Meditazione / Ascensione: non una fine, ma l’inizio

Aldo Maria Valli

1 mese fa

Meditazione / Ascensione: non una fine, ma l’inizio

Ed essi si prostrarono davanti a lui

Lc 24,46-53

di Eremita

Oggi il Signore ci mette davanti un mistero grande, un mistero che non si può comprendere con la carne, né con la ragione, ma solo nello Spirito. È la conclusione del Vangelo di Luca. È l’Ascensione di Gesù Cristo. Ma non è una fine: è l’inizio. L’inizio di una missione, l’inizio di un’esistenza nuova, l’inizio di una vita celeste già su questa terra.

Gesù dice: «Così sta scritto: il Cristo patirà, e risorgerà dai morti il terzo giorno». Questa è la verità profonda che il mondo non può capire. Che Dio ha voluto entrare nella tua morte, nella tua sofferenza, nel tuo peccato. Non si è fermato a guardare da lontano. È sceso, si è fatto carne, ha preso su di sé la tua carne guasta, la tua storia sbagliata, le tue ferite, il tuo inferno. E non solo ha preso tutto questo, ma lo ha portato alla croce. Perché? Per uccidere la morte. Perché tu non abbia più paura. Non della malattia, non del tradimento, non del fallimento, non del peccato. Perché il peccato è già stato perdonato. Il tuo. Il mio.

E il terzo giorno è risorto. È risorto! Non è una favola. Non è un’idea. Non è un simbolo. È un fatto. Un uomo, vero uomo, che è anche vero Dio, è uscito dal sepolcro. Il primo. Il primogenito di molti fratelli. E tu sei chiamato a seguirlo. Non in teoria. Non con le parole. Ma nella carne. Gesù è la primizia. La tua carne è fatta per la risurrezione. Non per marcire. Non per rimanere sepolta nel tuo peccato, nella tua depressione, nella tua solitudine. Ma per vivere!

E dice: «Nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati». Questo è l’annuncio. Non un moralismo. Non una legge nuova da portare al mondo. Ma un annuncio di salvezza. Che Dio ha perdonato tutto. Che puoi cambiare. Che il male non ha l’ultima parola. Che anche tu puoi risorgere. Un annuncio che parte da Gerusalemme, dalla Chiesa, dalla comunità. Non sei solo. Non sei abbandonato.

E poi Gesù dice: «Io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso». Lo Spirito Santo, lo Spirito della verità. Lo Spirito della forza. Lo Spirito dell’amore. Ma per riceverlo, dice Gesù: «Restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Cosa vuol dire? Che non puoi fare da solo. Non puoi annunciare il Vangelo con le tue forze. Non puoi amare tuo marito, tua moglie, i tuoi nemici, con le tue capacità. Hai bisogno di potenza dall’alto. Hai bisogno dello Spirito. Hai bisogno della comunità, della Parola, dei sacramenti.

E infine Gesù li conduce fuori, verso Betania. Alza le mani. Li benedice. E mentre li benedice, si stacca da loro. Ma non per andarsene! Per stare più vicino. Per entrare nel Padre. Per stare alla destra della gloria. Perché da lì possa intercedere per te, per me. Perché da lì possa donarti il suo Spirito.

E i discepoli, cosa fanno? Si prostrano. Lo adorano. Non si disperano. Non si sentono abbandonati. Tornano a Gerusalemme con grande gioia! E stanno sempre nel tempio, lodando Dio. Questa è la vita nuova. Questa è la vita cristiana. Non una vita di tristezza, di rassegnazione, ma una vita piena di gioia, anche nella sofferenza. Una vita piena di lode, anche nella prova. Perché sappiamo che Cristo è vivo. Che è asceso al cielo per prepararci un posto. E che presto tornerà.

Maranathà! Vieni, Signore Gesù!

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Nelle sue mani

Simone di Giovanni, mi ami?

“Beati quelli che hanno visto e hanno creduto”

Guarda: il sepolcro è vuoto. Cristo è vivo. È qui. È con te. E ti chiama alla vita

Non è venuto a salvarsi, è venuto a salvarti

Così il Signore chiama a una vita nuova

Non restare fuori, entra!