Lettere a “Duc in altum” su Leone XIV / Le vostre voci

Carissimo Valli,

non ricordo bene se si trovi nelle “Lettere di Berlicche” di C. S. Lewis, comunque il concetto è questo: il diavolo cerca sempre di farci rimanere nel passato, intrappolati nel senso di colpa e nel rimorso per gli errori/peccati commessi, in modo che non ne usciamo mai e continuiamo a girare in tondo. Oppure ci proietta nel futuro, facendoci pensando a cose che non sono ancora reali o non esistono.

Prendo spunto da questa idea per riferirmi a coloro che fanno ipotesi su ciò che il papa farà o non farà.

Mi sembra (bisognerebbe chiederlo a un esperto di Bibbia o a un buon teologo) che le profezie dei profeti veri siano sempre condizionali. Nelle Scritture ci sono profezie rovinose sotto forma di terribili minacce (ad esempio Giona a Ninive) che, dopo aver sortito l’effetto desiderato da Dio, ovvero il pentimento, la riparazione e la correzione, semplicemente cessano o non si realizzano.

Dico questo per coloro che profetizzano in modo categorico e assoluto un futuro tenebroso per papa Leone XIV parlando di un pontificato malvagio.

Inoltre, va notato che per molti secoli nella storia della Chiesa la maggior parte dei cattolici ha coltivato la propria fede senza nemmeno conoscere il nome del papa regnante. E tanto meno ciò che faceva, non faceva o avrebbe fatto in futuro. Moltissimi si limitavano a svolgere le loro occupazioni, a vivere in pace e a cercare di santificare sé stessi e gli altri.

A questo proposito, per me è importante ciò che lei fa nel blog “Duc In altum”, affinché ciascuno possa esprimere la propria opinione per poi trovare una posizione migliore di fronte alla realtà oggettiva e, nel caso, apportare correzioni di fronte alla zona di chiaroscuro che si presenta ogni giorno.

“Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena” (Mt. 6, 34).

Marcelo Gerstner

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Caro Valli,

forse la risposta alle nostre domande viene dal cardinale Sarah (ammesso che queste parole siano sue): “Non abbandonate la Chiesa. I nemici sono dentro”

In tutto il mondo, migliaia di persone continuano a lottare dall’interno. Gesù nostro Signore lo ha promesso: “Le porte dell’inferno non prevarranno”. Non è il momento di andarsene.

C’è ancora l’Eucaristia! Finché un sacerdote continua a consacrare le specie, Gesù è presente in mezzo a noi, popolo che ha bisogno del pane della vita.

Chiunque sia il papa, se è nella verità le sue opere fioriranno come rose a maggio; se non è nella verità lo scopriremo strada facendo e Maria ci aiuterà a sopportare anche questa prova. Sicuramente ora ha bisogno delle nostre preghiere, perché il male di oggi è il male di sempre ma elevato all’ennesima potenza. Conosciamo però anche la potenza della preghiera e l’amore di Dio, quindi confidiamo in Lui. Non perdiamo tempo in domande che per ora non possono avere risposta: come si può riconoscere una pianta appena germogliata? Come possiamo raccogliere frutti da un albero se ancora è in fiore?

Comunque vadano le cose, abbiamo la promessa di Gesù: il male non prevarrà! Quindi, di che cosa abbiamo timore?

Licia Rolli

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Caro Aldo Maria,

l’efficace sua sintesi dei tre attuali atteggiamenti nei confronti di Leone XIV ben descrive i sentimenti dei fedeli attenti e sempre “sul pezzo” riguardo a ciò che accade nella Chiesa. Nel blog possiamo trovare un ventaglio molto ampio di posizioni, tuttavia, in modo provocatorio, proporrei un’ulteriore ed estrema sintesi che riconduce tutti a due principali poli: i realisti moderati e gli idealisti intransigenti.

