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Monsignor Viganò: “Comprensibile aver sperato in Leone XIV, ma non possiamo rifugiarci in una chiesa virtuale”

«È normale e umanamente comprensibile che oltre un decennio di aperta persecuzione dei cattolici da parte di colui che si presentava come loro Papa possa indurre molti di noi a desiderare una tregua, a sperare che Nostro signore dia alla sua Chiesa se non un novello Pio X almeno un altro Benedetto XVI. Ma questo legittimo desiderio, certamente animato da buoni sentimenti e dall’amore per la Chiesa, non può trasformarsi in una realtà virtuale nella quale, anche contro ogni evidenza, tutto deve essere per forza letto come una conferma di ciò che vorremmo e non di ciò che realmente accade».

Si apre così quello che, se non sbaglio, è il primo commento pubblico di monsignor Viganò sull’inizio del pontificato di Leone XIV.

«Non possiamo costruirci una “chiesa virtuale” con un “papato virtuale” che amiamo e serviamo in una finzione consolante ma irreale» scrive l’arcivescovo.

Parole, queste, nelle quali «Duc in altum» si riconosce. Siamo stati infatti tra coloro che, desiderando uscire dall’incubo, hanno salutato con speranza e affetto Papa Leone XIV. Ma di fronte alle sue prime decisioni dobbiamo purtroppo constatare che la realtà è quella che è. Dalle botti vaticansecondiste non può uscire che vino avariato. Magari non proprio avvelenato come quello di Bergoglio. Ma comunque non vino buono.

Scrive ancora monsignor Viganò: «La conferma di un eretico notorio alla cattedra di San Gallo in Svizzera; la nomina di una suora come segretario di Dicastero in linea con la nomina di una Prefetta da parte di Bergoglio; i ripetuti richiami ai documenti ereticali del predecessore e al Concilio Vaticano II; le dichiarazioni su ecumenismo e sinodalità e infine l’accettazione della frode climatica pongono Robert Franci Prevost in evidente e inquietante continuità con il predecessore, e non saranno certo la stola e la mozzetta a cambiare la realtà».

«Guardare la realtà con occhi soprannaturali ci aiuti a riconoscere gli inganni del Maligno e ci spinga, oggi più che mai, a riporre ogni nostra speranza in Cristo Re e Pontefice, perché soccorra e protegga la sua Chiesa. Colui che è la Via, la Verità e la Vita ci sia di guida in un mondo ribelle votato alla perdizione, alla menzogna e alla morte».

Con la morte nel cuore sottoscriviamo questa riflessione dell’arcivescovo Viganò. Misteriose sono le vie del buon Dio. A noi è chiesto di andare avanti nella preghiera e nella fedeltà.

Aldo Maria Valli:
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