk e non Bärk) non ha la stessa preparazione in materia di dottrina e diritto canonico, ma non importa. Robert Francis Prevost ha il suo esperto connazionale a disposizione.
Ah già, anche la nazionalità è quella del sogno: born in the Usa. Vale quindi quanto scritto in proposito per Raymond Leo (Burke). Tra l’altro si vocifera di un conclave fortemente influenzato dal blocco statunitense capitanato dallo stesso Burke e dal cardinale Dolan.
Quanto all’autorità morale cui si accennava nel sogno, per dare un bel giro di vite ai cardinali e ai vescovi non meritevoli dell’abito che indossano… beh lui è il Papa, l’autorità morale per eccellenza. Se si comporterà da Papa, avrà tutti i poteri necessari per intervenire dal punto di vista sia giuridico sia pratico.
Per contrastare la deriva della Chiesa tedesca, non avendo mai avuto stretti legami con la stessa, saprà sicuramente farsi aiutare, ad esempio dal cardinale Müller. Il fatto che Leone XIV abbia già espresso sostegno alla famiglia tradizionale (ahimè, come tocca chiamarla per farsi capire) credo sia un buon indizio sul fatto che i germanici debbano darsi una calmata nell’andare dietro alle ideologie correnti. E poi c’è questo tocco di classe da parte del vicario di Cristo (qui).
Sulle doti di amministratore vale la pena nutrire un certo ottimismo, anche al di là delle voci che indicano ingenti finanziamenti già ricevuti dagli Stati Uniti. Leone XIV è stato il priore generale dell’ordine di Sant’Agostino che conta monaci in tutti e cinque i continenti, sa quindi come far quadrare i conti e può scegliere con cognizione di causa le persone adatte per completare la ristrutturazione di Ior (la cassa della Santa Sede) e governatorato (l’ufficio di governo del Vaticano) avviata da Benedetto XVI.
La seconda parte del sogno, quella riguardante il segretario di Stato (il numero due nella gerarchia della Chiesa cattolica), è ancora attualissima. Il prescelto era sua eminenza Robert cardinale Sarah, e anche in questo caso rimandiamo al sogno per approfondimenti (qui).
Sul punto dedicato ai sacerdoti, Leone XIV appare più in linea che mai col sogno: si è vestito da Papa fin dalla sua prima apparizione; parla in maniera più che comprensibile, prepara i discorsi con grande attenzione dimostrando rispetto per il suo ruolo e per i suoi interlocutori. Ha inoltre una calma e un sorriso che averceli noi! Pare davvero un uomo in pace con sé stesso e con Nostro Signore.
Affrontiamo ora i punti dolenti, che schematizzo in onore del pragmatismo statunitense.
È stato creato cardinale da Bergoglio, quindi per i tradizionalisti duri e puri non è legittimo. Ma l’alternativa qual è? Lo scisma? Abolire tutto quanto fatto dal Concilio Vaticano II in poi? Bene, in quel caso nell’ultimo Conclave avremmo avuto 0 (zero) cardinali elettori. Senza voler dar per certe le voci che il nostro amato cardinale Burke assieme al cardinale Dolan abbiano orchestrato tutto da anni, diamo fiducia al nuovo eletto. Si chiamano Fede e Speranza, per i cristiani.
Non ha mai criticato le derive del suo predecessore? Il clima creatosi dal 2013 in poi non rendeva facile opporsi, molte volte lo Spirito Santo e i cardinali che lo ascoltano agiscono sottotraccia per un bene più grande.
Segue la narrazione dominante sui vaccini. Anzitutto usiamo il passato: ha seguito. Ora che è il Vicario di Cristo e che esistono tonnellate di prove contro tutto quanto è avvenuto nel biennio 2020-2022 possiamo ragionevolmente sperare che modifichi le sue convinzioni. Così come sta facendo la maggior parte delle persone comuni.
Segue la narrazione dominante sul conflitto russo ucraino. Punto dolente. In questo ricorda il suo connazionale Trump che prima dell’elezione era convinto di risolvere tutto in ventiquattr’ore e di trovare una Russia in ginocchio e dalla parte del torto. Non è così, e ora che il Santo Padre avrà modo di parlare coi protagonisti diretti se ne renderà sicuramente conto e lavorerà e pregherà per la pace in maniera più consapevole. Come capo della Chiesa cattolica, il suo coinvolgimento nella guerra russo-ucraina va ben al di là della situazione sul campo. La riconciliazione con la Chiesa ortodossa, per un devoto alla Madonna come Leone XIV, dovrebbe rivestire un ruolo cruciale del suo ministero.
E ora due questioni dolenti che il Papa dovrà affrontare.
La prima: la difesa dei cristiani perseguitati. Negli ultimi anni abbiamo assistito a levate di scudi a favore più o meno di chiunque tranne che di chi ancora rischia la vita (come in Nigeria) o la prigione (come in Cina) per professare la fede cristiana. Auguriamoci che Leone XIV interrompa questo trend.
La seconda: le nomine dei suoi “ministri” a capo dei dicasteri. Alla Segreteria di Stato abbiamo già accennato. Ci vuole una pulizia in stile DOGE di Elon Musk. L’attuale segretario, il cardinale Parolin, ha la grave colpa di aver ceduto al governo cinese sulla nomina dei vescovi (e non solo). Se il Papa vuole ristabilire la sua autorità ha bisogno di un uomo forte. Sul vice di Parolin, Peña Parra, evitiamo commenti: andrebbe rimosso subito.
Altro dicastero importante da azzerare è quello per la Dottrina della fede. Senza dilungarsi troppo, diciamo che è più fonte di imbarazzo che di ispirazione.
Pure quello della Comunicazione va rimesso in bolla, soprattutto nei suoi componenti laici.
Anche la Pontificia accademia per la vita necessità un cambio al vertice, magari con la scelta di qualcuno che difende la vita dal concepimento alla morte naturale.
Degli organi finanziari e di governo abbiamo già detto: repulisti completo.
Se poi Leone XIV desse un’occhiata anche al Dicastero delle cause dei santi… Con tutto il rispetto, negli ultimi decenni di santi ne sono stati fatti troppi e così si rischia di sminuirne l’importanza.
Concludiamo con una qualità di Leone XIV che neppure il sognato cardinale Burke possiede: una laurea in matematica che, in tempi dominati da chip e intelligenza artificiale, non è niente male, anzi!
Dulcis in fundo, il Papa ha già diciannove milioni di follower su X e quattordici su Instagram in meno di una settimana. Scusate se è poco.
Viva Leone XIV!