I primi sono fedeli che, con i piedi ben saldi a terra, convivono, sia pure con non pochi mal di pancia, con la Chiesa contaminata dal modernismo e sono consapevoli della concreta impossibilità di un ritorno alla Chiesa preconciliare di sessant’anni fa, a meno di non catapultarsi nel mondo fantastico dei sedevacantisti. Con questo atteggiamento realistico ripongono fiducia nel nuovo pontefice e, senza pregiudizi, si rialimentano spiritualmente con la sua parola, dopo dodici anni di digiuno. Fanno ciò in modo spontaneo, senza dietrologie, direi per una questione di sopravvivenza. Del resto, un cristiano cattolico a quale autorità in terra si deve riferire se non al papa, oltre a quella, in ordine inferiore, di sacerdoti ben formati e prudenti?

L’altro “partito” è quello degli idealisti intransigenti che a priori o dopo un periodo di prova pro forma pongono Leone XIV inesorabilmente nell’alveo dei papi modernisti, considerandolo addirittura più subdolo del suo predecessore in quanto dolce, mite, garbato e attento alla forma. Irrimediabilmente scontenti, vivono in una Chiesa virtuale e, qualunque cosa il papa dica o faccia, sono sempre pronti ad attivare la teoria del sospetto, al punto che neanche un redivivo san Pio X li convincerebbe.

Mi annovero tra i realisti moderati e voglio confidare senza se e senza ma in papa Leone XIV, perché mi sta confermando nella fede in questo pur breve inizio di pontificato e perché così ritengo che un cristiano cattolico debba ricominciare a fare oggi nei confronti del papa, senza farmi confondere inutilmente dalle dissertazioni sulla sua amministrazione curiale presente e futura (nomine, scelte varie, eccetera). Il mio proposito in ambito religioso è quello di non farmi contaminare dalla sindrome del sovraccarico cognitivo dell’epoca attuale: mi relaziono con il nuovo pontefice in primis con il cuore, prima ancora che con la mente. Sarà sentimentalismo? Pazienza.

Piuttosto che evocare nostalgicamente una Chiesa preconciliare (che non ho vissuto, in quanto nata e cresciuta in quella postconciliare), confido, perché no, in un Concilio Vaticano III da papa Leone XIV indetto, come auspica Ettore Gotti Tedeschi in una recente intervista, che possa riordinare e mettere a punto tante questioni e ridare alla Chiesa del XXI secolo l’autorità morale che le compete.

Liliana De Angelis

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Caro Aldo Maria,

sono un suo appassionato lettore e sostenitore. Le scrivo in merito alle risposte su papa Leone XIV.

Vorrei capire perché dovremmo essere attendisti, ma soprattutto perché dovrebbe esserlo il neo papa eletto.

Nulla impedisce a Leone di prendere immediatamente le distanze dal precedente papa, per esempio su “Traditionis custodes”. Né vedo alcun impedimento da parte di Leone XIV a eliminare eresie come il Trattato di Abu Dhabi, la “Fiducia supplicans”, la devozione alla pachamama eccetera. Basta volerlo!

In ballo c’è la salvezza delle nostre anime, non bruscolini.

Se il nuovo papa avesse a cuore veramente la fede cattolica non esiterebbe a rimettere al centro Nostro Signore, e non gli accordi con i poteri mondani.

Vorrei anche rispondere anche al signor Rubini che si domanda: “Se fossero stati eletti il cardinale Burke o il cardinale Müller avrebbero iniziato il loro ministero con una esplicita condanna del loro predecessore?”.

Forse una condanna no, ma non avrebbero fatto certe dichiarazioni pro-Bergoglio come quelle che Prevost ha fatto. Io mi domando: e se fosse stato eletto uno che la Fede cattolica l’ha veramente a cuore? Se fosse stato eletto monsignor Viganò? Credo che la virata brusca ci sarebbe stata, eccome: per far cadere in acqua i passeggeri che, travestiti da cattolici ferventi, lasciano dietro di sé una scia odorosa di zolfo.

Grazie caro Valli per tutto il lavoro che fa. Che Dio la Benedica!

Franco Chiesa

 

 

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