Lettere a «Duc in altum» / Tra pugni nello stomaco e necessità di pazientare. La linea del blog

Caro Valli,

ma come? È stato leggendola che ho trovato incitamento a coltivare la speranza e ad attendere che poco alla volta e senza improvvise rivoluzioni le cose potessero cambiare, e ora la sento dire che con la morte nel cuore approva le riflessioni di monsignor Viganò!

Certo, la capisco, giacché diversi fatti, citazioni, riferimenti, quasi come pugni allo stomaco, ci mettono in allarme, in doloroso allarme, ma una ventina di giorni non possono portarci a un così triste scoraggiamento. E se è vero che desideriamo un papa che ci faccia dimenticare dodici anni di sofferenze, è anche vero che non siamo illusi costruttori di un papato virtuale. “Occorre un sano realismo cristiano” affermò lei in un articolo di qualche tempo fa, un realismo “che richiede di andare avanti nella battaglia ben sapendo che il buon Dio opera miracoli e nulla gli è impossibile”.

Ecco, al Signore nulla è impossibile. E dunque non scoraggiamoci e non perdiamoci d’animo, anzi facciamoci coraggio a vicenda.

Con la consueta stima

Antonina Sìcari 

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Caro Valli,

le dico francamente che nel suo post «Monsignor Viganò: “Comprensibile aver sperato in Leone XIV, ma non possiamo rifugiarci in una chiesa virtuale”» non la riconosco.  Che fine ha fatto la sua precedente esortazione a non sparare su Leone? Ora appare evidente che l’esortazione l’abbia fatta con una piccola pistola carica nascosta in tasca e ha finalmente premuto il grilletto, avallando completamente la “bollatura” del nuovo papa da parte di monsignor Viganò!

Mi viene in mente la scena del film comico «L’aereo più pazzo del mondo» nella quale ai passeggeri, prima di alcune catastrofiche spiegazioni, viene raccomandato «Niente panico!» e al termine delle stesse spiegazioni «Ok! Adesso panico!».

Credo che la discontinuità che lei, monsignor Viganò e altri commentatori avrebbero desiderato nelle prime azioni di Papa Leone sia una discontinuità estrema e brutale, di profonda rivoluzione, impossibile da realizzarsi in pratica senza creare ulteriore confusione nei fedeli. I simboli, gli annunci e i messaggi incoraggianti e rassicuranti ci sono e credo siano di enorme conforto per milioni di persone, non solo cattoliche.

A mio avviso occorre che Papa Leone ricucia gli strappi con garbo e diplomazia, come sta facendo e dunque gli occorre tempo, pazienza e accuratezza, un po’ come i restauratori di fronte ad un’opera d’arte fortemente danneggiata. È un’azione estremamente complessa, non dimentichiamocelo.

Con stima e affetto, senza alcun spirito di presunzione, le faccio una sorta di correzione fraterna nel dirle di avere più fiducia in Leone XIV, di non giudicarlo così spietatamente a sole due settimane dal suo insediamento. Qualche errore, se lo ha commesso, concediamoglielo! Diversamente lei corre il rischio di evocare un papa e una chiesa virtuale, come ha affermato monsignor Viganò riferendosi però ai fedeli entusiasti e fiduciosi nel nuovo papa.

Liliana De Angelis

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Caro Valli,

penso che lei dovrebbe decidersi. Prima invita ad avere pazienza nei confronti di Papa Leone XIV, poi avalla la lettura fortemente critica di monsignor Viganò. Si può immaginare un atteggiamento più contraddittorio? Qual è il Valli vero, il numero 1 o il numero 2? Scusi se mi sono permesso.

Giuseppe

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Gentile Valli,

leggere «Duc in altum» è spesso stimolante, ma a volte fa venire il mal di testa. Come concilia la sua richiesta di non sparare su Leone XIV e poi l’adesione alla forte critica di monsignor Viganò? Prima chiede a noi di non sparare e poi tira fuori il bazooka? Un po’ di coerenza non farebbe male.

Angela

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Cari lettori,

avete ragione. Il titolare di questo blog, volendo essere sempre sincero e per niente accomodante, a volte li costringe a fare qualche giro sulle montagne russe.

Forse nel sottoscritto convivono effettivamente due nature. Una prudente, che spinge a un giudizio cauto; la seconda impulsiva e passionale.

Cerco in ogni caso di stare ai fatti.

Monsignor Viganò elenca efficacemente tutto ciò che di Papa Leone non gli è piaciuto in questa primissima fase di pontificato. Per quanto mi riguarda mi è bastato leggere l’elogio della «Fratelli tutti» e dello spirito della «fraternità universale» di Bergoglio per essere costretto a esclamare: «Ci risiamo!».

Ora, va bene la ragion di Stato, ma mi chiedo: Papa Leone, se davvero avesse voluto segnare una discontinuità con il pontificato precedente, non avrebbe potuto risparmiarsi certe espressioni?

Quindi mettiamola così: cercheremo di esercitare prudenza e pazienza, ma sempre sorvegliando, e pronti anche a pungere, se necessario. Un conto è la pazienza, un conto l’accondiscendenza.

A.M.V.

 

 

 

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